giovedì 28 giugno 2012

A RIO DOPO VENT’ANNI. ANCORA TUTTO DA CAMBIARE

di Lorenzo Cristofani

PISTOIA. Vent’anni fa Rio de Janeiro fu illuminata dai riflettori di tutto il mondo per lo storico Vertice della Terra, che segnò un timido avanzamento nella consapevolezza della relazione tra sviluppo economico, sociale e protezione dell’ambiente.
Adesso, a due decenni di distanza dalla conferenza mondiale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, e dopo vari summit internazionali celebrati da allora, sempre sulle politiche improntate a uno sviluppo sostenibile, che sostenibile non è mai stato, non è proprio più possibile continuare su questa strada.

Quale strada? Quella dei suicidi che tutti i giorni leggiamo sui giornali, della disoccupazione con numeri mai registrati, di un welfare state in via d dismissione, di una delocalizzazione delle attività produttive nei paesi con meno diritti, di un impoverimento materiale e spirituale, in definitiva, senza dubbio manifesto.
Il sottosegretario al dicastero dell’Economia Polillo ha affermato che per rilanciare la crescita “gli italiani dovrebbero rinunciare ad una settimana di ferie”. Questo in sintesi il modello di società che i governanti del globo, e anche del Belpaese, rincorrono e hanno rincorso forsennatamente. Un modello fondato, anche, sullo spreco, sulla velocità con cui i beni diventano rifiuti, perché maggiore è la velocità e maggiori saranno i consumi, quindi il prodotto interno lordo (Pil). Dal lato opposto, la soluzione del problema ecologico non è un peggioramento del tenore di vita, ma la decrescita delle ineguaglianze e delle ingiustizie economiche e sociali che hanno determinato la situazione odierna; è impellente, perciò, una riconversione ecologica del sistema socio economico, che non sia però la solita omelia della domenica.
Ancora troppi, oggi, pensano che l’ambientalismo sia dire no a tutto con la scusa di difendere la natura, o l’esaltazione di una vita rurale, simile a quella di inizio 900 quando, per esempio, non c’era il bisogno della carta igienica, e così fermare, magari, la deforestazione della foresta Amazzonica. La situazione non sta precisamente in questi termini: la crisi non è congiunturale, è sistemica, lo hanno riconosciuto tutti i maggiori analisti e premi Nobel per l’economia, non si può avere come orizzonte la caduca società dei consumi, creati artificialmente all’infinito, che aumentino il Pil di uno zero virgola qualcosa. I traders, che ormai controllano le materie prime dell’economia reale, i veri common goods, scambiano nelle borse, ottenendo lauti guadagni, cifre dieci volte maggiori il Pil mondiale, cifre che si concentrano sempre più nelle mani di pochi super gruppi di potere. In Italia, infatti, viene imposto e accettato di tutto proprio perché ce lo chiedono i mercati.
Gli zombie, al netto degli episodi americani di cannibalismo riportati dalle cronache, non esistono, ma perseguire su questo modello economico , ormai finito, che uccide il pianeta e chi lo abita è davvero disumano e sembrerebbe far venir meno anche quest’ultima convinzione. Alla luce di tale emergenza, l’economia ecologica, cioè della ri-territorializzazione dei processi economici, legata quindi all’economia reale – non esiste riconversione ecologica senza una nuova manifattura, chi dice il contrario non sa di cosa sta parlando e slegata dai grandi investimenti finanziari, dalle opere faraoniche e il più possibile autonoma negli approvvigionamenti di risorse, è veramente l’unica alternativa perseguibile. Alternativa che, oggi come oggi, non è più soltanto un auspicabile cambiamento, diventa sempre più questione di sopravvivenza.
Si immagina in ultima istanza un nuovo paradigma sociale da orientare e un nuovo rinascimento economico (secondo la concezione classica di economia : sottosistema del pianeta, strumento finalizzato a dare reddito ai cittadini e permettere allo stato di erogare servizi) da pilotare: qualcuno si farà avanti? Dal vertice di Rio della scorsa settimana non è venuto fuori niente di concreto, e a maggior ragione dovremmo allora tutti sentire qualche responsabilità in più.

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[Giovedì 28 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]

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