giovedì 14 novembre 2013

MUSICAL COLORATISSIMO


di LUIGI SCARDIGLI

Prima rappresentazione di Priscilla, la regina del deserto, al Verdi di Firenze

FIRENZE. Le più sofisticate dittature, tipo la democrazia, quando percepiscono, nitidamente, che i propri sudditi siano allo stremo della sopportazione, si adoperano ad organizzare eventi di alta distrazione. E siccome, noi sudditi di questa democrazia, nello stremo navighiamo ormai da troppi anni, vi consigliamo vivamente, proprio per staccare la spina dal grigiore dell’insicurezza ed inserirla alla presa della speranza delle illusioni, di andare a vedere Priscilla, la regina del deserto, sul palcoscenico del teatro Verdi di Firenze in via Ghibellina fino al prossimo 24 novembre.

È vero, è sin troppo politicamente corretta, la rappresentazione, una trasposizione teatrale figlia di una plurisegnalata pellicola cinematografica, con un lieto fine parecchio improbabile e una serie di coincidenze difficilmente verificabili. Ma ve lo abbiamo detto: questa è la palestra dei sogni e Priscilla ne è una dimostrazione lampante, evidente. Ma anche esemplare, scendendo nei dettagli dello spettacolo, perché scenografie tanto plurime, semoventi e composte, immerse in un’orgia di colori e affidate ad un corpo di ballerini-cantanti con propensioni spudorate alla recita di pregevole talento, siamo onesti, il mix si fa autoritario, stratosferico e il risultato, inevitabile, è un totale gradimento, scandito da ritmici applausi tributati sistematicamente al termine di ogni sketch, interpretazione canora, balletto mozzafiato su trampoli vertiginosi.
La storia, cinematografica, di Priscilla risale al 1994, quando Stephan Elliott si mise all’anima di mettere su un vecchio torpedone riverniciato di rosa Bernadette, Mitzi e Felicia, una trans e due drag queen, un trio con trascorsi e sogni di spettacolo che partono, da Sidney, alla volta di Alice Springs, per raggiungere la ex moglie di Tick, che dirige l’Hotel Casino Lasseters e che esige che loro figlio conosca suo padre.
Colpi di scena, sottile ironia, spesso farcita da un frasario da drag e una valanga di buoni sentimenti sono il corollario ad una trasposizione teatrale maestosa, un musical portentoso, sulle note di alcuni memorabili song degli anni 80, da Madonna ai Village People, da Cindy Lauper agli Abba, Gloria Gaynor e altre indelebili stelle del firmamento della discomusic, cantati, dal vivo, da uno stuolo di recitatori professionisti impeccabili, un nugolo di professionisti ineccepibilmente preparati, con ore di palestra per tenere a bada gli addominali e rafforzare, fino all’invidia, i muscoli dei glutei e stagioni intere trascorse ad addomesticare voci e movenze alle basi musicali.
Meravigliosamente inutile, questo Priscilla, da un’angolatura speculare, è una vera e propria gemma dello spettacolo: sfruttato fino all’esaurimento per riequilibrare le anime smarrite e spezzate degli statunitensi dall’attacco alle Torri Gemelle, spaccia per risolto un problema che invece, a venti anni dal battesimo della pellicola, lascia ancora tutto delittuosamente sospeso. I colori mortificati dal nero e la consapevolezza morale e sessuale di un mondo in continua crescita, quello delle trans, che si ritrovano, almeno dalle nostre parti, a Torre del lago, nel locale di Regina, una veterana della strada; il locale, naturalmente, è il Priscilla.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Giovedì 14 novembre 2013 | 08:57 - © Quarrata/news]

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