Una mattinata tra il solenne, la fronda
e il movimentato
Il numero 11 non porta bene. Come ho
scritto qualche giorno fa, nella cabala aritmomantica è il primo numero
maestro, eccezionalmente anche somma dei valori aritmetici del nome di
Adolf Hitler. E che non porta bene lo si è visto in questi giorni e anche
stamattina stessa.
Il numero 11 non porta bene a Berti-nelli
per via del seggio 11 di Ponte alle Tavole (ma ci torneremo sopra con altri
particolari e commenti) né a Berti che, oggi, 11 febbraio, alle 11,
presentava
il resoconto del suo “doppio consolato” cittadino: ma, a fianco dei suoi decennali
splendori c’erano anche le miserie delle cortigiane; da una parte una
conferenza ‘di fronda’ sul problema della cancellazione del reparto di anatomia
patologica all’ospedale di Pistoia, e dall’altra la contestazione di una
ventina di ragazzi di Casa Pound, col dito puntato contro sindaco negazionista
che ha fatto distribuire nelle scuole Dossier foibe di Giacomo Scotti, suscitando
un vespaio di polemiche.
Ecco il servizio
e.b.
di Luigi Scardigli
Chi non muore si rivede.
E dopo un’immotivata e immotivabile
assenza durata tutta la campagna elettorale delle Primarie del centro-sinistra,
stamani, Renzo Berti, sindaco di fine mandato (chissà cosa farà da maggio in
poi), si è ripresentato alla popolazione.
Lo ha fatto nella Sala Maggiore della
sua seconda abitazione di questi ultimi dieci anni, quella di Palazzo di Giano,
per illustrare, con una mostra guidata al piano di sotto, tutto quel che di
buono e bello ha realizzato nel suo doppio mandato.
Ho poco da fare il brillante, visto e
considerato che anch’io sono uno dei 77 sottoscrittori pubblici che cinque anni
fa invitò la popolazione a prediligere lui, anziché lo sfidante, Alessandro
Capecchi, per il ballottaggio della carica a Sindaco.
Ma sono un giornalista libero,
democratico e con un pizzico di buon senso e allora, all’autocelebrazione, che
odora di dittatura, del primo cittadino, ho preferito una piccola conferenza
stampa carbonara che si è tenuta, contemporaneamente, nella stanza dell’Idv
e alla quale, visti i contenuti, Renzo Berti avrebbe fatto meglio a non negarsi.
Riguarda una raccolta di firme che si
consumerà nel giro di breve tempo davanti all’ingresso del vecchio ospedale
affinché si mantenga, a Pistoia, il reparto di anatomia patologica, un fiore
all’occhiello, una risorsa insostituibile, un’arma straordinaria per la
prevenzione e la cura che sembra non trovar albergo nel nuovo ospedale-tetris
che va erigendosi al campo di volo.
A cosa serve il reparto di anatomia
patologica? A scoprire i tumori. Perciò non avere il reparto di anatomia
patologica all’interno di un ospedale corrisponde a declassare, non quanto a stile
o architettura, ma quanto a sanità, un’intera struttura. Che se poi è una di
quelle che sta per sorgere, come a Pistoia, l’assenza, di patologico, ha ben
altro. Ha tutto.
A chiedere lumi e spiegazioni al
Presidente della Regione Rossi, al Direttore generale dell’Usl Scarafuggi e al
Sindaco di Pistoia Berti, ma soprattutto a chiedere un intervento immediato
senza se e senza ma, sono stati alcuni consiglieri comunali (Colombo,
Giampaoli, Mariani e Pieracci del Pd; Betti e Soldati dell’Idv; Civinini e Lori
dei Laici Riformisti e Berti dei Comunisti per Pistoia), che hanno denunciato
il rischio e il paradosso di dover accettare per forza, per il reparto in
questione, quello che è in via di ultimazione presso l’ospedale di Pescia, di
cui nessuno parla, ma che continua a crescere, in un clima di totale misterioso
silenzio-assenso.
E siccome questa interpellanza non è l’ultima
arrivata, ma datata da oltre cinque mesi e senza risposta, sorge robusto il
sospetto che, dietro questi ripetuti e strani rinvii, si nasconda, in realtà,
un pessimo disegno politichese che non tenga minimamente in considerazione la
salute pubblica, cioè quella dei cittadini.
Dover portare all’ospedale di Pescia le
analisi eseguite a Pistoia, per sapere come doversi e potersi comportare poi a
Pistoia in una delle tredici sale operatorie, con tutti i rischi annessi e
connessi di imperdonabili, indifendibili e letali ritardi diagnostici e perdita
dell’accuratezza, è qualcosa che non sta né in cielo, né in terra.
Proprio come pure quei circa venti
ragazzi di Casa Pound che, sempre stamattina, durante le due cerimonie – l’ufficiale e la carbonara –, si sono sentiti in dovere, ma non in diritto (saranno
tutti denunciati dalla Digos), di ricordare, con tanto di striscione e canti
patriottici, l’olocausto delle Foibe, attaccando il negazionismo del Sindaco
Berti.
Se non fosse tutto così terribilmente
tragico, ci sarebbe oggettivamente da ridere.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Sabato 11 febbraio 2012 – ©
Quarrata/news 2011]
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