di Lorenzo Cristofani
PISTOIA. Vent’anni fa Rio de Janeiro fu illuminata dai riflettori di
tutto il mondo per lo storico Vertice della Terra, che segnò un timido avanzamento nella consapevolezza della
relazione tra sviluppo economico, sociale e protezione dell’ambiente.
Adesso, a due decenni
di distanza dalla conferenza mondiale delle Nazioni
Unite sullo Sviluppo Sostenibile,
e dopo vari summit internazionali celebrati da allora, sempre sulle politiche
improntate a uno sviluppo sostenibile, che sostenibile non è mai stato, non è
proprio più possibile continuare su questa strada.
Quale strada? Quella dei suicidi che tutti i giorni leggiamo sui
giornali, della disoccupazione con numeri mai registrati, di un welfare state
in via d dismissione, di una delocalizzazione delle attività produttive nei
paesi con meno diritti, di un impoverimento materiale e spirituale, in
definitiva, senza dubbio manifesto.
Il sottosegretario al dicastero dell’Economia Polillo ha affermato
che per rilanciare la crescita “gli italiani dovrebbero rinunciare ad una
settimana di ferie”. Questo in sintesi il modello di società che i governanti
del globo, e anche del Belpaese, rincorrono e hanno rincorso forsennatamente.
Un modello fondato, anche, sullo spreco, sulla velocità con cui i beni
diventano rifiuti, perché maggiore è la velocità e maggiori saranno i consumi,
quindi il prodotto interno lordo (Pil). Dal lato opposto, la soluzione del
problema ecologico non è un peggioramento del tenore di vita, ma la decrescita
delle ineguaglianze e delle ingiustizie economiche e sociali che hanno
determinato la situazione odierna; è impellente, perciò, una riconversione
ecologica del sistema socio economico, che non sia però la solita omelia della
domenica.
Ancora troppi, oggi, pensano che l’ambientalismo sia dire no a
tutto con la scusa di difendere la
natura, o l’esaltazione di una vita rurale, simile a quella di inizio ‘900 quando, per esempio, non c’era il bisogno della carta
igienica, e così fermare, magari, la deforestazione della foresta Amazzonica.
La situazione non sta precisamente in questi termini: la crisi non è
congiunturale, è sistemica, lo hanno riconosciuto tutti i maggiori analisti e
premi Nobel per l’economia, non si può avere come orizzonte la caduca società
dei consumi, creati artificialmente all’infinito, che aumentino il Pil di uno
zero virgola qualcosa. I traders, che ormai controllano le materie prime dell’economia
reale, i veri common goods, scambiano
nelle borse, ottenendo lauti guadagni, cifre dieci volte maggiori il Pil mondiale,
cifre che si concentrano sempre più nelle mani di pochi super gruppi di potere.
In Italia, infatti, viene imposto e accettato di tutto proprio perché ce lo chiedono i mercati.
Gli
zombie, al netto degli episodi americani di cannibalismo riportati dalle
cronache, non esistono, ma perseguire su questo modello economico , ormai
finito, che uccide il pianeta e chi lo abita è davvero disumano e sembrerebbe
far venir meno anche quest’ultima convinzione. Alla luce di tale emergenza, l’economia
ecologica, cioè della ri-territorializzazione dei processi economici, legata
quindi all’economia reale – non esiste riconversione ecologica senza una nuova
manifattura, chi dice il contrario non sa di cosa sta parlando – e slegata dai grandi investimenti finanziari, dalle opere
faraoniche e il più possibile autonoma negli approvvigionamenti di risorse, è
veramente l’unica alternativa perseguibile. Alternativa che, oggi come oggi,
non è più soltanto un auspicabile cambiamento, diventa sempre più questione di
sopravvivenza.
Si
immagina in ultima istanza un nuovo paradigma sociale da orientare e un nuovo
rinascimento economico (secondo la concezione classica di economia :
sottosistema del pianeta, strumento finalizzato a dare reddito ai cittadini e permettere
allo stato di erogare servizi) da pilotare: qualcuno si farà avanti? Dal
vertice di Rio della scorsa settimana non è venuto fuori niente di concreto, e
a maggior ragione dovremmo allora tutti sentire qualche responsabilità in più.
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[Giovedì
28 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]
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