domenica 27 gennaio 2013

MONTAGNA. LA TRAGEDIA DI ESSERE VITTIME DA SEMPRE DELLO STESSO PARTITO

di Il Grillo Parlante [*]

Sindaci inadeguati e sempre più chiusi nelle loro individualità e gente sfiduciata che non sa aspettarsi più niente – Uno scambio politico Pacini/Comune Unico? L’analisi di un ‘filosofo’ che riflette

SAN MARCELLO-MONTAGNA. Non credo che gli abitanti della montagna – anche se messi in relazione alla rappresentanza ed alla qualità dei Sindaci espressi – siano servi sciocchi.
Forse sono servi imbelli e sfiduciati dalle tante “prese di culo” conseguenti dalla costituzione delle Regioni che, in Toscana, è sempre stata guidata in modo egemonico dagli uomini di quel partito Pci-Ps-Pd peraltro scarsamente contrastato dalle opposizioni consiliari.

Prese di culo che, per la montagna, si rifanno alle tante Conferenze di Maresca occasioni nelle quali il politico di turno tirava fuori dal “cappello a cilindro”: il trenino di collegamento Pracchia-Abetone, il Palazzo del Ghiaccio ed il Museo dello sci all’Abetone; collegamenti funiviari per ogni dove; avveniristici Centri Benessere; aule verdi; aziende pubbliche per la promozione e valorizzazione turistica del patrimonio e – tra le tante altre – la istituzione della Comunità Montana Appennino pistoiese che da organo di sviluppo per la montagna si è trasformata in una sorta di palestra di addestramento per amministratori incapaci, per dirigenti addormentati e per qualche ladrone.
Questo conclamato sfascio ha messo in crisi la agricoltura, l’artigianato, il turismo, il territorio, le foreste e i boschi in genere un tempo gestiti con spiccata competenza da persone come il mitico ingegner Guglielmo Premuda, amministratore delle grandi foreste demaniali di Abetone, Piandinovello, Maresca e Acquerino; dell’ingegner Breschi del Corpo Forestale dello Stato; del dottor Luigi Ubaldi e via di seguito. Affiancati da molte guardie del Corpo Forestale dello Stato e da schiere di provetti operai, questi dirigenti avevano fatto rifiorire boschi e foreste loro affidate rimaste assai danneggiate dall’ultimo conflitto.
La dissennata gestione della Comunità Montana, l’accentramento delle competenze in mano della Regione e della Provincia, l’eccessiva burocratizzazione di quest’ultima e dei Comuni i cui uffici sono infarciti di impiegati a scapito degli operai ha portato la montagna ad essere un territorio abbandonato a se stesso e che ha perso quasi tutte le specificità di quando la strada granducale Ximeniana, la ferrovia Porrettana e la laboriosità dei suoi abitanti lo avevano collocato tra le maggiori stazioni di villeggiatura europee.
Ora il lavoro che manca e che spinge i giovani a trasferirsi; il carico di anziani superiore alla media nazionale ed europea; le poche attività residue che a poco a poco chiudono; i sindaci sempre più sfuggenti dal colloquio con la gente e che decidono – spesso da soli – nel chiuso delle loro stanze sono tutti elementi che inducono la gente a chiudersi in se stessa.
“Ognun per sé e Dio per tutti” è lo slogan che sta facendo più proseliti anche tra i sindaci. Giampiero Danti, sindaco di Abetone – forse pago dei cospicui fondi destinati all’Abetone ed agli impianti – si accontenta di salvare l’ortopedia di San Marcello essenziale per gli sciatori infortunati.
Carluccio Ceccarelli ha avuto 650mila euro per riparare i danni che il torrente Sestaione e la pessima progettazione di un ponticello hanno arrecato alla Frassa ed alla centrale di cui è comproprietario ha come unico obiettivo quel Comune Unico che i suoi concittadini osteggiano.
Silvia Maria Cormio – paracadutata come Sindaco a San Marcello dalla nomenclatura del Pd – unitamente ai vari Valerio Sichi & i compagni sospinti da Roberto Orlandini (uomo di fiducia del Klm e del filantropo (??) Manes punta anch’essa al Comune unico la cui guida potrebbe essere suo appannaggio e – in queste faccende affaccendata – non perde troppo tempo per l’Ospedale e per gli uffici postali chiusi.
Claudio Gaggini, sindaco di Piteglio, e Marco Traversari, sindaco di Marliana pur mobilitati ancora non hanno preso posizioni definitive.
L’unico ad ergersi a vindice della montagna e affatto preoccupato di rendersi inviso è Marcello Melani, sindaco di Sambuca.
In questo stato di nebbia oscurante e tra una frana e l’altra che contrappuntano la statale 12 dell’Abetone e del Brennero (senza che Federica Fratoni abbia allertato gli operai della Comunità posti dalla Provincia in cassa integrazione) tra la gente sta prendendo campo la certezza che sia già avvenuto – con la regìa di Oreste Giurlani, presidente dell’Uncem Toscana – lo sconcio baratto tra la soppressione dell’Ospedale e l’istituzione del Comune Unico. Forse l’ultimo atto con cui i politici pensano di chiudere – buttando via la chiave – la cassaforte che ospita il marcio della Comunità Montana…

[*] – Lettore assiduo che chiede il rispetto della propria privacy

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[Domenica 27 gennaio 2013 | 19:31 - © Quarrata/news]

6 commenti:

  1. Un baratto sconcio giá avvenuto? La chiusura definitiva degli ex stabilimenti smi con l'apertura del dynamo camp ... Nel silenzio generale!

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  2. Visto che non riesco ad entrare nei vs. commenti la mando così. È in risposta all’articolo sulla montagna firmato il Grillo Parlante.

    Guardi sig. Grillo parlante che le cose stanno andando in modo diverso da come le descrive Lei.
    Intanto, prenda atto che il Centro destra ha in mano 3 Comuni (Piteglio, Cutigliano e Maresca) su 6 e forse ha qualche responsabilità storica visto che ad Abetone hanno guidato il Comune per 10 anni e Cutigliano non si può dire che la precedente sindaca fosse di sinistra e comunque avendo il Presidente della Comunità Montana potevano far scoppiare tutto e non lo hanno fatto. Perché per carità cristiana o per connivenza?
    Poi prenda atto che la Cormio non sa quel che vuole e quel che dice perché all’ultima seduta pubblica della settimana scorsa per l’Unione dei Comuni era contraria in pratica a tutto, anche al proprio programma elettorale (!!) tanto che il giovane figlio del più noto architetto della montagna l’ha sbeffeggiata proprio per questo.
    Infine, la informo che il PD NON è figlio del PCI ma figlio di una mutazione genetica profonda; semmai è qualche dirigente locale del PCI che si guarda allo specchio e afferma di aver cambiato nome ma non spirito oltre a qualche spirito anziano nel corpo ma profondamente ingenuo nell’anima.
    Infine, in montagna la metà di chi ci abita sono parenti tra loro e allora non la butterei in politica ma in familistica.
    Lei pensi ai collegamenti tra certi assessori in quota Forza Italia e certi Direttori di uffici pubblici come la CM e poi capirà tante cose.
    Così come la formazione di certe giunte e l’assunzione di un certo tipo di tecnici residenti in comuni come Quarrata.
    Ma, per favore, lasci stare i morti; il PCI è morto e lasciatelo lì; nel bene e nel male ha fatto parte della storia della nazione e chi non lo riconosce è un bugiardo. Ma le cose sono cambiate.
    Mario di Nanni

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  4. IL GRILLO PARLANTE

    Gentile sign. Mario di Nanni
    La ringrazio davvero per l’attenzione che ha dedicato a quanto ho scritto e mi auguro che anche Lei vorrà leggere le mie precisazioni. Ovviamente non pretendo ( come del resto anche Lei non pretenderà) di essere uno che ha la verità in tasca. Sono soltanto uno che osserva e cerca di valutare fatti e persone partendo da ciò che si era confrontandolo con l’oggi.
    Da questa sorta di analisi viene fuori la conclusione che non solo la montagna ma Montecatini e la Valdinievole ed, anche, Pistoia hanno fatti grandi salti all’indietro. E, contemporaneamente scatta l’interrogativo sui perché.
    Di solito lo scorrere del tempo e gli accadimenti ad esso collegati sono contrassegnati da fenomeni naturali ( terremoti, esondazioni, siccità e via di seguito) o dalle scelte – sia giuste che ingiuste e – a volte aberranti- degli uomini.
    Non essendosi verificati negli ultimi 50 anni sul nostro territorio grossi fenomeni naturali ne consegue che la decadenza in cui attualmente ci si dibatte debba essere attribuita alle scelte di chi ha gestito per tanto tempo il potere e, in primis, al partito dominante . Ora, signor Mario, nessuno può contestare che nella provincia di Pistoia a conquistare, democraticamente, il maggior numero di voti sia stato il PCI – da Lei dichiarato morto- ma che invece vive e vegeta attraverso i figli, figliastri e nipoti di uomini cui faccio tanto di cappello e che – nel nostro piccolo rispondevano a persone del calibro di Mario Olla. Gente che aveva combattuto il nazifascismo e che, per il solo fatto di militare nel PCI era stata licenziata dalla Smi e costretta ad espatriare in Belgio, Francia, Germania e Svizzera. Quella SMI ora KLM che fa capo al benefattore Manes rappresentato in montagna da Roberto Orlandini direttore del Dynamo Camp di Limestre.
    I vecchi comunisti erano di spessore assai diverse da quelle confluite nel PDS ed, ora, nel PD che attualmente non è altro che un minestrone assai indigesto, di eredi degli ex comunisti e i fuoriusciti da altre militanze ( ex Dc, socialisti, lobbisti, faccendieri e mestatori di ogni risma). Illuminanti al riguardo le vicende della Comunità Montana Appennino pistoiese e – in Italia- i tanti scandali e malversazioni tra i quali emergente il caso del Monte dei Paschi.
    Sotto questa luce ritengo che il “familismo” da Lei accreditato abbia relativa influenza sul nostro territorio. Altri sono i burattinai che gestiscono Pistoia e la provincia e che hanno come insegna : PDS, CURIA e FONDAZIONE DELLA CASSA DI RISPARMIO.
    I sindaci che Lei accredita al centro destra di Cutigliano e Piteglio - la frazione di San Marcello, Maresca, un tempo conosciuta come la Stalingrado della Montagna non fa Comune - contano assai poco.
    Quello di Piteglio perché è un novizio della politica; quello di Cutigliano considerato non affidabile e per le nebbie non diradate nel pasticciaccio brutto degli ammanchi della Comunità Montana e per aver consegnato – lui grosso esponente del MSI- il Comune di Cutigliano al candidato del PDS , Graziano Nesti ricevendone in contraccambio i voti pidiessini che portarono all’elezione a sindaco di Abetone dell’allora missino Giuseppe Montagna.-

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  5. Non chiudetelo qui, questo dibattito con i commenti a questo scritto. QUELLO CHE LEGGIAMO E' MUSICA PER I NOSTRI ORECCHI. Quello che dite, in parte lo sapevamo già, ma diteci qualcosa in più, voi, che da quello che scrivete, siete stati sicuramente attenti osservatori di quanto successo negli ultimi 30 anni sulla Nostra Montagna e può dare un significativo contributo affinché quanto successo non si ripeta.
    Una Analisi storica di questo periodo, la può fare solo chi ha costantemente vissuto sulla Nostra Montagna e pur avendo orientamenti politici, ha avuto modo di dare giudizi e fare valutazioni senza vincoli di appartenenza ma avendo come punto di riferimento la propria onestà materiale e intellettuale.
    PER FORTUNA, POCHE, MA CE NE SONO ANCORA DI QUESTE PERSONE.
    Un ultimo invito: non portate rispetto a nessuno di quelli che ritenete siano gli artefici del disastro, perchè sono sicuramente in tanti.

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  6. Nei lontani anni 80, il galantuomo Mario Olla - e lo dico senza ironia - fu trascinato in giudizio da un consigliere comunale per la pessima manutenzione amministrativa del complesso Le Ginestre. Fu condannato dal Tribunale. Poca o nulla pubblicità all'evento,proprio perchè il PCI la faceva da padrone. Questa è oramai "storia".

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