di Lorenzo Cristofani
PISTOIA. Scendendo lungo le
curve che avvolgono Saturnana, da cui la città di Pistoia appare, incastonata
nella piana, come in una tela veneziana, si è portati a credere davvero che la
valle del Piestro sia stata sede, nell’antichità, di un importante centro di
culto, la cui aura può ancora evocare qualcosa in chi si lascia trasportare, per
un attimo, dall’immagine del serpente scolpito nella roccia.
Un sincero
ringraziamento va a tal proposito a Giuseppe Benini e Simone Fagioli, che agli
inizi degli anni Novanta scoprirono il masso durante la ricerca di quarzi nel
torrente Piestro, tributario del torrente Ombrone, elargitore di acqua tutto l’anno
e sovrano di una angusta vallecola, popolata e brulicante di attività fino a
qualche decina d’anni addietro.
Il grande
masso di arenaria, su cui è inciso il lungo serpente, è stato oggetto, di
recente, di alcune ipotesi di spiegazione. La più accreditata vorrebbe che il
luogo in questione fosse legato al culto misterico del Dio Mitra, fosse cioè un
mitreo. In effetti il macigno si trova in un luogo isolato al limite dell’inaccessibilità,
caratteristica dei mitrei, luoghi chiusi,
artificiali o naturali, molto spesso ipogei. Qui la natura veniva sacralizzata
e si fondeva in un culto misterico, ricco di sorprendenti analogie col
cristianesimo (vedi).
Il culto
di questa divinità è documentato nella religione persiana e in quella indiana e
viene introdotto nel mondo ellenistico prima e romano poi. Mitra è dunque un
dio molto antico, primordiale, nato da un masso e legato a molti
elementi astronomici (il sole, la costellazione del toro, la precessione degli
equinozi…), che in occidente scompare ufficialmente nel 394 d.C. – quando per editto
imperiale vennero banditi tutti i culti pagani in favore del Cristianesimo.
Tuttavia non si esclude che nella periferia dell’impero, come poteva essere la
valle del Piestro, il radicamento di questo essere soprannaturale sia perdurato
ancora a lungo.
A
suffragare la credibilità delle ipotesi fin qui riportate ci sono svariati
indizi, qui solo in parte brevemente menzionati. Nella organizzazione delle sette mitraiche il livello più alto raggiungibile dagli adepti
era sotto la protezione di Saturno, e il toponimo di Saturnana, antico presidio
da epoca storica, sembra testimoniare il legame della zona con la presenza del
mitraismo. Infine l’acqua, che in questa religione sembra svolgere un ruolo
purificatorio importante: spesso nelle vicinanze del santuario c’era una
sorgente, naturale o artificiale. Nel nostro caso, appunto, in una dimensione
atemporale ed eterna, scorre perenne il Piestro, come a lanciare un monito a quanti,
accecati dall’ansia della crescita perenne, sono convinti di trasformare e
ribaltare il rapporto necessariamente di sudditanza dell’uomo nei confronti del
pianeta. Il pianeta vivo, che ci nutre e che se proprio non deve essere
sacralizzato, come al tempo dei culti misterici e di Mitra, che ne era in un
certo senso manifestazione, almeno potrebbe avere riconoscenza e un po’ più di
rispetto.
Interessanti
approfondimenti sul culto di Mitra sono qui consultabili.
Per
chi fosse interessato ad effettuare un sopralluogo basta contattare Lorenzo
Cristofani attraverso questo blog, che intende riportare all’attenzione
dell’opinione pubblica questo singolare e dimenticato reperto. Che merita di
essere conosciuto, studiato e approfondito scientificamente dai cultori
dell’archeologia e dell’arte rupestre, nonché dagli specialisti delle
discipline ad esse afferenti.
Cliccare
sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì
7 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]
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