Gite ed escort: vizi privati e
pubbliche virtù di chi faceva il bene della città mentre le ‘vispe terese’ non
s’avvedevano di niente…
PISTOIA. Stamattina Cristina Privitera, caposervizio della Nazione,
parla di dignità smarrita da parte dei politici.
Li chiama – direi più che giustamente – ‘vispe terese’, inserite
(aggiungo) in un giardino delle delizie da mazzi di fiori in culo: tutti
che si davano del tu con grande disinvoltura, cene e pranzi, gente che –
altrove sulla Nazione – conosceva la
combinazione elettronica della porta dell’ufficio dell’ingegner Evangelisti, e
entrava e usciva a suo piacere dalle stanze di via XVII Aprile, la sede del potere
reale di Pistoia.
Nessuno dei politici che si senta in dovere di scusarsi –
dice la collega – con la gente, con gli elettori, per essere stato cialtrone e
non aver visto né sentito niente; per non essersi accorto di nulla.
Al contrario di Bertinelli (che oggi, sul Tirreno,
dice che si era già reso conto da sé del male), quelli che stavano nel giardino
delle delizie, avevano – di fatto – una sola preoccupazione: godere,
lasciar godere, darsi bel tempo e divertirsi. Ovviamente alle spalle della
gente e dimenticandosi che chi ha il voltante di un’auto in mano, deve stare
più attento del solito. Se poi il veicolo è un autobus, lo sanno anche i
protozoi o i celenterati che i guidatori devono avere una patente diversa e più
qualificata della povera e misera patente B che hanno i semplici cittadini come
noi: insomma, l’ordinamento parlerebbe, per chi ha più responsabilità, di
doveri maggiorati e di una cura che non è quella del comune bonus pater
familias, ma dell’optimus pater familias.
E invece no. Come dei Neroncini gaudenti e da basso impero,
così presentati dalla collega Privitera, «mai che si dessero del lei» nei loro
«rapporti più o meno assidui, ma sempre informali stando ai riscontri delle
indagini, con gli imprenditori accusati di spartirsi scientificamente i lavori
pubblici», i politici pistoiesi hanno vissuto con il sorriso sulle labbra anche
loro, come quello di Evangelisti, che ha colpito molti.
E potevano farlo a cuor leggero, perché l’altezza della loro
etica – aggiungiamolo pure – si misura anche dai nomignoli che davano
agli altri: lo stupefacente (e ignobile) Zarina, per esempio, della
gentile Signora Fratoni.
D’altra parte Evangelisti non ha detto di aver sempre fatto
il bene della città? E chi, fra i politici, non avrebbe dovuto dormire sonni
tranquilli con un filosofo di tal levatura a guardia dell’interesse dei più?
Un vero e proprio Nembo Kid o Superman che, per riprendersi
dagli impegni stressanti e terribili del sudato, disinteressato travaglio a
favore del bene comune, si ritirava, periodicamente, nelle sue fortezze
della solitudine – la Croazia, Praga o chissà cos’altro, stando a quel che
si legge –, in meditazione trascendentale e preghiera.
Il tutto mentre le ‘vispe terese’ giocavano giulive, con i
loro mazzi di fiori, nel giardino delle delizie…
Edoardo
Bianchini
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[Domenica 17 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]
chi è la Zarina? su chi comanda? di certo non è eletta! gli czar derivano il loro potere da Dio e comunque non dagli uomini. E perché la Signora Fratoni, democraticamente eletta, è indotta a rivolgere tale appellativo a qualcuno che evidentemente può anche su di lei, più di lei? e allora il popolo sovrano? sì vabbè ho capito me ne vado due o tre ore al mare :)
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