di EDOARDO BIANCHINI
Parte la chirurgia ma resta medicina in
tutte le sue varianti – Un lavoro di analisi che l’Asl ha condiviso, strada
facendo, con i Sindaci e con le associazioni di volontariato
PISTOIA. Premessa necessaria. Forse al Direttore Sanitario dell’Ausl
3, Lucia Turco, non piacerà questo mio approccio al problema – infatti alle mie
due domande cattive finali, quando ormai tutti i colleghi se n’erano già
andati, ha ribattuto con un ‘qualche volta gliela farò io una domanda
cattiva’, ma si è sentita rispondere ‘ben vengano le domande cattive,
avanti pure!’ – e forse non piacerà neppure a Roberto Abati, o ai medici dirigenti
dei servizi interessati a questo cosiddetto riordino, ma se come giornalista
dovessi piacere a quelli che mi parlano ed espongono le loro tesi, sarei –
lasciatemelo dire – un vero disastro: io sono lì per dare fastidio, non per
fornire applausi.
Specie in momenti come questi, nei quali stiamo assistendo ai
risultati matematici e immancabili di allegre gestioni regionali di miliardi
prima e milioni, poi, tra fumati, sperperati e – perché no? – rubati per
esempio a Massa, quando il nostro illuminato Presidente Rossi era (ma tu
pensa!) proprio responsabile del ramo – quel ramo non del lago di Como,
ma dei fiumi in piena che portavano via 400 milioni di euro mentre nessuno se
ne accorgeva.
Detto questo, chiarisco che esprimerò
il mio libero punto di vista su quanto ho ascoltato e su quello che credo di
aver capito: ma per estrema imparzialità, in coda al mio intervento, pubblico
anche il comunicato ufficiale dell’ufficio stampa dell’Asl; così ognuno potrà farsi
una sua personale opinione scegliendo la fonte che ritiene migliore.
La logica, da cui si diparte il discorso
del riordino, è la famosa frase del diavolo nel girone dei fumatori che speavano
beati con solo la bocca fuori della cacca: «Ragazzi, la ricreazione è finita.
In ginocchio!»; e capite bene con che risultato.
Il dottor Abati è stato chiarissimo:
sempre meno soldi e sempre più richiami al tiro della cinghia. Tutta l’operazione
parte da qui.
Nel 2012 la Toscana ha avuto 256
milioni di euro in meno per la sanità; nel 2013 ne avrà 477 in meno; nel 2014
arriverà a 681 milioni di € in meno. Dei 477 milioni del 2013 da dimenticare, l’Asl
3 di Pistoia dovrà tirare la cinghia per 4 milioni e 836mila euro in meno: la
mannaia di San Marcello (ma non solo, va detto: perché tra poco toccherà anche
alla Valdinievole e ad altro…) sta tutta qui. È chiaro l’arcano?
Il riordino (o se preferite: la
razionalizzazione, la cinghia tirata, il risparmio forzato, il principio
aziendalistico dello “spending nient” to patch the holes) sgorga da
questa sorgente… in secca. E la prima testa che cade è la chirurgia
sanmarcellina.
Era inevitabile, oltreché prevedibile:
perché la sala operatoria è il servizio che costa di più, che impegna di più,
che deve essere – perciò – meno sprecato rispetto ad altre risorse. Oltretutto
– è stato detto – con un ospedale nuovo a Pistoia che avrà 13 sale operatorie
(contro le 7 del Ceppo), è impensabile (questo non è stato detto, lo dico io,
per chiarezza di attribuzione) mantenere un buco nel serbatoio della benzina di
un’auto (l’ospedale Pacini) che è ormai una 500 degli anni 60: bellissima e preziosissima,
ma che niente ha a che vedere con la nuova 500 di Marchionne, perché consuma
troppa benzina.
In fondo il problema del Pacini è
quello di chirurgia, perché come carciofo l’ospedale della Montagna era
già stato ‘scogliato’ – cioè pelato petalo a petalo – da anni: da quando lentamente si sono cominciati a chiudere
i vari reparti come ad esempio la maternità.
«Non vogliamo assolutamente che il
Pacini sia considerato come il classico carciofo (questa è stata la metafora di
Abati): non sarà consumato piano piano fino a dismetterlo. Questa
riorganizzazione darà l’avvio a un nuovo modo di operare virtuoso, che potrà
dare i buoni frutti in grado di garantire la sua sopravvivenza».
Ripeto: il problema è la chirurgia. Sul
fatto poi di accorpare i servizi Asl di via Roma e portarli all’interno del
Pacini, come fatto e come principio di razionalizzazione della spesa (meno
luce, meno riscaldamento etc.), non avrei minimamente niente da dire.
Convincente – lo devo ammettere per
estrema chiarezza – anche il discorso della statistica delle operazioni
chirurgiche: con un 80 % di utenti non della Montagna, cifra davvero troppo
alta per poter puntare i piedi in un momento di vacche meno che magre.
Per ora (e dico per ora perché,
come al solito, del doman non c’è certezza…) San Marcello manterrà tutta
la medicina possibile e immaginabile. I numeri li troverete nel comunicato
stampa che segue. Insomma, però, rinunciando a chirurgia, stiamo lentamente
riscivolando verso l’Italia degli anni 50: e da questa visione – volenti o
nolenti gli amici medici e dirigenti dell’Asl – mi è assai difficile
schiodarmi; loro non lo ricordano perché sono più giovani di una generazione
rispetto a me e tanto basta perché forse non se ne rendano nemmeno conto con
sufficiente chiarezza.
La cosa che mi turba di più è sentir
dire dai medici che questo nuovo sistema integrato di lavoro coinvolgerà tutti
di più e metterà tutti più in gioco impegnandoli seriamente a una rimessa in
discussione di ruoli, di tempi e di modi: in queste affermazioni ci sono più
politica e sociologia che non professione medica. Conosco la solfa. Oserei dire
– scusatemi amici medici – che tutto mi fa pensare a una scolarizzazione
della Sanità: o – in altri termini più chiari – che avete parlato più da
professori (di scuola, intendo) che da medici. E questo dispiace: a chi scrive in
primis. Perché è il primo sintomo nettamente percepibile, per chi è
abituato da sempre a lavorare con le parole, del disagio o del disadattamento a
novità che arrivano, tra capo e collo, e che non piacciono neanche un po’.
Dovendo dire la verità, se da un lato
non posso bacchettare nessuno perché tutti devono fare i conti con i conti che
non tornano per mancanza di lilleri e talleri, dall’altra il
discorso su questa ‘vittoria mutilata’ del Pacini che mi è piaciuto di più e
che più mi ha convinto, perché più apertamente umano e meno elusivo, mi è parso
quello del dottor Rimediotti, che non ha nascosto affatto le difficoltà e i
disagi che si celano dietro a tutta l’operazione – anche se c’è da fare di
necessità virtù perché… mala tempora currunt.
E siamo alla fine, finalmente. La domanda
cattiva, che non è piaciuta al Direttore Sanitario Lucia Turco, è stata se per
caso non avessero chiuso la chirurgia di San Marcello solo per utilizzare di
più e meglio una (in più) delle 13 sale operatorie del nuovo ospedale del campo
di volo – e, in appendice, cosa potrebbe succedere, domani, con le
sale operatorie di Pescia.
Di rincalzo, ho poi chiesto cosa
succederà il prossimo anno se, mancando all’appello 681 milioni di euro, dato
che quest’anno, con un – 477 Pistoia ha dovuto tagliare 4 milioni e 836mila
euro, il taglio del 2014 a Pistoia dovesse raggiungere, proporzionalmente, i 6,9
milioni di euro.
La conseguenza del discorso era chiara:
questo riordino non è statico, ma dinamico; non è secco, ma incrementale. E
dovremo aspettarci altri tagli il prossimo anno.
Abati, rientrato in sala a quel punto,
è stato molto abile a spiegare che “con certi cicli virtuosi” si riesce a fare
anche con molto meno senza dover tagliare.
Bella, simpatica e scaltra risposta: ma
l’aritmetica è tiranna, se la Toscana, nel 2014 avrà più di mezzo miliardo in
meno da destinare alla Sanità. O sbaglio?
Una cosa importante, specie per gli
abitanti della Montagna: tutto il percorso sin qui compiuto nel ‘taglio del bosco’,
non è semplicemente unilaterale, non viene solo dall’Asl.
I Sindaci hanno sempre saputo, step
by step. E a voi elettori lo avevano detto o no…?
* * *
[Scritto da Daniela Ponticelli, lunedì
14 gennaio 2013 ore 11,00]
PISTOIA. Il Lorenzo Pacini di San Marcello diventa “Presidio
Integrato Ospedale Territorio” della Montagna (P.I.O.T.). Non sarà più soltanto
lo Stabilimento del presidio ospedaliero di Pistoia ma una struttura sanitaria
che, a pieno titolo, svolgerà funzioni ospedaliere e territoriali integrate, a
partire dai bisogni assistenziali della popolazione montana.
La direzione aziendale ha infatti
valutato, alla luce della composizione demografica e di un’attenta analisi dei
contesti epidemiologici e sociali, l’appropriata organizzazione dei servizi
sanitari coerenti con le necessità espresse.
L’OSPEDALE PACINI DIVENTA P.I.O.T.:
UN TAVOLO CON ASL E SINDACI DELL’AREA
Giurlani (Uncem): «Accolgo con favore la decisione.
Necessario programmare insieme gli interventi da attuare» – Commento del
Presidente di Uncem Toscana sulle decisioni dell’Ausl 3
«Ho
appreso la notizia della conferenza stampa svoltasi stamani a Pistoia, nella
quale è stato annunciato che l’ospedale ‘Lorenzo Pacini’ di San Marcello
diventa “Presidio Integrato Ospedale Territorio” della Montagna (P.I.O.T.).
Non sarà più soltanto lo stabilimento del presidio ospedaliero di Pistoia ma
una struttura sanitaria che, a pieno titolo, svolgerà funzioni ospedaliere e
territoriali integrate, a partire dai bisogni assistenziali della popolazione
montana. Reputo positivo questa decisione come un primo passo in avanti. Allo
stesso tempo auspico la convocazione di un tavolo con l’Asl e tutti i sindaci
dell’area per programmare insieme gli interventi da attuare e verificare che
tutti i piani di azione vengano portati avanti con questi criteri. Resta
soltanto un po’ di rammarico per la chiusura del reparto di chirurgia in modo
così repentino e soprattutto dopo averci investito in passato. E poi, non si
sarebbero alleggerite le liste di attesa su Pistoia?».
Ufficio stampa Uncem Toscana
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Tale riqualificazione è stata
annunciata stamani, nel corso di una conferenza stampa, dal direttore
generale Roberto Abati e dal direttore sanitario Lucia Turco, affiancati
dal direttore dell’ospedale dottor Roberto Biagini, dal direttore del
dipartimento di emergenza e urgenza dottor Piero Paolini e dai responsabili
dell’area medica e chirurgica rispettivamente dottori Stefano Bartolini e Sandro
Giannessi, dal direttore della unità operativa di Medicina dottor Massimo
Giusti e dal dottor Roberto Rimediotti e dal medico di medicina generale dottor
Sandro Andreotti.
Nel presentare il documento è emerso
che il Pacini diverrà una sorta di cittadella della salute della Montagna dove
accanto alle attività ospedaliere organizzate per livelli di intensità di cura
(come già avviene negli altri presidi provinciali e regionali), agli ambulatori
specialistici e alle prestazioni territoriali potranno, in prospettiva,
collegarsi ulteriori progetti come la domotica.
Preme sottolineare l’importanza del
ruolo della Medicina dell’ospedale, a vocazione internistica, che rappresenta
il punto forte della risposta alle problematiche sanitarie della popolazione e
che sarà ancor più qualificata rappresentando un punto di riferimento non solo
per la popolazione montana ma per tutto il territorio provinciale integrandosi
all’interno della rete ospedaliera.
A questo fine la risposta medica sarà
completata con la presenza di tutti gli ambulatori specialistici (chirurgico,
ortopedico, ginecologico, urologico, pneumologico, otorinolaringoiatrico,
ecc...) e si procederà a interventi di ristrutturazione per potenziare l’endoscopia
digestiva.
La Medicina avrà 24 posti letto di cui 2
per le cure intermedie e 2 di osservazione breve più 2 di day
hospital/ambulatorio complesso. Con la disponibilità di 2 letti di
osservazione breve migliorerà l’inquadramento clinico del paziente e l’appropriatezza
del ricovero.
Sarà migliorata la gestione della
riacutizzazione delle patologie croniche in fase critica e delle malattie di
nuova insorgenza che non richiedano comunque alta intensità di assistenza,
attraverso i ricoveri a ciclo continuo e diurni, in stretta connessione
funzionale con gli altri due presidi aziendali (Cosma e Damiano a Pescia il
Ceppo a Pistoia).
Per rispondere alla continuità del
percorso assistenziale, all’interno del Pacini saranno presenti la Centrale
Operativa per l’Assistenza Domiciliare e il Servizio Territoriale per le
Dimissioni Ospedaliere Programmate.
Ci sarà un ulteriore sviluppo della Telemedicina
soprattutto per i teleconsulti che riguardano le patologie neurologiche e
cardiovascolari e l’attività di radiodiagnostica continuerà, naturalmente,
ad essere assicurata dalla presenza attiva del radiologo e dei tecnici, in
turno e reperibilità nelle 24 ore ed in stretta integrazione con la radiologia
dell’ospedale di Pistoia.
All’interno del P.O.I.T. saranno
totalmente trasferiti gli attuali servizi del distretto di via Roma di San
Marcello (ambulatori, Cup, attività amministrative, servizio infermieristico,
ecc...) e gli ambulatori del Medici di Medicina Generale che saranno
organizzati nelle nuove forme Associazioni funzionali territoriali e Unità
complesse di cure primarie. La riorganizzazione assegna, infatti, un ruolo
chiave ai Medici di
Medicina Generale che rappresentano il riferimento sanitario in grado di
garantire una vera e propria presa in carico del paziente, con particolare
riferimento alle persone affette da patologie croniche anche attraverso l’implementazione
della medicina d’iniziativa.
Con questo nuovo assetto si prevede
anche un potenziamento dell’assistenza domiciliare; in particolar modo delle
cure domiciliari complesse con prestazioni professionali di tipo medico,
infermieristico, riabilitativo e psicologico.
L’emergenza e urgenza sanitaria continuerà ad essere assicurata dal punto di primo soccorso
all’interno del P.O.I.T. e dal territorio anche attraverso l’attivazione di
una nuova autoambulanza infermieristica con postazioni di assistenza
differenziate in funzione del fabbisogno della popolazione e del flusso
turistico.
Gli attuali contenuti del progetto
aziendale si sono sviluppati grazie al confronto con gli amministratori dei
comuni montani e le organizzazioni sindacali – con queste due realtà è in corso
un costante confronto – , con le associazioni di volontariato, i medici di
medicina generale e con il sostanziale contributo dei professionisti dell’azienda.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Daniela Ponticelli, Ufficio
Sampa Ausl 3.
[Lunedì 14 gennaio 2013 | 20:33 - © Quarrata/news]
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