dopo lunghi tentennamenti mi sono deciso a scriverLe due righe in merito alla vicenda A.I.A.S.
I motivi sono molteplici; sono un Fiorentino trapiantato a Pistoia per lavoro da 30 anni, ed essendo medico utilizzo la struttura sanitaria dell’ A.I.A.S. molto frequentemente per consulenze nel campo delle problematiche neuropsichiatriche dell’infanzia.
Inoltre vivendo a Pistoia da trenta anni mi ha sempre colpito la fitta trama di rapporti che chi gestisce questa struttura da tantissimi anni, ha tessuto con il mondo della politica, degli affari in senso lato (imprenditoria, professioni, lavoro etc.), della informazione (giornali, mass media), del volontariato ed infine del mondo della fede di Pistoia e Provincia.
Ancora per vari motivi ho potuto avvicinare o sono venuto a conoscenza di persone che dalla vicenda A.I.A.S. hanno molto sofferto (licenziamenti, allontanamenti, minacce, mobbing, espulsioni, denigrazioni, offese e quant’altro).
Infine mi ha meravigliato che una città intera, in tutte le sue sfaccettature istituzionali, sia stata capace di coalizzarsi in difesa del non difendibile, visti i documenti inoppugnabili che Lei ha riprodotto più volte su Quarrata News e mai smentiti, contro un organismo nazionale (l’A.I.A.S. Nazionale appunto) che gestisce in tutta Italia un patrimonio così prezioso come è quello dell’Handicap: mi è parsa di vedere la lotta che vuole intraprendere un topolino contro un elefante.
Si badi bene che quando parlo di prezioso mi riferisco non alla gestione economica dell’Handicap, che abbiamo comunque qui a Pistoia visto essere ingente, ma intendo considerare la cura di un “patrimonio” sociale e umano, quello dei portatori di handicap e delle loro famiglie, che per noi cosiddetti “normalmente abili” è di esempio per dignità e sopportazione delle sofferenze.
Premesso tutto questo, la mia lettera ha, però un altro fine, e mi riferisco alla sua presa di posizione nei confronti di S.E. il Vescovo Mansueto Bianchi.
Devo dirle che mi spiace molto quando vedo il Suo nome tirato in ballo a volte in maniera un po’ polemica.
Lei stesso in un passaggio su Quarrata News di qualche tempo fa e con la pubblicazione dell’accordo far il Sindaco di Pistoia, il Presidente della Provincia e il Commissario Straordinario dell’A.I.A.S. al quale aveva partecipato da mediatore il Vescovo, aveva smentito la voce che Sua Eccellenza avesse preso le difese in toto di chi ha gestito l’A.I.A.S. fino al suo commissariamento, fatto salva la possibilità di reintegrare quei soci che avevano agito in buona fede perché erano all’oscuro di certe irregolarità.
Penso che continuare a sollecitare un intervento del Vescovo, una sua presa di posizione su tutta questa vicenda sia poco elegante. Se vorrà esprimerSi, lo farà ma se preferisce rimanere in silenzio, non intervenire pubblicamente sulla vicenda A.I.A.S. ne ha tutto il diritto, e questo non può essere un buon motivo per tirarlo per la giacchetta.
Come il Papa è diretto discendente di San Pietro nominato da Gesù Cristo a guidare la Chiesa, i Vescovi sono i diretti discendenti degli Apostoli, ed esercitano il loro pastorale governo sopra la porzione del popolo di Dio che è stata loro affidata….reggendo bene la propria Chiesa come porzione della Chiesa universale…contribuendo al bene del corpo mistico che è pure corpo delle Chiese (Catechismo della Chiesa Cattolica).
In questa brevissima sintesi è racchiuso il ruolo del Vescovo, che come il Buon Pastore, governa la sua Chiesa, che ricordiamoci, è sempre Santa poiché fondata da Gesù Cristo, anche se composta di uomini (chierici e laici) che purtroppo santi non sono sempre.
Ritengo che Sua Eccellenza non avesse certo bisogno delle mie povere parole di difesa, la Sua Autorevolezza è super partes, ero io che avevo bisogno di comunicarle questo mio disagio nel vedere il mio Pastore coinvolto Suo malgrado in cose così meschine e di basso profilo.
Della mia lettera faccia pure quello che crede, se vuole pubblicarla ne ha la facoltà, anche con il mio nome, volevo solo comunicarLe questa mia opinione, visto che apprezzo il Suo lavoro e La ringrazio per la ricerca e la comunicazione di chiarezza che sta facendo.
Cordiali saluti.
Giovanni Bonini
Caro Bonini,
mi spiace molto che Lei la veda sotto questo punto di vista.
Ma il suo vescovo e la sua guida deve porsi il problema, sempre e comunque, che, quando sale in cattedra, deve rendere conto in primis a Dio, e comportarsi secondo quei princìpi evangelici, dettati da Cristo (a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio), ai quali sinora non si è, con solare evidenza, attenuto. Agostino di Ippona non avrebbe fatto come lui; né Ambrogio da Milano, mi creda. E neppure molti altri, padri o non padri della chiesa.
Cerchi, monsignor Bianchi, di imparare anche da certe dritte che la chiesa sta dando proprio in questi momenti sui pedofili: schierarsi dalla parte della giustizia e della trasparenza e non del silenzio colpevole. Cristo urlava dinanzi all’ingiustizia: e prendeva a nerbate la gente che sbagliava, rovesciando loro, si direbbe alla pistoiese, banco e chicchi. Ripensiamo all’episodio del tempio.
Monsignor Bianchi ha sbagliato. Lo vogliamo perdonare? Sì, perché tutti hanno diritto al perdono.
Ma solo dopo che hanno fatto ammenda e dopo che hanno mostrato, in concreto, di volerla fare.
Se il vescovo avesse esternato subito ciò che pensava, senza far finta di non vedere e di non sentire, non ci sarebbe stato bisogno di – come dice Lei – tirargli la giacchetta. A Platone o a Socrate – e mi spiace assai dirlo – la giacchetta non gliela hanno mai tirata. Ci pensi bene. Più spesso è toccato, questo, agli uomini importanti della chiesa cattolica. E Le sembra accettabile dopo tutta una evangelizzazione di duemila anni? O l’insegnamento di Cristo non è stato sostanzialmente ignorato e predicato per lo più a vuoto?
Se non saranno i generali a seguire i princìpi di rigorosa morale coerenza e chiarezza, chi lo farà mai? Il soldato della truppa?
Veda Lei. Ci pensi bene. Non è una questione di eleganza, come Lei crede: è una questione morale. E ben profonda.
Per questo motivo non idealizzi troppo la santità della chiesa, che è pur sempre fatta di uomini: facendolo, potremmo, caro Bonini, finire col giustificare la reticenza e la colpa di non voler vedere l’errore moltiplicandolo.
Cordiali saluti a Lei.
Q/n
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[Lunedì 16 maggio 2011]
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