domenica 16 settembre 2012

L’ITALIA DEI PARADOSSI

di Lorenzo Cristofani

La Nazione del 14 settembre riprende la questione – spesso sotto i riflettori – degli stipendi immorali, di recente affrontata dal Governo ma di sicuro non risolta.
Nonostante infatti un decreto legge imponga un tetto di 294mila euro agli stipendi dei manager della Pubblica Amministrazione, molti di questi benefattori dello Stato continuano a cumulare compensi aggiuntivi e benefit di varia natura; inoltre neanche metà delle Pubbliche Amministrazioni ha risposto alla richiesta di verifica ministeriale.

Ma la cosa sorprendente e degna di nota è l’intervento di un parlamentare del Pd: «Molti di noi sono favorevoli a inserire nella legge alcune deroghe per casi particolari. Un Manganelli, un Canzio, un Befera è giusto che abbiano retribuzioni pari alla loro responsabilità».
Visto il debito pubblico attuale e l’evidente responsabilità di lor signori nella realizzazione della spada di Damocle da duemila miliardi, l’ultima frase è pienamente condivisibile. E meriterebbe di esser seguita da ulteriori digressioni, a partire da una riflessione sulla galassia di aziende partecipate dallo stato (vedi) o dalla Cassa di Depositi e Prestiti, fino addirittura ad un obiettivo giudizio sulle aziende private e sulla loro incapacità imprenditoriale, di cui – finalmente – si è iniziato a parlare (vedi) .
Il paradosso dei paradossi è però che il deputato in questione è stato portato in parlamento dal Pd, lo stesso Pd che ci viene a parlare di giustizia sociale, di uguaglianza, di etica, di coesione sociale, di lavoro, di tagli agli sprechi, di sperequazione dei redditi…
Va tutto bene così: altrimenti che teatrino della politica sarebbe?

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[Domenica 16 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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