di Marsilio Della Mirandola
Le conseguenze politiche del
pronunciamento della Costituzionale sul ‘Porcellum’ – Ma «Possiamo aspettarci, da un’assemblea de-legittimata, una
prova di orgoglio?»
SCOPRIAMO ORA (in realtà lo si sa da un pezzo), che due assemblee
regionali toscane – elette nel 2005 e nel 2010 – non avrebbero mai passato,
fosse esistita, la “prova” di una Corte Costituzionale toscana.
Voluto da un accordo – di assoluto
cinismo – fra gli eredi del vecchio piccì e i berlusconiani non a caso
capeggiati da Verdini, il sistema elettorale toscano ha prodotto due assemblee
non di “eletti” ma di “nominati”. Ci sono finiti dentro, insieme a persone
certo degne, anche personaggi che te li raccomando: uomini, e donne, che in
tempi normali al massimo si sarebbero fermati in un’assemblea comunale.
Non mancarono, nel 2004, proteste sul
grande pericolo (disaffezione degli elettori compresa) verso cui si stava
andando con una così brutta legge elettorale. Ma tutti – i partiti politici o
ciò che resta – si adattarono veloci. Troppo comodo scegliere nel chiuso di due
o tre stanze le persone cui affidare i destini, si fa per dire, della Toscana
(oltre che un ottimo stipendio: comunque inferiore, va detto per onestà, a
quasi tutte le altre Regioni).
Il piccì non aveva mai tollerato le
preferenze: basta aver frequentato – pre 1992 – un seggio elettorale per
ricordarsi come votavano i militanti comunisti. Per loro decideva comunque la
sezione. E loro ubbidivano: o non scrivendo preferenze o scrivendo solo i
numeri decisi dalla sezione.
Gli eredi di quel piccì trovarono
dunque più che normale, nel 2004, allearsi con i berluscones che dal canto loro
avevano il problema di eleggere più consiglieri e dunque premevano perché si
aumentasse (cosa che avvenne) il numero degli eletti (anzi dei nominati).
E fu così: i consiglieri, scelti non
dagli elettori da dai segretari dei partiti, aumentarono di numero. Poco
importava se ciò accadeva proprio quando l’assemblea regionale aveva perdute –
da tempo, come tutte le assemblee – quasi tutte le vere competenze. Per
esaltare non sempre fondamentali ruoli di “convegnificio”.
Nessuno provò seriamente a cambiarla
questa legge toscana. Tutti, nel centrosinistra, fecero finta di contentarsi di
quel surrogato di democrazia (le primarie) che tuttavia non restituiva a pieno,
ai cittadini, lo scettro del comando nella scelta dei rappresentanti. E tutti
fecero finta di contentarsi di una motivazione perfino nobile (certe storture
nel sistema delle preferenze, certe spese fuori controllo da parte di candidati
disinvolti) che peraltro in Toscana ha sempre avuto un valore assai meno
pregnante rispetto ad altre zone del Paese.
Molti meno elettori votarono nel 2010
con una disaffezione imputabile anche a cause generali ma certo, in Toscana,
non tale da escludere la porcata elettorale ideata da Verdini e compagni.
Ora manca poco più di un anno al
rinnovo del Consiglio Regionale. Specie dopo la sentenza della Corte
Costituzionale sul “porcellum” nazionale, forse si farà qualcosa anche in
Toscana.
Forse si cambierà davvero, finalmente,
la legge elettorale. Forse saranno reintrodotte le preferenze e restituito al
cittadino una parte di “scettro” che gli era stato tolto. Forse. Ma come
sarebbe stato meglio se la legge elettorale nuova fosse stata approvata non
alla fine ma all’inizio della legislatura e senza la “pistola” della
costituzionalità …
E certo (questo è già deciso) diminuirà
sia il numero dei consiglieri che quello degli assessori.
Nel frattempo il Consiglio Regionale
oggi in carica è de-legittimato: non sul profilo giuridico e legale ma sotto un
profilo che, al certo politico, dovrebbe stare molto più a cuore: quello,
appunto, politico.
Proprio oggi: quando aumentano le voci
che, partendo anche dalle pessime vicende sulle spese folli (vicende, va detto,
sempre per onestà, che non toccano la Toscana), mettono in dubbio l’utilità
stessa dell’ente Regione. Con il concreto pericolo che ad essere buttato via
sia pure “il bambino” e non solo l’acqua sporca.
In questo scenario, dove la politica è
oltretutto preda di populismi sempre più accattivanti, la de-legittimazione
politica di un’intera assemblea regionale è cosa davvero da non trascurare.
Saprà, questo ceto politico, utilizzare
quest’ultimo anno, di vita istituzionale della Regione, per ri-conciliarci con
le motivazioni alte su cui nacquero le Regioni come organismi – si sperava –
non di ulteriore burocrazia ma di effettivo snellimento della macchina statale?
Possiamo aspettarci, da un’assemblea de-legittimata, una prova di orgoglio?
Mah …
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[Domenica 8 dicembre 2013 | 18:22 - © Quarrata/news]
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