PISTOIA. Alcuni giorni fa (23 maggio) Il Tirreno ha ospitato la lettera che segue:
Lettera
Dialoghi ok, ma perché sull’uomo?
Anche quest’anno, a Pistoia, si terrà il Festival “Dialoghi sull’uomo”, incontri, conferenze, spettacoli di alto livello che sicuramente susciteranno, come l’anno scorso, un generale interesse e porteranno nella nostra città tante presenze, anche straniere, che la renderanno più viva e più bella.
In questo quadro positivo, ribadiamo ciò che l’anno scorso abbiamo sottolineato in una nostra corrispondenza con la direttrice del Festival, Giulia Cogoli, e cioè la stonatura sostanziale rappresentata dalla parola Uomo del titolo, usata come un universale neutro, valido per il maschile ed il femminile.
Da decenni ormai sono state condotte riflessioni innumerevoli sul linguaggio e sulle sue presunte neutralità, per approdare all’adozione di strumenti lessicali che rappresentino i soggetti concreti sessuati, cioè iscrivano la differenza sessuale nel linguaggio.
Una lingua sessuata dice che né donna comprende uomo né uomo comprende donna.
Avevamo perciò chiesto, l’anno scorso, che si cambiasse il titolo del festival, proprio perché le parole hanno un potere performativo, cioè fanno la realtà e, fra il linguaggio ed i modelli culturali dominanti, si crea un processo di rispecchiamento che richiama tutti e tutte a grandi responsabilità.
Prendiamo atto con un certo stupore che la nostra proposta non è stata accolta e che i Dialoghi nel loro marchio confermano che il patriarcato è ancora fortemente iscritto nel linguaggio, che neutralizza la differenza sessuale, dimensione fondamentale del soggetto, di cui il linguaggio dovrebbe necessariamente rendere conto.
Concludiamo con l’evidenza di una citazione che richiama proprio il tema dei Dialoghi di quest’anno: “Noi siamo le parole e le parole, essendo noi, avranno anch’esse corpo e mente”.
Mirella Bresci
Alessandra Fini
Luciana Mattei,
Gabriella Pieratti
Elisabetta Querci,
Dunia Topazzi
Commenta, a tal proposito, un nostro lettore:
Dalla parte dei giraffi e degli zebri
Caro Bianchini,
ho visto la lettera di alcune distinte signore pubblicata sulla stampa pistoiese nella rubrica “Fatte véde, ma da uno bravo”.
Esse mugugnano per la scelta di intitolare “Dialoghi sull’uomo” (e non, per esempio, “sull’uomo e sulla donna”) una prossima manifestazione di antropologia culturale.
Io che appartengo alla stessa categoria dei viventi alla quale appartengono gli zebri, i giraffi, i panteri e ormai anche i topi, visto il successo totalizzante del topo femmina, ho letto con attenzione la missiva.
Come ho già avuto modo di scrivere, una risata ci seppellirà doverosamente tutti.
È questione di giorni perché già l’abbiamo fatta grossa con la preghierina di Quarrata.
Nel frattempo non sarebbe male, in via precauzionale, chiamare l’ambulanza.
Antonio Nardi
Pistoia
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[Mercoledì 25 maggio 2011]
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