domenica 8 dicembre 2013

TOSCANA, UNA REGIONE CHE NON HA UN CONSIGLIO LEGITTIMO


di Marsilio Della Mirandola

Le conseguenze politiche del pronunciamento della Costituzionale sul ‘Porcellum’ Ma «Possiamo aspettarci, da un’assemblea de-legittimata, una prova di orgoglio?»

SCOPRIAMO ORA (in realtà lo si sa da un pezzo), che due assemblee regionali toscane – elette nel 2005 e nel 2010 – non avrebbero mai passato, fosse esistita, la “prova” di una Corte Costituzionale toscana.
Voluto da un accordo – di assoluto cinismo – fra gli eredi del vecchio piccì e i berlusconiani non a caso capeggiati da Verdini, il sistema elettorale toscano ha prodotto due assemblee non di “eletti” ma di “nominati”. Ci sono finiti dentro, insieme a persone certo degne, anche personaggi che te li raccomando: uomini, e donne, che in tempi normali al massimo si sarebbero fermati in un’assemblea comunale.

Non mancarono, nel 2004, proteste sul grande pericolo (disaffezione degli elettori compresa) verso cui si stava andando con una così brutta legge elettorale. Ma tutti – i partiti politici o ciò che resta – si adattarono veloci. Troppo comodo scegliere nel chiuso di due o tre stanze le persone cui affidare i destini, si fa per dire, della Toscana (oltre che un ottimo stipendio: comunque inferiore, va detto per onestà, a quasi tutte le altre Regioni).
Il piccì non aveva mai tollerato le preferenze: basta aver frequentato – pre 1992 – un seggio elettorale per ricordarsi come votavano i militanti comunisti. Per loro decideva comunque la sezione. E loro ubbidivano: o non scrivendo preferenze o scrivendo solo i numeri decisi dalla sezione.
Gli eredi di quel piccì trovarono dunque più che normale, nel 2004, allearsi con i berluscones che dal canto loro avevano il problema di eleggere più consiglieri e dunque premevano perché si aumentasse (cosa che avvenne) il numero degli eletti (anzi dei nominati).
E fu così: i consiglieri, scelti non dagli elettori da dai segretari dei partiti, aumentarono di numero. Poco importava se ciò accadeva proprio quando l’assemblea regionale aveva perdute – da tempo, come tutte le assemblee – quasi tutte le vere competenze. Per esaltare non sempre fondamentali ruoli di “convegnificio”.
Nessuno provò seriamente a cambiarla questa legge toscana. Tutti, nel centrosinistra, fecero finta di contentarsi di quel surrogato di democrazia (le primarie) che tuttavia non restituiva a pieno, ai cittadini, lo scettro del comando nella scelta dei rappresentanti. E tutti fecero finta di contentarsi di una motivazione perfino nobile (certe storture nel sistema delle preferenze, certe spese fuori controllo da parte di candidati disinvolti) che peraltro in Toscana ha sempre avuto un valore assai meno pregnante rispetto ad altre zone del Paese.
Molti meno elettori votarono nel 2010 con una disaffezione imputabile anche a cause generali ma certo, in Toscana, non tale da escludere la porcata elettorale ideata da Verdini e compagni.
Ora manca poco più di un anno al rinnovo del Consiglio Regionale. Specie dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul “porcellum” nazionale, forse si farà qualcosa anche in Toscana.
Forse si cambierà davvero, finalmente, la legge elettorale. Forse saranno reintrodotte le preferenze e restituito al cittadino una parte di “scettro” che gli era stato tolto. Forse. Ma come sarebbe stato meglio se la legge elettorale nuova fosse stata approvata non alla fine ma all’inizio della legislatura e senza la “pistola” della costituzionalità …
E certo (questo è già deciso) diminuirà sia il numero dei consiglieri che quello degli assessori.
Nel frattempo il Consiglio Regionale oggi in carica è de-legittimato: non sul profilo giuridico e legale ma sotto un profilo che, al certo politico, dovrebbe stare molto più a cuore: quello, appunto, politico.
Proprio oggi: quando aumentano le voci che, partendo anche dalle pessime vicende sulle spese folli (vicende, va detto, sempre per onestà, che non toccano la Toscana), mettono in dubbio l’utilità stessa dell’ente Regione. Con il concreto pericolo che ad essere buttato via sia pure “il bambino” e non solo l’acqua sporca.
In questo scenario, dove la politica è oltretutto preda di populismi sempre più accattivanti, la de-legittimazione politica di un’intera assemblea regionale è cosa davvero da non trascurare.
Saprà, questo ceto politico, utilizzare quest’ultimo anno, di vita istituzionale della Regione, per ri-conciliarci con le motivazioni alte su cui nacquero le Regioni come organismi – si sperava – non di ulteriore burocrazia ma di effettivo snellimento della macchina statale? Possiamo aspettarci, da un’assemblea de-legittimata, una prova di orgoglio?
Mah …

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[Domenica 8 dicembre 2013 | 18:22 - © Quarrata/news]

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