di LUIGI SCARDIGLI
Un cast straordinario ha animato al Puccini di Firenze la
serata solidale per gli isolani colpiti dall’alluvione
FIRENZE. Milleottocentocinquanta euro non bastano per avvicinare la
Sardegna al resto d’Italia, ma intanto, la popolazione nuragica, sa di non
essere sola. Ieri sera, ad esempio, al teatro Puccini di Firenze, l’Acsit
(associazione culturale dei sardi in Toscana), grazie alla spinta poderosa
offerta da Sergio Staino, che ha incontrato i favori della Regione Toscana e
quelli di quella sarda, ha organizzato una meravigliosa serata di beneficenza,
nella quale sono stati appunto raccolti 1.850 euro.
Gli artisti che hanno animato ed
impreziosito la serata – cantanti e strumentisti di fama internazionale – hanno
partecipato a titolo gratuito, convinti che, ora che il fango si è seccato,
inizi la fase più delicata: contare vittime e danni dell’alluvione dello scorso
18 novembre e provare a rialzarsi. Non è affatto facile, ma alcuni sardi che
vivono in Toscana si sono sentiti in diritto di testimoniare la loro
dolorosissima vicinanza ai parenti ed amici restati nella loro terra e così,
Elena Leddda, Mauro Palmas, gli Ammentos,
Stefano Corsi, LeMusiQuorum, Franco
Santarnecchi e Maria Grazia Campus si sono alternati sul palco del teatro
fiorentino esibendosi in piccoli ma significativi repertori.
Le danze artistiche, presentate,
colorite e offerte dall’immancabile Anna Meacci, sono state aperte dalle ex volantinatrici de LeMusiQuorum che, orgogliose del proprio passato semiclandestino,
hanno voluto continuare ad urlare il loro dissenso a cappella. Certo, in soccorso, è arrivata una direttrice di voci
di spessore, Maria Grazia Campus, una cantante che è forse una delle
espressioni più belle e sintomatiche delle contaminazioni culturali: una sarda
ad origine controllata che ha saputo far risorgere le proprie origini frullandole in tutti i contenitori
geografici, culturali e musicali nei quali ha finito per cascarci dentro fino a
riconoscersi.
Anna Meacci, reduce da un doloroso
lutto familiare e da un rovinoso incidente con il motorino, non ha perso,
nonostante i postumi da trauma morale e fisico, la voglia di non prendersi sul
serio, divertendo e divertendosi in una serata nella quale, dopo il dolore
sofferto dagli alluvionati, occorreva necessariamente dare una testimonianza
positiva di affetto e solidarietà.
L’operazione è riuscita alla perfezione
grazie anche all’arpa celtica suonata da Stefano Corsi, un polistrumentista
naturalizzato irlandese che festeggerà, nel 2015, il quarantesimo doppio
passaporto.
Franco Santarnecchi è un tastierista
che ha solo bisogno di potersi sedere di fronte allo strumento, per partorire
suoni e colori impensabili. Ieri sera – ed era la prima volta – si è cimentato
in un nuovo ennesimo esperimento: duettare con una voce particolarmente
profonda e duttile, elegante ed autoritaria, quella di Maria Grazia Campus che
dopo aver poggiato la bacchetta con la quale, poco prima, aveva diretto le
coriste isolane, si è cimentata, al microfono nell’esibizione di tre brani: un
celebre motivo folkloristico sardo, un cult del jazz e una filastrocca
dialettale, che il genio di Santarnecchi ha trasformato in rap.
Gli Ammentos,
gli amarcord della Barbagia, sono
stati, in scaletta, il penultimo gruppo della serata, prologo all’ospite più
atteso, Elena Ledda, l’erede più autorevole di Maria Carta, accompagnata, nella
circostanza, dalle corde di Mauro Palmas, uno strumentista di poderoso
rispetto. Prima dei saluti, dei ringraziamenti, degli speriamo di vederci presto, ma non per piangere altri morti e contare
nuove macerie e di un’esibizione collettiva di tutti gli artisti venuti a
proprie spese, Anna Meacci ha chiamato sul palco il deus ex machina dell’evento, Sergio Staino, che ha ribadito,
giustamente, come la tanto vituperata cultura sia uno dei pochi mezzi rimasti
capaci di richiamare a raccolta, gratuitamente, una così nobile varietà di
fuoriclasse, con il solo e semplice gusto di ricordare a tutti che senza, si
starebbe peggio.
Fuori dal teatro, Sara, una sociologa
del Medu (Medici per i diritti umani), che ha volantinato l’evento che si
consumerà, all’Odeon di Firenze, il prossimo 18 dicembre, il concerto del Light Gospel Choir. Diciamoci la verità:
se si riesce a trovare un po’ di spazio, c’è gente, molta gente, che la teoria
che un altro mondo sia possibile riesce anche a dimostrarla.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Venerdì 13 dicembre 2013 | 18:53 - © Quarrata/news]
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