di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. I mirabolanti, seppur lapidari, giudizi estetici che alcuni
dotti cinematografici hanno lasciato come memoria ai posteri dopo la visione di
The master, mi ha piacevolmente
imposto di andare a vederlo. E non è certo per puro e sterile controcorrentismo se mi fregio di non
essere assolutamente d’accordo con tanta benevolenza critica. Perché dicasi
capolavoro, di una pellicola, quando si consuma un’equazione inscindibile:
interpretazione, sito, trama.
Certe volte, a queste tre ricette, indispensabili, si
aggiunge anche una colonna sonora che sovente è senza tempo (Ennio Morricone) e
qualche altro dettaglio scenico non proprio vitale, ma se presente, quando
sontuoso, più che piacevole.
Bene, The master,
l’ultima pellicola di Paul Thomas Anderson, resa possibile dall’accoppiata
Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix, non è un capolavoro come in molti hanno
scritto: manca del tutto la trama (la storia è quella di Ron Hubbard, il
fondatore di Scientology, la setta che tanto piace ai ricchi sfondati
americani) e non veicola a nulla, se non a rifrangersi su se stessa, con
sterile compiacimento; e se da una parte Philip Seymour Hoffman spadroneggia
con disinvoltura nei panni di Lancaster Dodd, il leader di questa setta,
Joaquin Phoenix invece, un marinaio alcolizzato e con parecchi problemi
psichici reduce inoltre dalla seconda guerra mondiale, si muove in modo troppo
cabarettistico in quelli di Freddie, squilibrando così, in modo innaturale, l’asse
maestro-discepolo.
Consiglio ai colleghi addetti a celebrare o seppellire un
film: parlatene bene, parlatene male, ma parlatene: onestamente!
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 10 gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]
Nessun commento:
Posta un commento
MODERAZIONE DEI COMMENTI
Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.