mercoledì 11 maggio 2011

AIAS. I FULMINI DI ZEUS E LE MURAGLIE CINESI




PISTOIA. Mentre le due testate quotidiane locali annunciano al mondo l’evento della presentazione di un esposto da parte del commissario Aias alla procura di Firenze, e lo fanno con il solito flemmatico ritardo e con un occhio di riguardo a Bardelli e alla sua cordata, La Nazione dà fiato alle trombe del legittimo padrone di tutto (come si autodefinisce da sempre lui): Aias, Tvl e… (perché no?) Pistoia.
Luigi Egidio Bardelli – se lo leggete in tutte le sue esternazioni – ha la certezza teocratica di essere il patriarca di questa città, il legittimato a sentirsi unto da Dio.
Magari dimentica un piccolissimo particolare, nelle sue – come dice La Nazione – ‘colorite espressioni’, quelle che rivolge da 50 anni contro tutto e contro tutti: dimentica che esiste un romanzo di Márquez che si intitola l’Autunno del patriarca; scorda cioè, nella sua  boriosa superbia, che il patriarcato non dura in eterno, e che (legga un po’ anche i padri della chiesa, oltre che citare a sproposito Antico testamento e Vangeli) tutto è vanità.
Ascoltiamolo nelle sue dichiarazioni di stamattina sulla Nazione:

«Stessa reazione di sempre». «I soliti ballon d’essai». «Gli ultimi colpi di coda di chi è alla disperazione». Non lesina espressioni colorite Luigi Bardelli, commentando la notizia dell’esposto presentato dal commissario nazionale Aias Giulio Francesco Bagnale. Il vecchio leone dell’Aias, fondatore della sede pistoiese e nuovo presidente dell’Associazione pistoiese per la riabilitazione Onlus si arrabbia, ma mostra di avere fiducia per gli sviluppi della vicenda.
La convenzione con l’Azienda sanitaria locale non è ancora cosa fatta, ma con il riconoscimento della Regione da poco ottenuto pensa di averci messo sù una bella ipoteca. Di conseguenza, dice in sostanza Bardelli, quelle del commissario nazionale non sarebbero che colpi di coda «di chi non sa più che pesci pigliare». «Cercano di rimediare a una situazione che ormai è sfuggita loro di mano», aggiunge utilizzando il plurale e chiamando così direttamente in causa anche la stessa associazione nazionale che ha dato il via al commissariamento.
Mentre dal gruppo di persone vicine a Bardelli si dice di aver accolto la notizia dell’esposto con stupore, il primo protagonista della battaglia non fa altrettanto. «Stanno cercando soltanto di impaurire chiunque abbia in mano delle carte. Continuamente ci arrivano notizie di questo genere, anche se non tutte sono vere. Ad ogni modo — continua Luigi Bardelli — ripeto che non possono farci niente, visto che tutto dà ragione a noi. Se credono di avere ragione dovrebbero utilizzare altri metodi, facendo per esempio ricorsi in Tribunale. Tutto il resto è un’operazione che non ha alcun senso e che non servirà a niente».

Davvero un mirabile esempio di prosa ispirata alla più bell’acqua del cristianesimo e della fratellanza universale.
E qui scattano domande che non possono essere ulteriormente rinviate.
Chi dà così tanta sicurezza a Luigi Egidio? Dio dall’alto dei cieli o gli uomini da e di questa città, che uno scrittore come Primo Levi non esiterebbe a definire, con una sua significativa espressione, un anus mundi? Chi garantisce tanta forza a questo Zeus Olimpio, che da 50 anni dirige, con i suoi fulmini e i suoi tuoni, l’orchestra di questa marginalissima realtà dormiente della provincia italiana?
Luigi Egidio sale sulle sue cattedre e da lì frusta e deride, beffardo e insofferibile, chiunque gli chiede ragione del suo operato; da lì condanna, come un Cristo dell’ultimo giorno, i malvagi e i lupi della terra. E vescovi e politici si prostrano ai suoi piedi e lo sostengono nelle sue lotte da gigante alla conquista dell’Olimpo: scrivono lettere a suo favore, rilasciano garanzie e malleverie, e spendono le loro parole fidandosi delle sue dichiarazioni di parte e facendone, anzi, delle certezze assolute per sé e per lui.
Non guardano se ha cacciato a calci in culo gli autistici dall’Aias perché non voleva fra i piedi né loro né i loro rivoluzionari genitori che chiedevano di contare di più all’interno dell’Aias; non guardano se non ha reso conto della sua gestione amministrativa per anni; non guardano se sui verbali delle assemblee, bollati dal notaio nel 2010, sono trascritti i verbali delle riunioni del comitato di amministrazione del 2006 (e com’è possibile…?); non guardano se i suoi (proprio suoi perché da lui voluti) sindaci revisori – lo abbiamo tutti letto sui documenti certi fino a prova di falso – non hanno rivisto e contestato un bel niente delle cose che non tornavano e che erano state gettate sul tavolo da chi voleva vederci chiaro. No.
Quello che conta a Pistoia è la difesa di Bardelli-Zeus; è lasciargli i fulmini in mano perché possa colpire indistintamente, a destra e a manca, chiunque si azzardi a chiedere che Luigi Egidio renda conto di sé quanto a correttezza democratica e quanto a limpidezza amministrativa, dato che l’Olimpo ha manovrato decine di miliardi delle vecchie lire per anni e anni: e decine di miliardi pubblici, di tutti i pistoiesi e i toscani, e non decine di miliardi che uscivano dalle tasche di Bardelli.
No, tutto questo non conta. Vescovo, Berti e Bellandi sono lì con la penna in mano a sottoscrivere le cambiali di Bardelli, a spianargli ancora una volta la via prima ancora di averlo preso e costretto a rendere ragione di sé e del suo operato: una volta per tutte.
E non possono farlo – a ben pensare – soltanto perché vogliono avere un posto assicurato o al TG90 o al Canto al Balì di una Tv di parrocchia che quasi nessuno guarda o vede, perché sennò dovremmo dire che la cosa è davvero ridicola, tant’è minimale; e indegna di qualsiasi politico, anche il più scassato di questa provincia-periferia più remota e isolata d’Italia.
Altre, dunque, devono essere le ragioni che fanno innalzare muraglie cinesi intorno a questa tonante figura di profeta con tutti i tratti del grottesco e del ridicolo, che possono caratterizzarla come una Saraghina di un Fellini 8 ½ o una tabaccaia di Amarcord!
Quali siano queste ragioni non lo possiamo certo sapere noi, malvisti e odiosi rompiballe: ma data la pervicace resistenza alla difesa oltranzista pro Bardelli, da qualche parte e in qualche modo queste ragioni ci devono essere.
Da parte di chi? E chi lo sa? Forse, quasi sicuramente, di tutti.
Anche di gente che non appare, ma che è sottesa e sottintesa ad accordi, a patti che legano tutti i poteri pistoiesi: da quelli apparenti a quelli reali, dalle istituzioni ai soliti ignoti.
Ma Pistoia vuole forse mai fare un autodafé che le permetta di riscattarsi dalla melassa fuori della quale non sembra essere capace di respirare? Non ne siamo proprio convinti.

Eppure la storia ce lo insegna: non esiste un impero universale ed eterno. E non lo sarà neppure quello di Pistoia – checché ne dicano Bardelli e tutti gli altri.
Q/n
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[Mercoledì 11 maggio 2011]

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