di Luigi
Scardigli
C’è una piccola differenza – piccolo è un eufemismo,
tipicamente calcistico, come i gol-nongol, questione di millimetri, spesso –
tra gli animi dei milioni di tifosi tedeschi e quelli ancor più numerosi de noantri per la sfida che stasera
porrà di fronte la Nazionale azzurra a quella teutonica.
La differenza sta in quello che questa gara rappresenta, in
quello che vuole e può significare. Certo, siamo agli Europei di football ed è
una semifinale: non decide nulla. La vincente, ubriaca di gioia, potrebbe
perdere la finalissima con la Spagna già qualificata e fare la fine, davvero
ingloriosa, del can di Betto.
Ma per i milioni di tedeschi che stasera seguiranno l’incontro
nelle loro case, nei circoli, nei bar, o sui maxi schermo allestiti nelle
piazze nelle quali confluiranno e defluiranno civilmente (lì, gli imbecilli,
pagano un caro prezzo per l’eventuale idiozia da euforia), battere l’Italia
vorrà soltanto dire avere avuto la meglio sull’undici avversario. Punto.
Per i milioni di italiani, invece, che come i loro
appartenenti alla stessa specie seguiranno il match dai medesimi punti di
osservazione, in ben altro deontologico modo (se vincono gli azzurri la gioia
autorizza a devastare, se perdessero, la rabbia, in qualche modo, andrà pur
sfogata) però, battere i tedeschi vorrà dire molto di più.
È quello che soprattutto si augura il nostro Governo
tecnico, alla luce di quanto emerso stamani dai dati forniti dal Centro studi
di viale dell’Astronomia (ubicazione più crudele, non avrebbero potuta
sceglierla) che ha seraficamente sentenziato che “gli effetti della crisi sono peggio di una guerra”.
Il pane inizia a scarseggiare, infatti: speriamo che d’ora
in avanti bastino i divertimenti!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 28 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]
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