PISTOIA. Nuovo saggio sulla democrazia da parte dello studioso
pistoiese Paolo Bonacchi, dal titolo emblematico “Le radici naturali dell’ordine sociale e l’elica immorale”,
seguito di “Dalla società delle api alle
città-stato del futuro. Natura e
rodine sociale” Edizioni Nexus (2010).
Dalle origini della vita sulla Terra al
presente, passando attraverso credenze, miti, progressi scientifici e analisi
socio-politiche, Bonacchi affronta il concetto di democrazia, ereditato dalla
civiltà ellenica, che origina ancora oggi interminabili dibattiti nonostante i
suoi duemila anni di storia, interrogandoci se la realtà odierna ne sia
veramente permeata, oppure se nasconda, come dice Oscar Brambani nella presentazione
del volume, «una tirannia del sorriso, celata dal velo della cerimonia
elettorale o addolcita dalla chimera di traguardi sovranazionali, presentati
come un progresso istituzionale, ma nei fatti poco incisivi rispetto ai
concreti bisogni dei cittadini».
La via mondialista può generare un
governo di pochi su molti, l’antidoto è pertanto per l’autore l’autogoverno
delle comunità, la via federalista, sulla base della lezione di P. J. Proudhon,
padre del vero “contratto” al quale i cittadini devono tendere per guardare al
futuro anziché ad un nebuloso passato. L’universo come una federazione di
sistemi più o meno complessi, l’ordine sociale delle varie comunità è collegato
con le leggi fondamentali della Natura.
Nella società umana il processo di formazione
del diritto, secondo Bonacchi, dovrebbe essere spontaneo, permeato di spirito
cooperativo e mutualistico, come il commercio
e le relazioni tra individui in generale. Si aprirebbe dunque un’era
delle federazioni di piccole e medie comunità autogovernate ma federate,
superando così il modello secolarizzato di Stato unitario moderno, assoluto,
causa secondo lo scrittore di guerre, violenza e degli attuali gravi problemi
sociali. Ispiratosi in questa ricerca alle idee del professor Gianfranco Miglio,
tra in principali ideologi italiani del federalismo negli anni ’90 del secolo
scorso, per Bonacchi deve essere cambiata la modalità di studio dell’ordine
sociale, in quanto il superamento della frattura tra umanesimo e scienza, riconciliandole nella ricerca della verità,
avverrà se «saremo capaci di rendere coerenti le leggi prodotte dalla ragione
con le leggi conosciute dalla Natura», un patrimonio comune di cui siamo
“parte” e non “padroni”, affidato alla specie umana dotata di coscienza.
Nessun dogma, bensì il tentativo di
ricerca dei processi che possono creare uno schema mentale di comportamento,
agli effetti dell’ordine sociale, il più possibile coerente con i “sistemi” che
formano l’Universo. Parla di “ingredienti esplosivi” l’autore, riferendosi agli
aspetti negativi della natura umana, ovvero le esagerazioni dell’egoismo, del
potere, le menzogne, la proprietà senza limiti, la finanza virtuale, «elementi
che offendono la dignità degli individui, violano i loro diritti naturali,
limitano la loro libertà di scelta e permettono a pochi scaltri mentitori
incuranti del degrado dell’ambiente che ospita la vita, di sfruttare
l’esistenza dei loro simili e dei popoli più deboli e indifesi che vogliono
sottomettere al loro potere».
Sappiamo ben poco sulle radici naturali
dell’ordine sociale, osserva lo scrittore pistoiese, dobbiamo cercare di
conoscere almeno da dove veniamo e dove andiamo, solo la scienza in futuro
«potrà sollevare il velo di mistero che circonda la ragione della nostra
esistenza individuale e sociale», bussola che indicherà l’indispensabile meta
evolutiva dell’umanità pena la sua scomparsa.
[Leonardo
Soldati]
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[Martedì 12 novembre 2013 | 08:15 - © Quarrata/news]
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