domenica 17 novembre 2013

MA “LA SANITÀ CHE VORREI” O QUELLA CHE QUESTI POLITICI (?) CI HANNO LASCIATO A FORZA…?


di MARCO FERRARI
e FLAVIO CECCARELLI

Quattro parole sull’incontro di venerdì 15 novembre al Museo Marini – E Remaschi spara su Rossi e sui suoi metodi di manipolare la salute

PISTOIA. Bona affluenza di pubblico e tanti politici di area Pd: gli organizzatori, il dott. Tommaso Braccesi e la dott.ssa Carla Breschi, entrambi consiglieri di maggioranza a palazzo Giano; il dott. Marco Remaschi presidente della IV Commissione Sanità della Regione Toscana; il neo-onorevole Edoardo Fanucci; il Presidente della Provincia di Pistoia, dott.ssa Federica Fratoni; il sindaco di Buggiano Daniele Bettarini (vedi anche La Sanità Che Vorrei. I Renziani incontrano il mondo della salute e dei suoi problemi).

A DIRE
TUTTO IL VERO


SAREBBE una ignobile non-verità se si dicesse che la serata non è stata un successo: c’era la gente (tanta, per la disaffezione di oggi alla politica) e ci sono stati anche interventi appassionati.
Peccato – come ho detto nel mio intervento – che per lo più si sia parlato di com’è la Sanità toscana, e non di come la vorremmo.
E soprattutto, se volessimo una Sanità diversa, tutti quelli che votano per la maggioranza rossa di Rossi, dovrebbero voltare le spalle alla cialtroneria degli apparati amministrativo-burocratici che succhiano quattrini delle tasse come idrovore e rendono gusci di cicala come i piccoli ospedali: svuotati e inutili.
Quel che ho detto, lo ripeto. La sanità che vedo io per me, non è quella che vorrei, ma quella che non voglio. E non voglio una sanità che costruisce 2 miliardi e passa di 4 ospedali (in 20 anni, va bene: ma sempre due miliardi e passa) in appena 100 km, con una struttura (quella di Pistoia) che conta ben 13 sale operatorie di cui solo 3 o 4 in funzione e utilizzate.
Perché tutto questo spreco, se non si adoperano? E perché i magistrati, invece di guardare altrove, non piantano gli occhi su questi aspetti macroscopicamente vergognosi? Forse perché non hanno problemi di salute o perché i politici possono fare quello che vogliono e lasciamoli stare?
Non sono io a dirlo – o almeno non solo io. Lo ha detto e sottolineato anche Remaschi che la Sanità toscana è andava e va avanti nell’illegalità.
“Avrà di più chi ha più potere contrattuale o di amicizia con chi conta”, ha detto. Alludeva forse a chi, per esempio, a Pistoia, riscuote mensilmente – pur non essendone legittimato – oltre mezzo milione di euro per ungere le ruote a una associazione che di diritto non esiste?
O si mette un punto a tutto questo o sarà davvero difficile frenare – con la povertà che si fa strada dovunque – la ribellione di quel popolo che, preso per il culo dalla politica e dal potere, sbeffeggiato e richiamato alla legalità e alla correttezza da chi non conosce né queste parole né il loro significato, risponderà con la sola arma di cui dispone: la disperazione.
Ce lo dice la storia, signori politici e del potere ex-marxisti del post-sessantotto, che avete tutti il culo al caldo e compensi da nababbi!
Edoardo Bianchini

[Questo intervento è pubblicato come espressione di libera critica ex art. 21 Cost.]
Tra la gente comune la “Mamma di Pescia”, la sig.ra Eva Giuliani, assurta recentemente agli onori delle cronache per la vicenda di suo figlio ricoverato al San Jacopo dopo essere stato sballottato come un pacco da Pescia a Pistoia, con alle spalle un lungo rapporto epistolare con Sua Sanità Enrico Rossi.
Apre, la dott.ssa Carla Breschi. Un intervento pacato, ben argomentato ma di estrema durezza contro la riorganizzazione sanitaria attuata dalla Regione.
Non è accettabile una sanità gestita su base regionale, che sarà ancor più localizzata e frammentata dopo l’approvazione dei patti territoriali. Inaccettabile il costo degli apparati amministrativi composto da: 12 Asl, 3 Estav, un 118 per ogni provincia e Società della Salute. Ci sono più controllori che controllati. I dirigenti degli apparati amministrativi sono aumentati negli ultimi 10 anni del 300% a fronte di un calo del 30/35% degli operatori sanitari. Un sistema sanitario governato da strutture elefantiache con una miriade di responsabili e dirigenti finalizzato solo alla ricerca del consenso politico: ma soprattutto estremamente costoso a scapito del cittadino. Inaccettabile alla luce dei risparmi che sarebbero e sono possibili e che avrebbero evitato la chiusura di fatto dell’Ospedale di San Marcello.
Chiude il dott. Marco Remaschi cercando una sintesi e una risposta per tutti gli interventi, ribadendo e tornado su alcuni concetti.
Di fatto è innegabile che si assiste a una frattura assurda tra chi fa politica e chi opera negli ospedali con ricadute negative sui cittadini. Sono 4 anni – dice Remaschi – che denuncio la strategia e l’illegalità della politica sanitaria Toscana con provvedimenti presi giorno per giorno nell’assenza di un piano sanitario che guardi agli interessi di tutti per i prossimi 10/15 anni e soprattutto per i più deboli e disagiati. La sanità in Toscana è un qualcosa che è nelle sole mani di Rossi, gli altri sono solo degli esecutori, compreso Marroni. Non c’è più confronto e concertazione, le decisioni cadono dall’alto.
Al primo posto – continua – c’è l’equilibrio finanziario, il resto non conta. Alcuni direttori di Asl per far quadrare i bilanci, vanno abbondantemente oltre il limite della legalità. Non possiamo avere 21 Aziende e 34 società della salute. È assurdo approvare a fine legislatura il piano sanitario regionale 2010-2015 a poco più di un anno dalle votazioni e dopo quasi 4 da quando doveva essere approvato. È solo campagna elettorale. Non sono d’accordo con la stipula di patti territoriale per i piccoli ospedali: guardate il caso di San Marcello come è andato a finire. Avrà di più chi ha più potere contrattuale o di amicizia con chi conta. Sono ancora pensieri di Remaschi.
Non ci devono essere patti personalizzati. Non possiamo trattare i cittadini in modo diverso. Il territorio è più importante dell’unità ospedaliera. Non è possibile e morale offrire sanità diversa tra San Marcello, Garfagnana, Casentino e chi abita a Firenze, Pisa o Siena. Dobbiamo definire cosa devono fare questi piccoli ospedali per dare servizi al territorio e deve valere per tutti allo stesso modo e poi avere l’eccellenza per i casi più complicati. Le associazioni e i cittadini della Montagna Pistoiese devono chiedere subito al Sindaco di Pistoia – sottolinea Remaschi – la riapertura di un tavolo per ridiscutere i patti territoriali. L’ospedale di San Marcello è stato svenduto.
Questo il Remaschi-pensiero: una voce che grida nel deserto? Un grillo parlante interno alla maggioranza? O solo parole per confondere le idee della gente?
Sicuramente sono concetti forti a cui dovrebbero seguire – ed è stato fatto notare – prese di posizione altrettanto forti. Una sanità non quindi posta al singolare, come si enunciava nel titolo, “La sanità che vorrei”, ma una sanità di tutti e uguale per tutti, non certo la sanità che viene lasciata alla gente, differenziata e localizzata (vedi patti territoriali) in cui si creano cittadini di serie “A” e cittadini di serie “B”.
Un invito a tutti: il 7 dicembre si svolgerà a Firenze una grande manifestazione per il diritto alla salute e per dire no allo smantellamento dei piccoli ospedali. Non ci saranno bandiere e simboli politici. L’unico simbolo sarà l’impegno civico che ognuno ha il dovere di attuare per il ruolo che ricopre e per le proprie capacità.
Spigolature. Durante il dibattito, quasi fosse una maledizione, è tornata alla ribalta la vecchia ma sempre attuale storia, del buco di Massa, ritenuta dal Remaschi l’inizio di questa tragica situazione con un preciso nome di assessore sotto il quale si è consumata. Quei 420 milioni di euro che non si sa che fine abbiano fatto.
Peccato che fra i tanti esponenti del Pd mancasse proprio chi più di tutti si è adoperato in difficili elucubrazioni finanziarie: un’opportunità mancata per spiegare ai suoi come spalmare e ripianare con un mutuo la disastrosa gestione massese. Poco importa se con quei soldi si sarebbero potuti salvare ospedali come il Pacini di San Marcello. (vedi: Ospedale di San Marcello. I Sindaci? Sono partiti in ritardo e qui Quante balle sulla sanità toscana).
Siparietto. Finita la serata all’uscita dal Museo Marini ci siamo trovati a fianco la ‘Re Mida dei Bim’, colei che ha monetizzato gli arretrati non prescritti dei canoni idrici, dovuti dalle centrali idroelettriche e spettanti ai Comuni Montani: la Presidente della Provincia, dott.ssa Federica Fratoni.
Non ce la abbiamo fatta dal trattenerci da una battuta forse scontata: «Dott.ssa. scusi… renda almeno al Comune di Cutigliano parte degli introiti dei Bim che ora sono in Provincia, non riescono a pagare neanche gli stipendi».
Ha promesso che quelli del 2012 verranno erogati.

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[Domenica 17 novembre 2013 | 17:30 - © Quarrata/news]

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