«Sul nostro territorio si è seguita una strada diversa su
percorsi attivati da solitarie decisioni di organismi e organi e basate su atti
adottati in aperta contraddizione delle norme generali»
PISTOIA. L’intricata vicenda del Comune Unico in cui – a termine di
legge – dovrebbero fondersi i Comuni della Montagna nel caso di non scelta di
entrare nell’Unione dei Comuni, sembra non essere stata finora debitamente
illustrata da chi avrebbe istituzionalmente dovuto farlo secondo quanto prevede
l’art. 133 della Costituzione Italiana.
Tutto questo nonostante le tante “assemblee”
organizzate sul territorio dal Comitato per Il Comune Unico – soggetto composto
da sedicenti privati – prima guidato dal geometra Roberto Orlandini, definito “l’uomo
di Vincenzo Manes”, il noto imprenditore cui hanno fatto capo, tra l’altro, gli
ormai abbandonati stabilimenti dell’ex Società Metallurgica Italiana) e, ora,
presieduto dal geometra Giuliano Tonarelli. Questo perché per la sua stessa
natura le informazioni date dai soci del Comitato (in primis Valerio Sichi ex
sindaco Pd del Comune di Piteglio) non potevano e non possono che rientrare
sotto il nome di “propaganda tesa a far prevalere il punto di vista del
Comitato stesso”.
Comitato che – seppure includente ex
presidenti ed assessori della sciagurata Comunità Montana, sindaci ed ex
sindaci, assessori ed ex assessori dei Comuni di Cutigliano, Piteglio e San
Marcello pistoiese – non può rappresentare la maggioranza degli abitanti dei
soli Comuni tenuti ad dar vita all’Unione dei Comuni e/o a fondersi nel Comune
Unico.
A giudizio di tanti, voler far entrare
a forza in una operazione del genere un Comune come quello di San Marcello, non
tenuto a fondersi, è considerato un atto puramente arbitrario richiesto da un
gruppo di cittadini che incorpora a, titolo privato, amministratori pubblici, e
che potrebbe far rilevare un latente conflitto di interessi.
In effetti – se si ripercorrono le
varie fasi che hanno determinato la nascita del Comitato e le mosse che ne sono
derivate – si potranno individuare alcuni passaggi che possono attestare come, quando
e perché sia sbocciato sul nostro territorio il desiderio (o meglio la frenetica
voglia) di dar vita alla fusione dei Comuni ancor prima di percorrere la
strada dell’Unione dei Comuni nei modi previsti dall’art. 133 della
Costituzione (La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con
sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro
circoscrizioni e denominazioni).
Da questo dettato chiaramente emerge
che la titolarità delle iniziative riguardanti i processi di accorpamento e/o
soppressione di Comuni preesistenti è
affidata alle Regioni sentite le
popolazioni interessate. Da qui discende l’obbligatorietà del
referendum consultivo per ogni progetto di fusione, operazione che ovviamente
richiede ai Comuni prima di deliberare in Consiglio comunale di attivare forme
di coinvolgimento e confronto con la popolazione.
Carluccio Ceccarelli |
Questo bailamme scoppiò – com’è noto –
dopo la denuncia di alcune coraggiose dipendenti e sfociò nella
autodichiarazione di colpevolezza dell’autore degli ammanchi, come risulta dall’inchiesta
prima affidata e poi bloccata (per carenza di fondi fu detto) dal revisore
esterno dott. Eller Vainicher.
Moreno Seghi |
Ovviamente ad essere chiamato in causa
dalla vox populi fu il Pd che ne aveva espressi di più tanto che il Pd
di San Marcello – in una riunione capeggiata da Gianfranco Venturi –decise, per superare accuse ed ostacoli, che il Partito
stesso dovesse farsi promotore della costituzione di un Comune Unico sulla
Montagna pistoiese. L’imput fu raccolto e ampiamente diffuso dal candidato a
sindaco di San Marcello che l’inserì nel suo programma elettorale.
Ma, dopo l’avvenuto insediamento della
Cormio, i dirigenti del Pd sanmarcellino, forse per ripensamento o per
convenienza, in luogo di ergersi a promotori del Comune unico preferirono
trasformarsi in soci fondatori del Comitato per il Comune Unico in cui figuravano
Carluccio Ceccarelli, sindaco di Cutigliano ed ultimo presidente della Comunità
Montana, affiancato dagli assessori Pistolozzi e Pieracci – tutti esponenti di
una coalizione di centro destra, come Claudio Gaggini, sindaco di Piteglio – e
con essi i dirigenti del Pd sanmarcellino Valerio Sichi e Carla Strufaldi, il
primo ex sindaco di Piteglio e pluriassessore al Bilancio nella Comunità
Montana, e la seconda ex sindaco di San Marcello. I fondatori (provenienti
dalla politica o dalla società civile) affidarono il coordinamento del Comitato
a Roberto Orlandini.
Ci fu chi definì “da Panzerdivisionen”
l’entrata in carica di Roberto Orlandini che scelse come vice Giampaolo Merciai
candidato a sindaco in pectore dal Pdl ma poi non presentato da questa
formazione.
Valerio Sichi |
La novità non otteneva però grandi
risultati ma di contro faceva nascere nei diffidenti montanari molti
interrogativi riguardanti: a che cosa miravano Orlandini e il suo mentore Manes
e perché vi fossero tra i fondatori tanti politici che avevano dato così
pessima prova nell’amministrare la Comunità Montana Appennino Pistoiese. Da
qui, probabilmente, le dimissioni da coordinatore e vice di Orlandini e di
Merciai, sostituiti nelle cariche societarie da Giuliano Tonarelli e Albarosa
Nesti.
Ora la non avvenuta informazione
istituzionale ha fatto ulteriormente slittare la discussione provocando
critiche e rimbrotti sfociati sulla stampa da parte del capogruppo di Più Toscana
e dei dirigenti del cosiddetto Comitatone-Dynamone che hanno reagito con
proteste, discese in Regione e mobilitando sindacati, Rsu, personale dei Comuni
ed associazioni come la Cna.
Poi, fatto assai strano, le vocine carbonare
accreditano che sia il geometra Roberto Orlandini che i due sindaci Carluccio
Ceccarelli e Claudio Gaggini stiano ponendosi interrogativi se, per velocizzare
il progetto di dar vita al Comune Unico, fosse stata (e sia tuttora) scelta
migliore puntare sulla fusione dei tre comuni di Abetone, Cutigliano e
Piteglio.
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[Lunedì 11 novembre 2013 | 10:16 - © Quarrata/news]
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