lunedì 16 dicembre 2013

BENIAMINO, VECCHIA TRAGEDIA OMOSESSUALE


di LUIGI SCARDIGLI

Un imprevedibile Fantastichini sulla scena a Monsummano

MONSUMMANO. La storia non assicura che la vicenda sia realmente accaduta, ma siccome ne sono accadute di peggiori, la prendiamo come vera, più che veritiera e applaudiamo ancora Ennio Fantastichini, mattatore solitario, ieri sera, al teatro di Monsummano.

Un professore australiano che non riesce a domare le proprie passioni omosessuali e che cade, forse, nel tranello orditogli da un suo giovanissimo allievo, Beniamino, appunto, Beniamino Franklin, che la madre spedisce in cura dal professore affinché riesca a guarirlo dalla balbuzie. Sotto lo sguardo vigile di una gigantografia di un bellissimo Mick Jagger e con la colonna sonora dei Rolling Stones, il professore vanta solo una complice amicizia, quella di Bruce, che non riuscirà comunque ad evitargli otto anni di manicomio psichiatrico, nel quale, poi, si suiciderà.
Sullo sfondo le immense bigotte praterie australiane, che somigliano, ancora oggi, alle colate di cemento delle nostre metropoli, dove un’omofobia semplicemente vergognosa e antistorica continua a mietere, subdolamente, le sue vittime, ree di non voler nascondere la propria omosessualità.
Ma al di là del messaggio, politicamente condiviso da tutti, ma difeso realmente da pochi, è uno strabiliante Fantastichini ad uscire trionfatore dal palcoscenico. Un po’ troppo frettoloso nella prima parte, quando deve tessere le trame degli apparentamenti e delle relazioni; decisamente irresistibile nella seconda, quando ormai vecchio e stanco e arresosi all’idea di essere veramente un pazzo, dopo anni di degenza coatta, rivendica la propria identità, un immaginario colloquio con visitatori immaginari e affezionato alle lettere che riceve in ospedale, da chi, fuori, gli dice di combattere la sua causa.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 16 dicembre 2013 | 10:07 - © Quarrata/news]

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