sabato 25 febbraio 2012

‘LIBERE’, FRA RIMPIANTI E DESIDERI DI ROMPERE LE RIGHE


di Luigi Scardigli

Un’ex femminista, Dora Donarelli, che non ha ancora smesso di sognare, anche se la vita le ha ripetutamente suggerito di farlo e di accontentarsi, e una ragazza che potrebbe essere sua figlia, Tania Ferri, insoddisfatta, contraddittoria, aggressiva perché timorosa, recalcitrante, disillusa dal maschismo, si ritrovano nella sala d’aspetto di uno studio medico.

La conversazione è surreale, perché è registrata: le due attrici, che rappresentano loro stesse, con qualche sfumatura ogni oltre ragionevole imperfezione, impone loro un lavoro mnemonico meno duro, ma assai più impegnativo, perché mentre si ascoltano devono dare ai loro corpi e alle loro sagome facciali il senso di quel che il pubblico, massicciamente femminile, sta sentendo per la prima volta.
È la storia di Libere, andato in scena ieri sera in una delle tante meravigliose sale del Funaro, a Pistoia, con due attrici non professioniste che rappresentano, a loro volta, il vecchio e il nuovo teatro, che si possono tranquillamente interfacciare e dare luogo ad una conversazione degna di essere ascoltata.
Nel mezzo, con un piacevole sottobosco musicale che non lascia mai la scena, incuneandosi in ogni sfumatura, i ricordi, spesso malinconici, di Dora e le voglie, intrappolate, di Tania; i rimpianti della prima e il desiderio, che sfiora la necessità, di rompere le righe della seconda; il déjà vu della madre e quello che la giovane vorrebbe non vedere.
Si ritrovano in una sala d’aspetto di uno studio medico, Dora e Tania, perché la seconda teme, più che voler sapere, di essere in stato interessante.
Dora la guarda, come se volesse specchiarsi nelle ansie della giovane paziente con la quale sta spartendo l’attesa. Ed è su questi sguardi, muti, ma sottotitolati da una registrazione che esalta il calore dei timbri di voce delle due leonesse, che si muove l’atto unico della rappresentazione.
L’oggetto dei piani sintattici, oltre che visivi, sono gli uomini e i loro dizionari, con i quali, nei secoli, hanno sottomesso, amato, imbonito, corteggiato, deriso le donne, madri per sempre, naturalmente, missione e compito sociale, quest’ultima affezione, attorno alla quale ruota, probabilmente, non solo la conversazione intuitiva di Libere, ma anche l’intero pianeta delle relazioni umane.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 25 febbraio 2012 – © Quarrata/news 2011]

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