martedì 13 settembre 2011

BREDA. SPERIAMO CHE SIA FEMMINA




PISTOIA. Vedere tanto unanimismo intorno alla Breda di Pistoia per scongiurarne la vendita, riporta indietro nel tempo alle stagioni delle grandi lotte per l’occupazione.
In realtà sono mutati i tempi, le persone, i metodi, le situazioni e gli intenti.
Oggi, a sostenere i lavoratori che hanno appoggiato di tutto e di più di un partito come il Pd, che ha portato l’Italia dove si trova – anche attraverso la sana operazione di tangentopoli – non ci sono i rappresentanti della classe lavoratrice, ma quei politici (e per di più di sinistra) che sul popolo hanno lucrato a man bassa e che, grazie al popolo, si sono garantiti e si stanno garantendo, le massime regalie del sistema.
Che siano i beneficati da Dio a sostenere le ragioni dei lavoratori Breda, non solo ci impressiona, ma ci sembra uno scandalo. Uno scandalo vero e proprio.
Sì, siamo dei bastiani contrari. Siamo gente a cui non va bene nulla. Ma sentire che si muovono Berti e Fratoni per la Breda, non è certo un elemento consolatorio. Né rassicurante.
Loro hanno da pensare solo a mantenere il sistema: il sindaco a garantire la continuità amministrativa del partito su una città che, di quel partito, è la vittima prima dal dopoguerra; l’altra deve dare man forte per evitare che Pistoia vada cancellata e che non le sia concessa la possibilità di rifare quel che sta facendo ora e al prezzo con cui lo sta facendo.
Gli industriali che si affiancano a questo coro politico sono – ne siamo convinti – un incidente di percorso determinato da chissà quale fattore – forse, non ultimo, quello di dover venire incontro alla politica per evitare danni e ricatti da parte di chi esercita il fin troppo pieno controllo sul territorio.
La Breda è marcia. Ha bisogno di essere risanata e di essere rimessa sulla strada della competitività.
Per il suo bene, la cosa più importante è e resta un vero piano di risanamento industriale.
Che poi il Pd perdendo la Breda perda Pistoia, non ce ne può importare di meno. Anzi, per il bene di questa città, la via migliore sarebbe la vendita. E tutti lo sanno.

Con la vendita ci sarebbe lavoro meno precario. E la città, tirando su la testa dalla palude, potrebbe finalmente tirare anche un respiro di sollievo senza avere alle spalle chi le tiene da sempre la testa sott’acqua.
e.b.blogger
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[Martedì 13 settembre 2011 – © Quarrata/news 2011]

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