PISTOIA. Luciano di Samosata, sofista e conferenziere del secondo secolo d. C., ci ha lasciato un’interessante discussione su Come si deve scrivere la storia.
Un brano di questa operetta è stato dato perfino alla maturità nel 2008.
Diceva:
Tale dunque lo storico ideale. Sia senza paura, obiettivo, indipendente, amante della libertà di parola e della verità, come suggerisce il Comico, capace di dire pane al pane e vino al vino, non uno che esprime giudizi per odio o amore né li sottace o per pietà o per ritegno o per malevolenza, giudice imparziale, ben disposto nei confronti di tutti fino a non attribuire all’uno o all’altro qualcosa più del dovuto, senza patria e senza città quando si tratta di scrivere, autonomo e non soggetto al potere; uno che non sta a calcolare che cosa sembrerà bene a Tizio, ma dice che cosa è stato fatto.
Dunque Tucidide ha definito molto bene questo criterio e ha distinto l’etica dello storico dalla cattiva storiografia, pur vedendo che era ammirato in modo particolare Erodoto fino al punto che i suoi libri erano chiamati anche Muse. Afferma infatti di scrivere (la sua opera) come possesso per sempre piuttosto che come competizione per il presente e di non indulgere all’elemento mitico, ma di lasciare ai posteri la verità dei fatti. E aggiunge il concetto di utile e il fine che una persona di buonsenso attribuirebbe alla ricerca storica: se mai nuovamente si verificassero situazioni analoghe, (i lettori), dice, guardando a quanto scritto prima, potrebbero risolvere con successo le loro difficoltà.
Mi viene questo scrupolo stamattina nel rileggere quello che i giornali hanno scritto su due fatti che hanno turbato la coscienza di Pistoia negli ultimi giorni.
Mi riferisco ai titoli, che potete vedere nelle immagini.
Secondo voi è seria e rispettosa – sia per chi non c’è più che per chi legge – una modularità espressiva che gioca su angeli, cielo, sentimenti edulcorati e melasse simili, o non è, al contrario, la dimostrazione più palese e lampante di una sconfitta su tutta la linea della rivendicazione della storia del post-68, una rivendicazione passata dal bisogno di rivoluzione severa al conservatorismo più piagnucoloso e lacrimevole?
Dalla difesa oltranzistica del femminismo e della dignità della donna, siamo giunti alle escort e all’etica della donna usa e getta. E non è stato certo e solo grazie al Cavaliere.
E quando non si sapeva più che fare, si è perfino fatta la pubblicità delle escort sul culo degli autobus del Copit con frasi del tipo: Sono Arianna, sono una escort, ma non sono facile (!), cioè non vo a letto con nessuno.
Che grande civiltà, assecondata anche dalla nullaggine dei governi di sinistra! Quant’acqua sotto i ponti! E sporca, purtroppo.
Non sono i giovani ad essere dei bamboccioni, come sosteneva non Berlusca, ma Padoa Schioppa nel 2007.
L’Italia è tutto un Paese di bamboccioni, costruito giorno per giorno.
E la cronaca ce lo dimostra ogni mattina.
e.b. blogger
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[Venerdì 23 settembre 2011 – © Quarrata/news 2011]
Il dramma è che una certa stampa ed una certa tv insistono molto sulla cronaca, più è nera meglio è. Siamo tornati al clima del terrore degli anni 70/80? Assurdo che oggi, era della comunicazione, delle reti wireless, di internet, degli istant message, si insista sul dare forza al pessimismo. Mai una buona notizia, tutto è catastrofe al tal punto che spesso la gente si fa influenzare, ecco allora che una lampadina fulminata del''auto diventa una tragedia, che un leggero errore di un artigiano diventa una catastrofe. Suggeriamo alla stampa di usare meli i vocaboli altrimenti sarà un disastro!
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