domenica 10 novembre 2013

COMITATO CITTADINO DI PONTENUOVO: NO AL CENTRO DI RACCOLTA E AL CANTIERE OPERATIVO DI PUBLIAMBIENTE ALL’EX PALLAVICINI


«Siamo concordi con quanto asserito in questi giorni e in più modalità dal Comitato dell’Area ex Pallavicini e insieme a loro faremo quanto possibile e anche di più perché questa idea venga ripensata»

PISTOIA. Sul centro raccolta rifiuti di Panorama, scenda in piazza anche il Comitato cittadino di Pontenuovo con una lunga analisi della proposta.
Ecco il documento che ci è stato inviato:

Siccome la raccolta differenziata porta a porta va fatta, e per farla c’è la necessità di realizzare questi centri raccolta, bisogna trovare il modo per rendere questi centri non inquinanti (e su questo ci sentiamo di dire che scoli e puzze possono essere probabilmente eliminati con il sistema presentato da Publiambiente), Comunque dubbi rimangono visto come sono trattati gli attuali cassonetti.

Paesaggisticamente accettabili (e su questo si può lavorare con il progetto: tettoie in legno, siepi, alberature ...) ma soprattutto funzionali (e qui entra in gioco la loro dislocazione).
Si è capito che il problema più grosso è quello legato al traffico indotto da questi centri; quello dei mezzi di Publiambiente e delle società che scaricano e caricano i rifiuti e quello dei cittadini che vanno a conferire. Qui dovrebbero conferire anche rifiuti ingombranti e pericolosi.
Il traffico ha 3 motivi di “inquinamento”: quello delle emissioni gassoso/polverose, quello delle emissioni acustiche, quello dell’incremento dei flussi (e quindi del “traffico”) sulle viabilità circostanti.
L’apertura prossima del nuovo Centro Direzionale con asilo, centro espositivo ed altro di certo contribuirà ad aumentare il traffico esistente. Il Sindaco sa quanto ci siamo battuti e ci batteremo per questo; soprattutto perché fino ad oggi poco o niente è stato fatto.

LA VARIANTE CANCELLATA DAL RU ORA SAREBBE NECESSARIA PIÙ CHE MAI E TORNIAMO A SOSTENERLO CON FORZA

Dovendo servire un comune di 100mila abitanti (con tante frazioni poste anche sulle colline o nelle valli immediatamente a ridosso della città) potrebbe funzionare l’idea di dislocare questi centri in più punti, territorialmente distribuiti, con una logica che non sia solo quella delle proprietà comunali (che ci porta a valutare Santomoro e a prendere i fischi dei cittadini) ma più simile a quella del posizionamento dei parcheggi scambiatori.
Cioè del tipo: uno a nord est (il nostro – che possa servire agevolmente anche chi sta a Pontenuovo o a Candeglia o a Santomato o a ...), uno a nord ovest (a servizio di Valbibrana o della modenese o ....), uno a sud est, uno a sud ovest; o comunque in modo che si frazioni in maniera funzionale il territorio. Ovviamente nell’immediato non si raggiunge un’economia di scala; realizzare ad esempio 4 centri piccoli costa più che farne 1 grande.
Però il traffico dei cittadini sarebbe distribuito in maniera più equa (chi sta sul viale Adua non deve attraversare la città per andare a scaricare a Panorama e se uno scende da Castel di Cireglio per andare a lavoro forse è più incentivato ad utilizzare il sistema di raccolta) e meno gravante sul traffico delle viabilità circostanti essendo numericamente frazionato;
più equo sarebbe anche il carico “ambientale” sui cittadini: poco ciascuno non fa male a nessuno.
Inoltre, probabilmente sarebbe più facile reperire aree di minor dimensione (eventualmente anche con piccoli espropri o sottraendo una parte di parcheggi pubblici esistenti o di previsione – come si vuol fare a Panorama o all’Annona) e mascherarle paesaggisticamente.
In caso di malfunzionamenti del servizio (che alle volte possono capitare – vedi Napoli e poi muori) invece di un accumulo di rifiuti che diventa una bomba ecologica avremmo 4 o più “bombette” meno distruttive e più facilmente disinnescabili.
È evidente che tutto questo comporta maggiori oneri immediati per Publiambiente (e quindi per i cittadini in bolletta) ma ha il vantaggio di distribuire gli svantaggi su tanti e non solo su alcuni.

PRECISAZIONI

L’ipotesi iniziale non prevedeva la realizzazione del nuovo cantiere operativo di Publiambiente ma solo del centro raccolta; la proposta è arrivata dopo.
Certo c’è un risparmio economico nell’accorpare le 2 funzioni ma non è scritto da nessuna parte che queste debbano stare insieme. Crediamo proprio che il problema sia il Cantiere e non il centro raccolta; 60 automezzi e più che entrano ed escono di continuo, che stazionano la mattina presto per riscaldare i motori, che devono essere lavati quotidianamente (e l’acqua sporca va trattata), che devono essere riparati in officina (e gli oli minerali sono pericolosi) oltre agli uffici (90-100 addetti che vengono al lavoro, parcheggiano, ripartono), un edificio di 12 metri (3 piani, ma con il piano terra alto per l’officina, davanti ad una delle poche visuali ancora libere (e belle) delle colline cittadine di S. Rocco e S. Quirico, tettoie per il ricovero dei 60 mezzi: questo è il vero elemento che impatta sul territorio.
È proprio necessario che sia realizzato lì ed ex-novo con abbondante consumo di suolo vergine? L’ettaro di cui si parla in realtà in massima parte serve al cantiere e non al centro raccolta cui sarebbero sufficienti 1500-2000 mq. Non è che, come qualcuno ha detto, Publiambiente ha bisogno di investire in immobili per capitalizzare e acquisire forza all’interno di compagini ben più grosse che gestiscono il mondo e il business dei rifiuti in tutta Italia? E poi perché svalutare un’area appena sistemata dove si inizia a vivere in modo dignitoso e compatibile con quanto c’è intorno?
Non si possono ristrutturare e meglio utilizzare i capannoni e gli edifici di S. Agostino? Lo scambiatore di merci è solo un pretesto perché ci sono poche merci da scambiare e questo può essere fatto c/o la stazione ferroviaria che dovrà essere “ribaltata” a sud con viabilità ottima. Publiacqua con 18 addetti, di cui 13 operativi con mezzo a casa, presto verrà accentrata a Prato; soluzione alternativa è affittare loro uno dei tanti capannoni vuoti in S. Agostino.
Per il resto c’è posto sia per la Protezione Civile, la Croce Rossa e il cantiere comunale.
Se invece venissero dismessi chi li risistema? Chi lo bonifica l’amianto che c’è sui tetti? Di certo il Comune non ha la forza economica per tali operazioni. Li cederebbe a privati per altri investimenti? (Oggi? Con decine di capannoni sfitti e in condizioni certamente migliori? Chi li piglia?) E allora perché i soldi (pubblici) che Publiambiente vuol spendere per costruirsi un nuovo immobile non li utilizziamo per rivalutare il patrimonio pubblico anziché svenderlo?
Oltre a quanto sopradetto siamo concordi con quanto asserito in questi giorni e in più modalità dal Comitato dell’Area ex Pallavicini e insieme a loro faremo quanto possibile e anche di più perché venga ripensata questa idea del Centro Operativo vicino a Panorama.
La soluzione c’è e va resa attuabile perché non si governa contro i cittadini ma per i cittadini e con il loro consenso.

Prima di congedarci vorremmo fare una riflessione e porre un interrogativo: se la raccolta differenziata negli anni non ha decollato è colpa in egual misura di Publiambiente, del Comune e dei cittadini.
1. Publiambiente non ha mai sensibilizzato i cittadini su questo
2. il Comune non ha mai controllato né sanzionato nessuno e inoltre non ha mai messo in atto iniziative per ridurre i rifiuti all’origine
3. i cittadini (causa anche le giustificazioni di cui ai punti 1 e 2) non hanno fatto la raccolta differenziata come previsto.
L’interrogativo: il Dano, così come il vecchio ospedale del Ceppo e le Ville Sbertoli, diverranno tre ecomostri decadenti in città?
Certi che l’Amministrazione Comunale farà l’interesse dei cittadini porgiamo i nostri saluti.
Comitato Cittadino di Pontenuovo
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Domenica 10 novembre 2013 | 16:47 - © Quarrata/news]

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