venerdì 13 dicembre 2013

SARDI, MEMORIA E MUSICA


di LUIGI SCARDIGLI

Un cast straordinario ha animato al Puccini di Firenze la serata solidale per gli isolani colpiti dall’alluvione

FIRENZE. Milleottocentocinquanta euro non bastano per avvicinare la Sardegna al resto d’Italia, ma intanto, la popolazione nuragica, sa di non essere sola. Ieri sera, ad esempio, al teatro Puccini di Firenze, l’Acsit (associazione culturale dei sardi in Toscana), grazie alla spinta poderosa offerta da Sergio Staino, che ha incontrato i favori della Regione Toscana e quelli di quella sarda, ha organizzato una meravigliosa serata di beneficenza, nella quale sono stati appunto raccolti 1.850 euro.

Gli artisti che hanno animato ed impreziosito la serata – cantanti e strumentisti di fama internazionale – hanno partecipato a titolo gratuito, convinti che, ora che il fango si è seccato, inizi la fase più delicata: contare vittime e danni dell’alluvione dello scorso 18 novembre e provare a rialzarsi. Non è affatto facile, ma alcuni sardi che vivono in Toscana si sono sentiti in diritto di testimoniare la loro dolorosissima vicinanza ai parenti ed amici restati nella loro terra e così, Elena Leddda, Mauro Palmas, gli Ammentos, Stefano Corsi, LeMusiQuorum, Franco Santarnecchi e Maria Grazia Campus si sono alternati sul palco del teatro fiorentino esibendosi in piccoli ma significativi repertori.
Le danze artistiche, presentate, colorite e offerte dall’immancabile Anna Meacci, sono state aperte dalle ex volantinatrici de LeMusiQuorum che, orgogliose del proprio passato semiclandestino, hanno voluto continuare ad urlare il loro dissenso a cappella. Certo, in soccorso, è arrivata una direttrice di voci di spessore, Maria Grazia Campus, una cantante che è forse una delle espressioni più belle e sintomatiche delle contaminazioni culturali: una sarda ad origine controllata che ha saputo far risorgere le proprie origini frullandole in tutti i contenitori geografici, culturali e musicali nei quali ha finito per cascarci dentro fino a riconoscersi.
Anna Meacci, reduce da un doloroso lutto familiare e da un rovinoso incidente con il motorino, non ha perso, nonostante i postumi da trauma morale e fisico, la voglia di non prendersi sul serio, divertendo e divertendosi in una serata nella quale, dopo il dolore sofferto dagli alluvionati, occorreva necessariamente dare una testimonianza positiva di affetto e solidarietà.
L’operazione è riuscita alla perfezione grazie anche all’arpa celtica suonata da Stefano Corsi, un polistrumentista naturalizzato irlandese che festeggerà, nel 2015, il quarantesimo doppio passaporto.
Franco Santarnecchi è un tastierista che ha solo bisogno di potersi sedere di fronte allo strumento, per partorire suoni e colori impensabili. Ieri sera – ed era la prima volta – si è cimentato in un nuovo ennesimo esperimento: duettare con una voce particolarmente profonda e duttile, elegante ed autoritaria, quella di Maria Grazia Campus che dopo aver poggiato la bacchetta con la quale, poco prima, aveva diretto le coriste isolane, si è cimentata, al microfono nell’esibizione di tre brani: un celebre motivo folkloristico sardo, un cult del jazz e una filastrocca dialettale, che il genio di Santarnecchi ha trasformato in rap.
Gli Ammentos, gli amarcord della Barbagia, sono stati, in scaletta, il penultimo gruppo della serata, prologo all’ospite più atteso, Elena Ledda, l’erede più autorevole di Maria Carta, accompagnata, nella circostanza, dalle corde di Mauro Palmas, uno strumentista di poderoso rispetto. Prima dei saluti, dei ringraziamenti, degli speriamo di vederci presto, ma non per piangere altri morti e contare nuove macerie e di un’esibizione collettiva di tutti gli artisti venuti a proprie spese, Anna Meacci ha chiamato sul palco il deus ex machina dell’evento, Sergio Staino, che ha ribadito, giustamente, come la tanto vituperata cultura sia uno dei pochi mezzi rimasti capaci di richiamare a raccolta, gratuitamente, una così nobile varietà di fuoriclasse, con il solo e semplice gusto di ricordare a tutti che senza, si starebbe peggio.
Fuori dal teatro, Sara, una sociologa del Medu (Medici per i diritti umani), che ha volantinato l’evento che si consumerà, all’Odeon di Firenze, il prossimo 18 dicembre, il concerto del Light Gospel Choir. Diciamoci la verità: se si riesce a trovare un po’ di spazio, c’è gente, molta gente, che la teoria che un altro mondo sia possibile riesce anche a dimostrarla.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Venerdì 13 dicembre 2013 | 18:53 - © Quarrata/news]

Nessun commento:

Posta un commento

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.