giovedì 28 novembre 2013

COMITATO ANTINCENERITORISTA: SODDISFATTO PER IL NON-RADDOPPIO, MA INDIGNATO PER IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI SULLE IRREGOLARITÀ DELLE EMISSIONI


Le incongruenze del Sindaco di Agliana che oggi si professa salutista a oltranza

MONTALE-PIANA. Il Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore di Montale, registra con parziale soddisfazione la notizia della rinuncia al raddoppio della potenzialità di incenerimento, ma espone l’indignazione per il silenzio e l’indifferenza degli organi di controllo e istituzioni alle denunce svolte dal Comitato di cittadini sul Controllo della Gestione (CCG), già nominato dall’amministrazione comunale di Montale nel 2012 e guidato dal presidente Giandonati.

Gravi e inquietanti le probabili anomalie gestionali “incontrollate” dal “Sistema di monitoraggio continuo delle emissioni” (Smce) – per come statuito dalla stessa Arpat già tre anni or sono! Le dichiarazioni del presidente Franceschi al Comitato di Controllo sono apparse faziose, utili solo al raggiungimento di un’attenuazione degli effetti, per le criticità dovute alle dannose conseguenze dell’incenerimento. Stupisce sapere come le ceneri prodotte dopo la combustione, vadano immesse in riciclo di cementifici senza nessuna inertizzazione fisica, riferita dallo stesso Franceschi come un processo di mera formalità.
Il 30 % del peso dei rifiuti, diventa cenere tossico-nociva, dimostrando così la pericolosità intrinseca di ogni inceneritore che abbisogna di una discarica per le ceneri di risulta continuamente prodotte. La gestione del Cis è stata aggravata inoltre da costose sperimentazioni per l’avvio di inutili tecniche di riciclo (c.d. isole ecologiche), superate dalle più efficienti tecniche di raccolta “porta a porta”, con un paradossale mantenimento dei volumi di rifiuti inceneriti.
Intanto, dietro a questa illogica scenografia, la politica resta inerte agli schemi imposti dall’alto dell’incenerimento coatto: l’assessore regionale Bramerini, rilancia fino al 2021 – infischiandosene degli effetti sanitari ancora in via di elaborazione mentre – non meno gravemente – l’assessore di Montale Taiti s’appoggia speranzosa all’apertura promessa dell’impianto di Case Passerini spostando così la minaccia sanitaria di 15 chilometri sulla piana. Cis ha riaffidato, con sbalorditiva disinvoltura e spreco di risorse, la gestione dell’impianto alla soc. Ladurner-Hafner, nonostante le clamorose violazioni di sicurezza candidamente ammesse dai dirigenti, con rilevanti costi, posti sempre e comunque a carico dell’utenza e ignoti all’informazione del Comitato di Controllo. L’impianto è condotto in modo antieconomico e antidemocratico, negando la consapevole partecipazione ai veri azionisti, i cittadini;
questi sono rinnegati alla trasparenza e vessati nella tariffazione economica con un crescente aumento delle tariffe sui rifiuti: ancorché essere serviti sono costretti e sfruttati al mantenimento forzato di un impianto inquinante e sempre più costoso per le esigenze di una difficile gestione, onerosa nella manutenzione.
In questo sconfortante teatrino, appare ora anche la sindaca Ciampolini che dopo aver perseguito per tre lustri le vesti della più convinta “inceneritorista” a fianco di Magnanensi, cambia oggi finalmente la casacca ridipingendosi – sotto la brezza delle elezioni amministrative – di una virginea vocazione ambientalista dichiarando: “Sì alla dismissione dell’impianto tra dieci anni e sperando che l’indagine sanitaria sia indulgente, altrimenti, la chiusura dovrà essere immediata! (Aveva sempre detto che l’impianto era indispensabile e che non si poteva chiudere, per una responsabile esigenza di servizio pubblico… e allora?).
[comitato anticeneritorista]
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[Giovedì 28 novembre 2013 | 19:15 - © Quarrata/news]

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