PISTOIA. Siamo quasi alla fine di maggio e, in questo mese delle rose, viene voglia di fare una battuta forse un po’ scontata, ma non assolutamente fuori luogo: se son rose fioriranno.
In realtà la politica pistoiese, a quasi un anno dalla prossima tornata elettorale amministrativa, ha bisogno di uno screening, di una analisi in itinere. Per verificare se e come tutto possa o non possa quadrare, debba o non debba essere considerato congruo con i risultati ottenuti – e soprattutto se quello che è stato fatto finora sia in linea e coerente con le premesse/promesse date in pasto agli elettori l’ultima volta.
Ed è ovvio che, per gli esami, sotto le lenti del microscopio debba essere messo l’unico responsabile del tutto, il deus ex machina che, sin qui, ha mosso e smosso tutte le pedine; ha tirato tutti i fili e le fila; ha – come si dice – svolto il ruolo del grande burattinaio: Renzo Berti.
Eccolo qua il sindaco di Pistoia, l’uomo che – oltre che comparire ritratto in casa in uno dei servizi domenicali della Nazione, còlto nell’idillio degli affetti più intimi e domestici –, all’interno del suo regno, nei freddi saloni di Palazzo di Giano, ci appare (e ci è apparso in questi anni) ben diverso da quello che si è voluto accreditare di volta in volta: o buono e dolce, ma vittima dell’incomprensione; oppure indignato, fiero e con il brando in pugno per difendersi dalla cattiveria del mondo.
Ma la prognosi – lasciatecelo dire – non sembra essergli troppo favorevole in questa specie di giudizio della storia che non può venirgli dagli organi di stampa strutturati perché, tutti, vivono, in qualche modo, di Berti e delle sue strutture: dalla sua segreteria a i suoi uffici stampa. Solo chi, davvero, non ha interessi con il palazzo può permettersi di parlare del palazzo con la disinvoltura assoluta della libertà di parola e d’informazione: e noi di Quarrata/news di interessi con il palazzo non ne abbiamo proprio, perciò possiamo dire ciò che i più pensano, ma che nessuno si azzarda a dire.
Per Pistoia l’esperienza bertiana è stata – ne possiamo discutere quanto vi pare, ma non arriveremo a nessun bandolo della matassa – un’esperienza sostanzialmente negativa.
In questo suo regno che, contrariamente a quello di Dio, avrà forse una fine (diciamo forse perché la politica è straordinaria nel riciclare i suoi uomini da una sedia all’altra: e basta vedere la lista dei politici locali, tutti più o meno risistemati in qualche onorevole e lucroso sgabello) Berti ha recitato un po’ tutte le parti: bravissimo come un Houdini che si libera da mille manette e catene, alla fine è riuscito forse a convincere chi, dalla politica, si aspetta le soluzioni più prestigiate, ma non certo chi – come noi – si aspetta coerenza, costanza, buonsenso e concretezza. E soprattutto rispetto per la gente che vive nelle difficoltà e lavora per sbarcare il lunario.
Se lo guardiamo in controluce, Renzo Berti ci appare come un sole con molte macchie sul viso. E, proprio per questo, eccovelo qui riproposto per immagini, nei momenti più significativi del suo mandato.
Renzo Berti
- parte dal nuovo ospedale – supercontestato e, se non sbagliamo, costato la vita a diversi suoi alleati rifiutati – destinato in un’area che era stata considerata geologicamente inadatta o disadatta ad accogliere una simile struttura: ma fra polemiche e puntamenti di piedi, tutti gli ostacoli sono stati redenti e portati a salvazione… che miracolo!
- transita al suo taumaturgico rientro part-time sul posto di lavoro, con scontri anche vivaci con l’opposizione di Bartolomei e, se non sbagliamo, minacce di querele e roba varia – mentre oggi, però, in molti si chiedono come faccia Berti a dirigere un comune capoluogo e a passare, al contempo, metà del monte ore del suo servizio negli uffici della sanità, conciliando… capra e cavoli
- passa in mezzo a un sottopasso da 13 milioni di euro (26 mila milioni di lire!), il Pistoia Porta Nuova, che suscita un sacco di polemiche, ma che alla fine viene accantonato di colpo da tutti, perché le notizie servono solo da aperitivo e poi, quando la fame è venuta, ognuno si arrangi e… passiamo ad altro
- attraversa la penosissima storia Del Santo/Copit – anch’essa a fucile spianato contro le opposizioni e Bartolomei –, una storia che in questo momento è in fieri, ma chissà che fieri farà…
- finisce a mezza gamba nelle sabbie mobili del Cip & Ciop, acquitrino in cui Berti scivola nel registro degli indagati a Genova, e da cui alza grida di sdegno e vibrata protesta
- è quasi ogni giorno in cronaca per le vicende dell’Aias, durante le quali prima si accorda con la struttura nazionale e Lo Trovato (con vescovo e Fratoni) per far sì che Bardelli faccia un passo indietro e rinunci alle sue cause; poi, dopo che Bardelli non solo non ha fatto il passo indietro, ma ne ha fatti almeno una ventina avanti, si schiera proprio a fianco di Luigi Egidio e della sua nuova bardelliana Fenice, e firma in prima persona (eccedendo evidentemente i propri poteri, perché non è il dirigente incaricato di farlo – e si noti che non ha smentito questa circostanza, come gli chiedevamo di fare ieri) il riaccredito di Luigi Egidio in Regione, d’accordo, a quanto pare, con la Regione Toscana stessa a e il suo governatore Enrico Rossi
- torna infine in scena con la società della salute lavandosi pilatescamente le mani sulla nomina del direttore – e così silurando Roberto Torselli: vedete oggi, 21 maggio, Il Tirreno, che fa parlare ampiamente Berti insieme a una sua fedele compagna, l’Eleanna Ciampolini di Agliana… stessa lunghezza d’onda – e, grazie alla sua astensione, favorendo la designazione di Luigi Rossi, definito come l’archetipo delle novità nella sanità pistoiese.
Ecco, dunque, la parabola – in ogni senso, anche evangelico – di Renzo Berti. Ed ecco che, dopo l’elenco delle varie voci, si può giungere ai risultati clinicamente apprezzabili e, quindi, alla diagnosi finale, ossia alla politica dell’ingannevole.
Sul caso-Torselli Berti dichiara al Tirreno: «Nella scelta, a lungo dibattuta ha prevalso lo spirito innovatore». E ancora: «C’erano delle ragioni a favore della continuità e quindi a favore della nomina di Torselli; ma dopo un’attenta analisi di ciascuno dei dieci candidati e dopo un dibattito molto articolato, ha prevalso la spinta innovatrice e quindi l’indicazione di Luigi Rossi come possibile direttore. Rossi, del resto, si occupa ad Empoli proprio di medicina del territorio che è senz’altro un valore aggiunto per il ruolo di direttore». Ma il valore aggiunto di Torselli? Quello dov’è andato? E conclude, Berti: «Tale decisione, comunque, non dev’essere fraintesa: non si tratta certamente di un giudizio negativo sull’operato di Torselli». E deve essere proprio vero se lui, Renzo Berti, non ha nemmeno votato per Rossi, perché si è… astenuto! Quella di Berti è stata, come vedete, una scelta consapevole e convinta!
E al sindaco fa da robusto supporto l’aglianese Eleanna: «Secondo … Eleanna Ciampolini l’apertura di una selezione tra più candidati al ruolo di direttore doveva già palesare che la nomina di Torselli non era affatto automatica: “Si tratta di una nuova sfida – spiega la Ciampolini – e abbiamo cercato una ventata di novità. Inoltre il direttore della Società della salute non ha un ruolo esclusivamente sanitario, ma anche di natura sociale e di relazione tra i Comuni e su questo il dottor Rossi ha già una valida esperienza nell’empolese». Evidentemente Torselli non aveva una valida esperienza di relazione tra i comuni; ed evidentemente per ventata di novità la Ciampolini intendeva forse dire che le serve del vento, molto vento, per disperdere le diossine del suo inceneritore…
Quante stupidaggini per motivare una scelta puramente politica! E ora, cari lettori, cercate di seguire un filo di logica, un filo appena. E domandatevi se questa scelta di innovazione, così progressista, così avanzata, così futuramente ferace, sia, in qualche modo, compatibile e organica con la conferma oltranzistica di Bardelli ad ogni costo nella gestione di 6-7 milioni di euro della sanità toscana. Anche qui una scelta innovativa, progressista, avanzata e futuramente ferace, in perfetta sintonia con il buongoverno toscano di Enrico Rossi?
E se non riuscite a vedere che le due cose stridono come un gesso secco strusciato a forza su una lavagna nera, allora vuol dire proprio, cari lettori, che siete irrimediabilmente ciechi e bisognosi di un immediato trapianto di cornea!
Q/n
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[Sabato 21 maggio 2011]
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