di Luigi
Scardigli
È vero, gli altri idiomi, spesso, esercitano, specialmente
su noi italiani, di ceppo latino, ma parecchio ignoranti, un fascino quasi
irresistibile.
Di questa innocente debolezza se ne devono essere accorti
quelli del Governo tecnico, che in vista dei tagli, indiscriminati – perché fatti laddove chiunque sarebbe in grado di potare,
senza insomma aver dovuto scomodare questi illustri Soloni –, sono ricorsi allo slang rock, quello anglofono, di
presa diretta, sicura, che ammalia.
Non è un caso che, per farci sapere che i conti non tornano
e, che per far quadrare un cerchio ininquadrabile occorre tagliare, siano
ricorsi allo spending review e non ad
una semplicissima revisione della spesa.
A tal proposito mi viene in mente l’aneddoto che mi
raccontava mio padre quando nella primavera del 1944, da Ponte Buggianese,
lungo il Vione, arrivarono nell’Anchione, suo paese natìo, i carri armati del
Fronte di Liberazione, giovanissimi e bellissimi soldati americani, inglesi e
francesi, vestiti da fotomodelli e profumati come se fossero stati invitati ad
una serata di gala.
Dal carro armato posto alla testa del serpentone militare,
scese, nei paraggi del bar di Cecchino, un militare della Regina: ad
accoglierlo, per nulla intimiditi e nient’affatto rassicurati, tre partigiani,
in sella alle loro biciclette e armati della doppietta posta a tracolla con la
quale cacciavano, mangiavano e, quand’era possibile, ammazzavano un tedesco.
Il militare anglosassone, allungano la mano destra verso
quello a lui più vicino, esordì così: What’s
your name?
Il partigiano anchionese, che aveva conseguito a stento la
licenza elementare, non fece storie e ribadì secco: Intanto tu’ ma’ maiala, poi m’informo!
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[Sabato 23 giugno 2012 - ©
Quarrata/news 2012]
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