SAN
MARCELLO.
La lettura del comunicato con il quale i dipendenti della Comunità Montana ci parlano
del miserabile finale al quale l’ente è stato destinato, non necessita di molte
considerazioni (vedi). Per decenza, per
rispetto a chi vede il proprio futuro meno certo e soprattutto per l’immediatezza
dei toni usati.
Per
l’accusa semplice e diretta rivolta alla politica, nel suo complesso e nella
varietà delle persone che, più o meno a lungo termine, dovevano amministrare e
non lo hanno fatto.
Dovevano
indirizzare e non lo hanno fatto.
Dovevano
dare un senso alla loro presenza di rappresentanti della polis, e non lo
hanno fatto.
Dovevano
mostrare il medagliere delle loro presupposte competenze, e lo hanno fatto.
Dovevano
camuffare il loro niente progettuale e politico, e lo hanno fatto.
Dovevano
dimostrare di essere validi rappresentanti del territorio e dei suoi interessi
ed hanno dimostrato di esserlo solo per salvaguardare il proprio giardino e il
proprio interesse personale.
Hanno
dimostrato quello che sono: piccoli uomini capaci neppure per normali progetti
di vita civile e comune.
Hanno
dimostrato di accettare che il valore dell’amministrazione del bene pubblico si
piegasse a innominabili super valori dell’economicismo personale e di carriera.
Hanno
dimostrato di essere politici capaci, capacissimi, capaci…. di tutto.
Hanno
dimostrato di non valere un bel niente.
Il
comunicato dei dipendenti dell’Ente, solo che si voglia leggerlo in chiave
politica, ci dice che tutti, nel tempo, maggioranza e opposizione, con la
gradualità della diretta responsabilità nei ruoli e nelle competenze (leggi
Presidenti e Assessori, soprattutto, aggiungiamo noi, al bilancio) per il tempo
e per i ruoli ricoperti non lascia scampo.
Non
c’è nessuna voglia di fare ironia; altrimenti lo avremmo detto in maniera
chiara.
Invece
diciamo ai dipendenti della fu Comunità Montana: buona fortuna, sinceramente buona
fortuna!
Altro
non sapremmo dire.
Q/n
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[Mercoledì
27 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]
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