venerdì 2 dicembre 2011

UN ‘LIVE’ DI PURE EMOZIONI


di Luigi Scardigli


Occorre che proceda con ordine, per parlarvi del concerto che si è tenuto ieri sera al Wallace di Prato, in piazza Mercatale. Non certo perché un live sia una novità, in uno dei pub più attenti alla musica della Toscana, ma per quello che ha voluto comunicare, riuscendo a concentrare una serie poderosa di emozioni nell’angusto, ma caloroso spazio del palco, tutte molto pregiate.

Inizio dal fondo, per cronologia d’amicizia (parolone grosso, questo, prendetelo con tutto il beneficio di inventario e senza lasciarvi travisare da facebook). Quella che ho avuto il piacere di sottoscrivere proprio poco prima dell’esibizione con Marco Confetti, batterista giustamente stimato nei paraggi e non solo. Segue la band con disinvoltura, scaldando tom e rullanti con puntualità e eleganza, per arrivare ad usare, in modo appropriato e conciliante, i piatti, che brillanta nei momenti opportuni.
Di Marco Andy Luotto Polidori ho già avuto modo di dirvi qualcosa, sempre dalle pagine telematiche del nostro blog: è uno di quei bassisti consapevoli di avere ancora un po’ di strada da fare, ma ha da tempo ingranato una marcia da crociera che gli consente un’andatura stabile, crescente, con pochi sbalzi umorali, l’ideale per un progressivo assestamento verso l’alto; una crescita musicale esponenziale, la sua, che si addice parecchio al groove delle band che lo assoldano.
Mick Beneforti è un fiume in piena. La sua chitarra pare non volersi più accontentare di un amplificatore, un’irruenza tanto poderosa quanto umile, un’energia che gli permette di acquisire una dimestichezza acustica e timbrica veramente ragguardevoli; era ieri, se non sbaglio, che il ragazzo osservava di nascosto le svisate del suo maestro Nick Becattini, custodendole, di notte, gelosamente nella teca delle proprie aspirazioni e lavorandoci duro sopra di giorno, per rielaborarle e rivenderle. Sono disposto a scommettere sulle sue doti di navigazione, omaggiate da quella dote di cortesia e umiltà che nella musica, sovente, concedono bussola, nafta e ciurma.
Chiudo con il sax di Cris Pacini. Che non è uno strumento, ma poesia, a livello cristallino, coraggio da crociata, sonorità operistica, fantasia inimmaginabile e fragilità cosmica. Spero davvero, Cris, che tu riesca definitivamente a voltare questa pagina del tuo libro tenuta, ma dimenticata, per troppi anni aperta sullo stesso tavolino impolverato. Prima che nei tuoi confronti, Cris, hai un dovere – dal quale non puoi davvero più sottrarti – nei confronti di tutti quelli che ti conoscono, che sono le centinaia di strumentisti che litigano per averti al loro fianco nelle session e le migliaia di persone che vengono ad ascoltarti, restando puntualmente a bocca aperta, quando la tua si chiude per stringere tra le labbra il sax. Ti vogliono tutti un sacco di bene, sai, Cris: quelli che ti invidiano e quelli che ti ammirano.
Ti voglio bene anch’io, parecchio, che ti invidio e ti ammiro.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Venerdì 2 dicembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

Nessun commento:

Posta un commento

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.