di MARCO FERRARI
Il divieto... |
370mila € per
ripristinare il guado/guaio del Sestaione e zone adiacenti dopo la piena di
novembre – Una storia infinita di sprechi proprio mentre si costringono i
cittadini a tirare la cinghia?
CUTIGLIANO. Dalla Buca delle Fate
alla Torre del Fattucchio (passando dalla Frassa): quattro passi nel tempo e
nel bosco tra leggende di ieri e misteri di oggi.
La giornata si preannuncia perfetta. Il sole unito
ad un’aria tersa e pungente è un invito per montanari e montanini a fare un’escursione
ritemprante su mulattiere e piccoli sentieri. La meta è la Torre del
Fattucchio, un macigno di arenaria che si stacca imponente dal monte Cardoso e
domina la sottostante Val Sestaione. L’escursione, pur di breve durata, non va
sottovaluta, siamo sempre in montagna e la prudenza non è mai troppa.
Raccogliamo le prime informazioni su internet,
trovandole sul sito del Comune di Cutigliano (www.comune.cutigliano.pt.it).
Sul depliant, che scarichiamo, viene indicata la durata, circa un’ora, e la
difficoltà, media. Memorizziamo i riferimenti utili per seguire l’itinerario e
prepariamo l’occorrente: un paio di scarponcelli da montagna comodi e ben
rodati, la giacca a vento e lo zaino con dentro: berretto, guanti, una
bottiglietta d’acqua, un piccolo binocolo, l’inseparabile D200 per fare due
foto e ovviamente il Codice della Strada, non si sa mai. Ritrovo e partenza
alle 14 di fronte alla Chiesa di Pian degli Ontani.
CONDANNATI ALLO SPRECO PERPETUO
La storia che ci racconta Marco Ferrari, oltre che vera – e
bastano i documenti a cui fa riferimento –, è anche grottescamente tragica:
per il ponte portato via dalla piena, èccoti qua 740milioni delle vecchie
lire.
Quel ponte – se riguardate le foto pubblicate qui e qui – faceva schifo prima e farà schifo
anche dopo il suo riadattamento.
Ma seguite bene tutto il ragionamento di Ferrari. Lo seguano anche il
Prefetto e la Procura della Repubblica, ma anche la Corte dei conti.
Poggiate l’occhio anche sul mulino: una spesa che non serve a nessuno;
quattrini buttati via. Quanti in tutto?
Facciàmone, di questi esempi, degli emblemi-stendardo dell’Italia allo
sfascio attraverso una Regione allo sbando – quella stessa che, con il
Governatore Rossi, s’è vista fumare 400 milioni di € di sanità a
Massa, per Rolex d’oro, macchine e puttanate (vere e metaforiche) varie.
E niente cambierà – statene certi – neppure con il nuovo che avanza,
allorquando Bersani, con la sua schiera di sopravvissuti, smetterà di
raccontare favole e passerà a raccontare fole (tanto basta
cambiar parola…).
Chiudete questi rubinetti di spreco, per favore! Fate pagare i Bim a chi
deve pagarli, Carluccio Ceccarelli compreso.
E andatevene a casa, politici. Tutti, tutti insieme e tutti quanti.
Senza girarvi indietro, senza chiedere – come qualche accattone pistoiese
– 300 firme per essere infilato in un listino.
Ormai tutti i vecchiacci logori devono essere infilati solo in un posto:
un bel loculo cimiteriale.
Monti per primo, ovviamente.
Edoardo Bianchini
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Da qui, seguendo il viale dedicato alla poetessa
Beatrice, in 15 minuti di strada asfaltata si giunge alla Frassa. In questo
breve tragitto, troviamo, ai margini della strada dei blocchi di pietra con su
scolpite rime e versi composti quasi due secoli fa dalla poetessa pastora.
Prima sosta e primo luogo leggendario, la piccola
Buca delle Fate. Un anfratto tra le rocce arenarie da dove, dalle viscere della
terra, risale una corrente d’aria a temperatura costante.
Di passo svelto arriviamo al posteggio della
Pizzeria “La Diga”, dove terminata la strada asfaltata, imbocchiamo una
mulattiera. Il cartello di divieto, già notato la scorsa volta (vedi: Un guado/un guaio. Il ponte sul Sestaione a La Frassa)
ci attende minaccioso.
Questa volta siamo però attrezzati e con il Codice
della Strada possiamo provare a decifrare il mistero. Si tratta di un divieto
di transito con apposta anche un’indicazione di pericolo, ma di cartelli triangolari,
indicanti “Pericolo generico” non ve ne sono. Essendo pedoni, non abbiamo nulla
da temere e possiamo tranquillamente proseguire. Un cartello che dovrebbe
vietare il transito veicolare, ma con solo una raccomandazione a non farlo perché
è pericoloso. Il cartello non è infatti posizionato, come peraltro prescrive il
codice della strada, al centro della carreggiata, ma in posizione defilata al
margine di essa.
La Frassa |
Ma se è effettivamente il transito è pericoloso,
come recita l’anomala segnalazione posta sotto il cartello di divieto, perché
non ripristinare quella sbarra, svelta ed appoggiata a ridosso del muro di
recinzione dell’ormai dismessa diga dell’Enel? Con una spesa di poche migliaia
di euro si sarebbe risolto il problema. Invece no!
Poco più in là il ponte/guado/guaio, atto a far
attraversare veicoli il cui transito è vietato, viene ripristinato con un’inondazione
di finanziamenti pubblici. Finanziamenti concessi per i danni causati dalla
piena di metà novembre, cui, questo manufatto ibrido tra un ponte e un guado, è
stato forse determinante nel creare il guaio, visto e constatato lo sbarramento
creatosi con l’occlusione totale delle due piccole arcate del ponte.
Il paesaggio è dei più belli: le vette innevate,
il torrente impetuoso, il clima rigido, sembra di essere nel Klondike, e forse
l’oro qui c’è davvero. La leggenda, che ammanta di mistero la “Torre del
Fattucchio”, narra infatti di un favoloso tesoro nascosto da gnomi e folletti e
protetto da un terribile sortilegio di una fattucchiera, da qui il nome di “Fatuchio”.
Ovviamente storie da raccontare a “veglia” come si usa ancora fare in queste
zone, intorno al fuoco di un camino.
Non sono storie invece gli atti pubblici che
certificano l’odierno tesoro di 370.000,00 €, per realizzare e ripristinare il
guado/guaio e zone adiacenti. Ai 60 mila euro iniziali, serviti per finanziare
la realizzazione, parole del Sindaco di Cutigliano Carluccio Ceccarelli “non
del tutto diciamo ad opera d’arte” del coso, con la logica del «tanto
pagano i contribuenti» (pag.11 della Deliberazione del Consiglio Comunale n. 36
del 29/11/2012), si aggiungono i nuovi finanziamenti ottenuti dalla Regione
Toscana di 120 mila euro per “Danneggiamento attraversamenti guadi e
esportazione di parte di scogliera in destra e sinistra idraulica, sistemazione
e regimazione alveo fiume Sestaione con pericolo di inondazione verso le abitazioni
in località la Frassa”, come da delibera della Giunta Comunale n.178 del
29/12/2012; e di 150 mila euro per “Costi ripristino dissesto del versante
interessato dall’evento dell’11 novembre 2012 con danneggiamento della
viabilità a seguito di erosione del fiume Sestaione con isolamento di
abitazioni in località Case Mori e Costi”, come da delibera della Giunta
Comunale n.177 del 29/12/2012 (vedi le delibere). Una vera inondazione di denari pubblici. Dalla
delibera del consiglio comunale si apprendono però anche le motivazioni
giustificative di tali imponenti spese:
1) “intanto un’area dove c’è un interesse dell’Enel”;
2) “c’è un mulino”;
3) “a monte ci sono tante abitazioni, tante
seconde case, circa 30 villeggianti che la frequentano d’estate”;
4) “Ci sono dei residenti, tant’è vero che abbiamo
dovuto fare delle giustificazioni per le assenze a scuola”;
5) “c’era una petizione popolare da tempo”.
Una sciorinata di giustificazioni che le
opposizioni si sono bellamente bevute, senza se non con pochissimo ribattere,
anzi quasi scusandosi. Chiedendo i giustificativi tangibili, non viene messa in
discussione l’autorità e la rispettabilità delle persone. È un insegnamento
vecchio di duemila anni. Nostro Signore alla richiesta “se non vedo non credo”
di Tommaso, non si scandalizzò e di buon grado, si fece toccare nel suo
costato. Quindi: perché non chiedere la petizione che sicuramente è
protocollata in Comune? Perché non chiedere copia delle giustificazioni
scolastiche? Perché non ribattere che la diga dell’Enel è ormai dismessa e l’accesso
è al di qua e non al di là e prima di quell’ultimo ponte. Perché non far
presente che il mulino di proprietà comunale, ristrutturato recentemente, che
dovrebbe essere un attrazione turistica, è sempre chiuso e non vi sono cartelli
che indichino a chi rivolgersi per visitarlo?
Il mulino... chiuso |
In ultima istanza, come fatto marginale, si
apprende, che nella società che gestisce la centrale idroelettrica posta nella
sponda opposta, fa parte anche lo stesso Sindaco. Qui sarebbe stato d’obbligo
chiedere conto dei B.i.m., i sovraccanoni idrici mai richiesti a questa ed
altre società da ben 5 e forse più anni andati in prescrizione (vedi). Richiesta di
pagamento a carico della ex-Comunità Montana – ultimo Presidente Carluccio
Ceccarelli – e beneficiari i Comuni, tra cui anche quello di Cutigliano.
Fra un macigno ed un altro (forse anche quello che
frena le opposizioni) proseguiamo il cammino e in poco tempo, circa 40 minuti,
passiamo dalle ombre della valle, ad un sole quasi primaverile. Raggiungiamo la
“Torre del Fattucchio”, ammiriamo il vasto panorama, scattiamo due foto e
appena il sole inizia a tramontare dietro i monti sopra Pian di Novello, riprendiamo
la via del ritorno, facendo attenzione a non scivolare sul sentiero reso insidioso
da sassi e foglie secche.
Ritornati in località della Frassa, con sorpresa
ci accorgiamo che è possibile attraversare il torrente a valle della diga e del
guado/guaio, con un ponte, un vero ponte – solo pedonale – che poggia su due
alte colonne in pietra collocate sulle due opposte sponde del torrente. Sotto
di esso c’è un guado, un vero guado.
E il mistero di oggi s’infittisce...
La sbarra rotta
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Il vero ponte
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Il guado/guaio
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Il vero guado
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Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Marco Ferrari.
[Lunedì 7 gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]
Notevole racconto.
RispondiEliminaConsiglierei alla Corte dei Conti (e magari anche alla Procura della Repubblica, quella di Pistoia. Intendo la "Procura", non la "Repubblica") di far scavare dalle parti di quella torre (mi riferisco al "Fattucchio"): lì sotto si troverà, di sicuro, il tesoro sparito nella Comunità Montana.
E nessuna paura della "fattucchiera": è volata via; si vergognava troppo !