PIANA. La diffida n° 779 nei confronti del gestore dell’impianto, datata 21 aprile, è stata pubblicata in questi giorni sul sito internet della Provincia che la esercita comunque in grave ritardo, vista la data delle segnalazioni di “cattiva gestione”, fatte da ASL ed ARPAT.
Con tutta probabilità, oltre al ritardo, c’è anche sicura inadeguatezza ma purtroppo, su questo dato non vi è certezza: alla faccia della tanto vantata “trasparenza”, la Provincia ha omesso di pubblicare un rapporto di ARPAT del 12 aprile, citato nel testo della diffida, che sembrerebbe sia stato ben decisivo per la sua emanazione; questi dubbi sono più che legittimi anche alla luce di un testo riportato che appare sconcertante.
La Provincia sanziona al gestore la violazione della normativa nazionale (art. 6 del Decreto legislativo 133 del 2005, che applica una Direttiva Europea) per la mancata comunicazione (da farsi entro le 24 ore) di guasti o malfunzionamenti.
Ma non lo fa a seguito della denuncia dell’ASL fatta alla Provincia in una riunione del 3 marzo 2011 (riferita alla carenza di carboni attivi del 14 e 15 gennaio 2011) o per le segnalazioni della Dott.ssa Gentilini circa ulteriori e ripetuti malfunzionamenti dei carboni attivi, ma bensì, per la mancata risposta del gestore a una richiesta che la Provincia gli aveva fatto il 10 di marzo.
La Provincia allora aveva dato un mese di tempo al gestore perché fornisse la spiegazione dei malfunzionamenti nella misurazione dei carboni attivi impiegati.
In questo, inspiegabilmente, la Provincia non lo aveva diffidato subito per palese violazione della legge, così come sarebbe stato un suo preciso dovere e obbligo.
Il corretto funzionamento dei carboni attivi è infatti fondamentale per ridurre le emissioni di diossine, visto che – sempre a detta di Provincia ed ARPAT – il suo mancato funzionamento fu l’unica causa dei ripetuti superamenti del limite di legge per le diossine nel 2007 e che altri superamenti si sono avuti anche negli ultimi mesi per il limite di attenzione previsto dall’autorizzazione per le diossine.
La Provincia nella diffida ha concesso ulteriori 20 giorni di tempo al gestore dell’inceneritore per rispondere a quesiti sul malfunzionamento dei carboni attivi al quale avrebbe dovuto già rispondere dopo la sua lettera del 10 marzo, ovvero consegna un rinvio gratuito.
È inoltre abbastanza curioso che per mezzo di una così “formale diffida” si concedano al gestore dell’impianto delle proroghe all’esecuzione del collaudo, quasi come se la proroga fosse un premio per una “buona gestione” dimostrata, mentre sembra essere vero il contrario.
Altrettanto curiosa è l’attenzione che adesso (e si potrebbe dire finalmente) la Provincia rivolge alla gestione dei rifiuti ospedalieri, quanto meno a partire dai loro contenitori e risulta assai strano che – dopo oltre due anni da quando ha autorizzato l’inceneritore – non abbia chiare né planimetrie, né scarichi, di quanto ha autorizzato.
Non sarà perché anche la Provincia di Pistoia, così come altri hanno rivendicato in passato, ha scelto il “basso profilo” nei confronti dell’inceneritore?
Speriamo di no, considerate le conseguenze che gli inquinanti emessi dall’inceneritore hanno sulla salute dei cittadini.
Ci attendiamo dalla Provincia – che l’8 marzo aveva rassicurato i cittadini che tutto “rientrava nella prassi” – tenga che nei confronti dell’inceneritore, almeno un profilo “normale” se non un “alto” come sarebbe doveroso visto che in ballo c’è la salute dei cittadini.
Coordinamento dei Comitati di Fi-Pt-Po
Comitato per la Chiusura dell’Inceneritore di Montale
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[Mercoledì 4 maggio 2011]
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