sabato 11 febbraio 2012

BERTI, 10 ANNI DI SPLENDORI (CON POLEMICHE)


Una mattinata tra il solenne, la fronda e il movimentato

Il numero 11 non porta bene. Come ho scritto qualche giorno fa, nella cabala aritmomantica è il primo numero maestro, eccezionalmente anche somma dei valori aritmetici del nome di Adolf Hitler. E che non porta bene lo si è visto in questi giorni e anche stamattina stessa.
Il numero 11 non porta bene a Berti-nelli per via del seggio 11 di Ponte alle Tavole (ma ci torneremo sopra con altri particolari e commenti) né a Berti che, oggi, 11 febbraio, alle 11,
presentava il resoconto del suo “doppio consolato” cittadino: ma, a fianco dei suoi decennali splendori c’erano anche le miserie delle cortigiane; da una parte una conferenza ‘di fronda’ sul problema della cancellazione del reparto di anatomia patologica all’ospedale di Pistoia, e dall’altra la contestazione di una ventina di ragazzi di Casa Pound, col dito puntato contro sindaco negazionista che ha fatto distribuire nelle scuole Dossier foibe di Giacomo Scotti, suscitando un vespaio di polemiche.
Ecco il servizio
e.b.
di Luigi Scardigli

Chi non muore si rivede.
E dopo un’immotivata e immotivabile assenza durata tutta la campagna elettorale delle Primarie del centro-sinistra, stamani, Renzo Berti, sindaco di fine mandato (chissà cosa farà da maggio in poi), si è ripresentato alla popolazione.
Lo ha fatto nella Sala Maggiore della sua seconda abitazione di questi ultimi dieci anni, quella di Palazzo di Giano, per illustrare, con una mostra guidata al piano di sotto, tutto quel che di buono e bello ha realizzato nel suo doppio mandato.
Ho poco da fare il brillante, visto e considerato che anch’io sono uno dei 77 sottoscrittori pubblici che cinque anni fa invitò la popolazione a prediligere lui, anziché lo sfidante, Alessandro Capecchi, per il ballottaggio della carica a Sindaco.
Ma sono un giornalista libero, democratico e con un pizzico di buon senso e allora, all’autocelebrazione, che odora di dittatura, del primo cittadino, ho preferito una piccola conferenza stampa carbonara che si è tenuta, contemporaneamente, nella stanza dell’Idv e alla quale, visti i contenuti, Renzo Berti avrebbe fatto meglio a non negarsi.
Riguarda una raccolta di firme che si consumerà nel giro di breve tempo davanti all’ingresso del vecchio ospedale affinché si mantenga, a Pistoia, il reparto di anatomia patologica, un fiore all’occhiello, una risorsa insostituibile, un’arma straordinaria per la prevenzione e la cura che sembra non trovar albergo nel nuovo ospedale-tetris che va erigendosi al campo di volo.
A cosa serve il reparto di anatomia patologica? A scoprire i tumori. Perciò non avere il reparto di anatomia patologica all’interno di un ospedale corrisponde a declassare, non quanto a stile o architettura, ma quanto a sanità, un’intera struttura. Che se poi è una di quelle che sta per sorgere, come a Pistoia, l’assenza, di patologico, ha ben altro. Ha tutto.
A chiedere lumi e spiegazioni al Presidente della Regione Rossi, al Direttore generale dell’Usl Scarafuggi e al Sindaco di Pistoia Berti, ma soprattutto a chiedere un intervento immediato senza se e senza ma, sono stati alcuni consiglieri comunali (Colombo, Giampaoli, Mariani e Pieracci del Pd; Betti e Soldati dell’Idv; Civinini e Lori dei Laici Riformisti e Berti dei Comunisti per Pistoia), che hanno denunciato il rischio e il paradosso di dover accettare per forza, per il reparto in questione, quello che è in via di ultimazione presso l’ospedale di Pescia, di cui nessuno parla, ma che continua a crescere, in un clima di totale misterioso silenzio-assenso.
E siccome questa interpellanza non è l’ultima arrivata, ma datata da oltre cinque mesi e senza risposta, sorge robusto il sospetto che, dietro questi ripetuti e strani rinvii, si nasconda, in realtà, un pessimo disegno politichese che non tenga minimamente in considerazione la salute pubblica, cioè quella dei cittadini.
Dover portare all’ospedale di Pescia le analisi eseguite a Pistoia, per sapere come doversi e potersi comportare poi a Pistoia in una delle tredici sale operatorie, con tutti i rischi annessi e connessi di imperdonabili, indifendibili e letali ritardi diagnostici e perdita dell’accuratezza, è qualcosa che non sta né in cielo, né in terra.
Proprio come pure quei circa venti ragazzi di Casa Pound che, sempre stamattina, durante le due cerimonie – l’ufficiale e la carbonara –, si sono sentiti in dovere, ma non in diritto (saranno tutti denunciati dalla Digos), di ricordare, con tanto di striscione e canti patriottici, l’olocausto delle Foibe, attaccando il negazionismo del Sindaco Berti.

Se non fosse tutto così terribilmente tragico, ci sarebbe oggettivamente da ridere.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 11 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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