lunedì 17 settembre 2012

MONTAGNA. LA SOPPRESSIONE DELLE POSTE? È PREVISTA DAL DECRETO SCAJOLA, MA NESSUNO LO DICE

di Marco Ferrari

SAN MARCELLO-MONTAGNA. La prova certa, inconfutabile dell’inutile ammunia o teatrino politico che dir si voglia, riguardo la vicenda poste, ci viene fornita da chi, partecipando all’incontro di Campo Tizzoro di giovedì 13 u.s., (vedi precedenti post Montagna Pistoiese. Quando la politica fa di tutto per prendere in giro e Montagna e soppressione uffici postali: una bella favola in cui tutti vissero felici e contenti), in cui era inviato Oreste Giurlani in veste di Presidente dell’Uncem Toscana, ci informa che: «quantomeno si è capito qualcosa di più» e questo «più» è il tutto. Vediamolo.

Alla base del piano di razionalizzazione degli uffici postali, che riguarda tutta l’Italia, vi è un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, presieduto all’epoca da Claudio Scajola, datato 7 ottobre 2008 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 252 del 27 ottobre 2008 (nelle immagini), il cui articolo 2 spiega in maniera chiara, strano per un decreto, quali sono i criteri di distribuzione degli uffici postali:

1. Il criterio di distribuzione degli uffici postali è costituito dalla distanza massima di accessibilità al servizio, espressa in chilometri percorsi dall’utente per recarsi al punto di accesso più vicino, per popolazione residente.
2. Con riferimento all’intero territorio nazionale, il fornitore del servizio universale (le Poste – n.d.r.) assicura: un punto di accesso entro la distanza massima di 3 chilometri dal luogo di residenza per il 75% della popolazione; un punto di accesso entro la distanza massima di 5 chilometri dal luogo di residenza per il 92,5% della popolazione; un punto di accesso entro la distanza massima di 6 chilometri da luogo di residenza per il 97,5% della popolazione.
3. Il fornitore del servizio universale assicura l’operatività di almeno un ufficio postale nel 96% dei comuni italiani.
4. Nei comuni con unico presidio postale non è consentito effettuare soppressioni di uffici postali.

C’è quindi alla base di tutto una disposizione di legge, giusta o sbagliata che sia, dello Stato che consente alle Poste di fare quello a cui sta procedendo.
Mi chiedo e domando ai rappresentanti delle istituzioni che nel frattempo si sono riuniti, si sono indignati offrendo benevolmente la spalla su cui piangere ai cittadini preoccupati ed ignari di quanto stava succedendo, alle forze politiche di maggioranza che hanno presentato mozioni, a quelle di minoranza che hanno presentato interpellanze (a volte è successo anche il contrario vedi il post Gavinana. Gabrio Fini scrive una lettera a ‘Poste Italiane’), a coloro che hanno predisposto piani alternativi per chiedere l’istituzione di «Centri Servizi Multifunzionali», ma si erano informati prima? Sapevano di questo decreto? Un decreto fatto poi da un uomo del Governo Berlusconi su cui era fin troppo semplice e banale far ricadere la colpa.
E allora delle due l’una:
1. se lo sapevano perché non dirlo fin da subito senza stare ad inscenare tutta questa manfrina, in cui la sola cosa evidente è perpetrare il solito e stantio gioco delle parti?
2. Se non lo sapevano – cosa ancora più grave – verrebbe denotata una chiara incompetenza di chi si è proposto e ha lottato per essere eletto a ricoprire tali importanti ruoli istituzionali.
Però…, però pensandoci bene c’è forse una terza possibilità: non è che vogliono prenderci in giro dall’alto della loro incompetenza?

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 17 settembre 2012 - © Quarrata/news 2012]

1 commento:

  1. Una volta c'era l'aristocrazia.
    Da tempo abbiamo la cheiroterocrazia (potere dei peggiori.
    MANDIAMOLI TUTTI A CASA NESSUNO ESCLUSO!

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