domenica 17 febbraio 2013

DISSOCIAZIONE E SCHIZOFRENIA, LA REALTÀ SCOPPIATA DEL QUOTIDIANO

di EDOARDO BIANCHINI

«Un giorno di ordinaria follia» di cui sembrano essere stati protagonisti i vigili urbani

CASALGUIDI-AGLIANA. Ieri è stata una giornata davvero particolare e – si potrebbe dire – monotematica, interamente dedicata, almeno da questo blog, ai vigili urbani e a certe loro mirabolanti imprese. Ogni età, ha, del resto, i suoi eroi: Achille, El Cid, Orlando, Rambo…
Si è cominciato con la denuncia di una vigilessa di Casalguidi-Serravalle (vedi) che ha infastidito un cittadino perché la stava riprendendo con il telefonino mentre appiccicava post-it di multe ad auto dinanzi alle Milleluci di Casale. Si è finito con le mirabili gesta di un vigile e di una vigilessa di Agliana che, dinanzi a un cittadino che teneva in mano un cartello che dava indicazioni lecitissime ai passanti, non hanno saputo fare niente di meglio che irritarlo al punto tale da poterlo alla fine denunciare per resistenza (come riporta Piera Salvi su La Nazione).

Il problema è che questi tutori dell’ordine e della sicurezza tutto hanno in testa fuorché la chiara percezione sia della norma sia della reale gravità del caso di cui si stanno occupando sul momento: e sbagliano, per evidente ignorantia legis, l’interpretazione del dato oggettivo, sopravvalutando o sottovalutando il fatto in sé e per sé.
Il signore di Casale che riprendeva la vigilessa all’opera delle multe, lo stava facendo in un luogo pubblico (la pubblica via), durante un servizio pubblico (lo stacco delle multe): e quindi poteva fare quel che voleva; il commerciante di Agliana non era nudo, non stava infastidendo nessuno, non stava minacciando nessuno né con un mitra, né con un machete, e neppure con un temperino.
C’era, dunque, un’emergenza pubblica tale – sia nel caso di Casale che in quello di Agliana – da imporre
1. al cineamatore casalino di consegnare il cellulare
2. al commerciante aglianese col cartello, di farsi identificare per ciò che faceva?
È forse un reato tenere un cartello in mano? Stava offendendo qualcuno o qualcosa? Stava violando una particolare norma di legge? Metteva a repentaglio dolosamente la vita e/o l’incolumità di qualcuno?
E invece non c’era emergenza, non c’era pericolo, non c’era rischio per l’incolumità altrui, non c’era ingiuria, non c’era offesa: non c’era niente di nulla. E la cosa più bella – e tragica – è stato quell’inseguimento aglianese come se quel povero diavolo avesse scippato una vecchina dopo averla pestata di cazzotti e ridotta in fin di vita.
Perciò l’analisi del quadro è ancor peggiore di quanto si possa pensare.
In questo bello Stato indefinibile, educato da mille manifestazioni  a sostegno della legalità, siamo, purtroppo, arrivati a un punto tale che proprio le istituzioni vestono i panni della negazione della legalità stessa: le istituzioni che pretendono di non essere sindacate perché, spesso piene di presunzione, si arrogano il diritto di essere gli arbitri di questa partita di calcio che è ormai la nostra vita: quegli arbitri assoluti che, come i giudici di Artioli e della Misericordia, vedono un rigore sì e uno no, e che fanno come credono e come vogliono “a prescindere”, estemporaneamente.
Ha voglia il buon Nesti – comandante ‘incerto’ della polizia municipale di Agliana – a fare il serio quando dice che da ora in poi tutti capiranno che in quel tratto di strada non si deve circolare! Siamo certi che nessuno ci circolerà più, se non altro per la paura di essere arrestati e ammanettati, che non è tra le cose più piacevoli e ambìte da nessuno.
Ci spieghi meglio – invece – il comandante sub judice, quale può essere stata la ragione ineludibile di dover necessariamente indentificare uno con un cartello in mano con su scritto «si può passare», e fino al punto di ammanettarlo.
Poi, però, cominci – per quanto gli compete – a pensare seriamente di mettere sotto inchiesta disciplinare il suo ipersolerte subordinato.
Perché, più che convinti, siamo certi che abbia combinato davvero un bell’arrosto.
Di cui risentiremo ancora parlare – e sicuramente non bene.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 17 febbraio 2013 | 12:02 - © Quarrata/news]

1 commento:

  1. Le leggi talvolta sono stupide e crudeli, ma ancora più stupidi e crudeli sono quelli che con grande orgoglio ed ottusità, abusando frequentemente del loro potere, le fanno osservare alla lettera.
    Carl William Brown

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