sabato 3 settembre 2011

BREDA. TRA MANFELLOTTO, SINDACATI E ONIRICHE PROPOSTE DI JOINT-VENTURE


PISTOIA. Maurizio Manfellotto ha scritto ai dipendenti della Breda:


«Dialogo ed ascolto all’interno e all’esterno attenzione al mercato e ai clienti, efficacia ed efficienza delle nostre azioni, grande attenzione ai costi, dedizione, senso di appartenenza, responsabilità, impegno e comportamento etico dovranno essere gli elementi distintivi del nostro agire quotidiano. Opererò nell’ottica di costruire una squadra integrata, in grado di imporsi in uno scenario globale complesso ed in continua evoluzione. Atteggiamenti diversi, non ci devono appartenere».

Su questo stesso blog, F.C., ieri alle 13:16, aveva postato il commento che segue:

Se a Pistoia può rimanere un nome di rilievo nel settore delle costruzioni ferroviarie allora deve cambiare anche qualcosa nella mentalità della sua gente e di quelli che in Breda lavorano da molti anni o da pochi e, aggiungerei anche in memoria di quelli che vi hanno perso la vita dentro o a conseguenza degli anni lì trascorsi in compagnia dell’amianto.
Il sistema politico di gestire un’azienda dove: se le cose vanno ci sono dividendi mentre, se le cose vanno male va bene lo stesso (paga lo Stato) certo non favorisce il rendimento positivo di salariati e stipendiati.
Se la Breda degli ultimi anni è divenuta da “fabbrica dei treni” a “fabbrica dei posti di lavoro” per tenere alto il consenso politico in città, non è difficile notare come adesso i nodi siano venuti al pettine.
Belli gli anni di quelli che potevano fare il barbecue nel capannone o semplicemente dormire nei vagoni e negli uffici godere dell’aria condizionata mentre si gioca a carte, senza dimenticare il club di quelli col secondo lavoro da fare nel pomeriggio al nero. Non tutti ovviamente, ma un bel numero di persone (senza contare quelli che con omertà non hanno mai denunciato certe usanze dei colleghi meno diligenti).
Sono certo che alcuni di questi “non lavoratori” sono nel presidio a difesa del proprio diritto alla pacchia.
Auguro che gli onesti possano continuare a lavorare sotto Siemens o Bombardier mentre i “furbetti del trenino” impiegati o operai che siano rimangano con il cerino in mano (così ci bruciano la tessera di partito una volta per tutte).
Essere di sinistra significa avere etica per il lavoro e rispetto per le conquiste sindacali dei nostri genitori e nonni, sembra oggi si vogliano difendere come privilegi i posti ottenuti in modo nepotistico e con raccomandazioni di partito.
I diritti di un lavoratore vanno saputi meritare e non vanno visti come privilegiate rendite di posizione.
[02 settembre 2011 13:16]

È evidente che F.C. è:

  1. un uomo di sinistra sincera e morale
  2. una persona che conosce bene la situazione dell’azienda.

Confrontiamo ora quello che ha scritto Manfellotto con ciò che dice F.C. e, sùbito dopo, chiediamoci quanta giustezza ci possa essere nelle affermazioni dei sindacati che rispondono a Manfellotto secondo quanto scrive Il Tirreno:

Parole condivisibili, ma «ci piacerebbe – rispondono i sindacati a Manfellotto – che divenissero le parole d’ordine di tutti; oggi, secondo noi, lo sono ancora di pochi. Vorremmo essere fiduciosi, ma ci consenta di essere prudenti. Troppo pesanti sono le dichiarazioni mai smentite dell’ingegner Orsi e troppo importante è l’obiettivo che noi con la nostra comunità ci siamo posti: la strategicità dell’industria del nostro settore».

Come dobbiamo prenderle, queste dichiarazioni dei sindacati? Solo come una fondata preoccupazione o non anche come una difesa dei privilegi dei furbetti di cui parla F.C.?
Infine, dietro le affermazioni del presidente di Confartigianato, Simone Balli, mettiamoci anche la memoria di quanto scriveva Fabio Calamati sul Tirreno appena il 14 maggio scorso: con tutti i problemi delle difformità strutturali e costruttive dei treni rispetto ai capitolati di appalto della commessa danese da 700 milioni di euro.
Una cordata pubblica come quella proposta dalla Confartigianato? È l’assoluta ulteriore riprova del pensar provinciale di questa città.

Che non ha mai saputo guardare al suo vero futuro, dacché ha avuto un partito che ha gestito tutta la vita pubblica e privata basandosi solo sui teorici princìpi di una ideologia astratta grazie alla quale oggi – come sostiene credibilmente F.C. – i dipendenti Breda, dopo tutte le sciagurate vicende attraversate, possono bruciare la tessera di partito una volta per tutte.
e.b. blogger
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[Sabato 3 settembre 2011 – © Quarrata/news, 2011]

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