sabato 15 settembre 2012

CLAUDIO GIORNO: «VOLARE SULLE ROTAIE? COSTA TROPPO AL PAESE!»

di Luigi Scardigli

L’esperienza di un ‘No Tav’ che combatte per un’opposizione razional-economica

PISTOIA. Lo accusavano di sputare nel piatto dove mangiava, Claudio Giorno, pensionato Inps, di Borgone Susa, dopo 36 anni trascorsi a lavorare al servizio di una società autostradale, quella che può fregiarsi di aver collegato Torino con Bardonecchia, traforando il Fréjus, la A 32, tanto per usare codici alfanumerici tanto cari alle segnaletiche e ai tom tom. Gli dicevano che era irriconoscente, perché, nonostante fosse immerso fino al collo nel calcestruzzo, continuava a non santificarne il suo utilizzo.

Ma siccome era convinto di aver ragione, Claudio Giorno non ha ancora smesso di opporsi alle grandi opere; ora è sul fronte della Tav e oggi pomeriggio, in via Argonauti, ha spiegato, ai pochi presenti accorsi a sentir le sue ragioni, per quale motivo.
«Sono un co-fondatore dei Verdi di Torino – racconta Claudio Giorno prima di iniziare il suo intervento –, ma la mia non certo personalissima opposizione all’alta velocità non è squisitamente ecologica, ambientalista, ideologica, ma economica».
L’aspetto sin troppo rassicurante dell’interlocutore e il tono, altamente pacato, della conversazione, lascia presagire che il tenore non sia di massimo interesse. Mi sbaglio, perché quello che mi racconta è tristemente vero e sin troppo facilmente verificabile.
«Non difendo a spada tratta la linea ferrata che si opponeva, nell’epopea del pensiero, alla gomma, all’asfalto; il partito del cemento e del tondino hanno lo stesso leader e così come si sono sovradimensionate parecchie strutture stradali, altrettanto si è ferrato con i treni. Troppe volte si sono costruite le terze corsie laddove ne bastavano due; in quanti tratti si è deciso di creare parecchi svincoli non razionalizzando quelli che già erano esistenti; quante aree di sosta somigliano a piste di decollo! Con i treni e con l’alta velocità è successo la stessa identica cosa. Siamo, da anni, all’avanguardia dell’alta velocità: la Roma-Napoli e la Roma-Firenze sono due tra le prime tratte europee di alta velocità, con picchi che sfiorano i 3oo chilometri orari.   Schimberni e Necci ne sono andati fieri per anni, ma sapevano, dall’ingegneria meccanica, come fosse assurdo far volare i treni in un paese ricco di città e nonostante il Paese fosse già alla canna della povertà, quel poco che ci rimaneva per non oltrepassare la soglia della povertà è stato investito proprio in questo progetto di grande inutilità. Pensate, la Francia e la Germania, che si gongolano anche grazie al primato di velocità ferroviario, da anni hanno invertito la tendenza, decidendo di limitare il picco massimo a 250 km/h: oltre quel muro i costi di manutenzione diventano troppo alti, eccessivamente onerosi, soprattutto perché la sicurezza, a velocità di decollo, non può che essere messa al primo posto e l’intero impianto ferroviario ne risente considerevolmente: usura dei binari, delle carrozze, degli impianti frenanti e un consumo, spropositato, di energia elettrica».
Claudio Giorno insomma è sì, un No Tav, ma legale: quello che pensa e che dice, addirittura invitato a farlo in giro per l’Italia, lo fa senza nascondersi dietro un passamontagna, né lanciando contro le forze dell’ordine estintori o pietre. Claudio Giorno, che conosce l’utilità e le spese per la realizzazione delle grandi opere, esercita un’opposizione razional-economica; è un antagonista, non di classe, ma di risparmio.
«L’Italia, inoltre, è anche un Paese fortemente popolato, ricco delle sue cento città e non ha senso avvicinare supersonicamente alcune di queste tra loro lasciando in balìa di carovane i contatti fra quelle escluse dalla bisettrice degli affari».
E se richiedessimo l’installazione degli autovelox anche lungo le strade ferrate?

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Foto di Luigi Scardigli.
[Sabato 15 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

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