lunedì 11 novembre 2013

LE DOMANDE SENZA RISPOSTA SU CHI VUOLE, COSA VUOLE E QUALI COMUNI DOVREBBERO FONDERSI NEL COMUNE UNICO DELLA MONTAGNA


di GRILLO PARLANTE

«Sul nostro territorio si è seguita una strada diversa su percorsi attivati da solitarie decisioni di organismi e organi e basate su atti adottati in aperta contraddizione delle norme generali»

PISTOIA. L’intricata vicenda del Comune Unico in cui – a termine di legge – dovrebbero fondersi i Comuni della Montagna nel caso di non scelta di entrare nell’Unione dei Comuni, sembra non essere stata finora debitamente illustrata da chi avrebbe istituzionalmente dovuto farlo secondo quanto prevede l’art. 133 della Costituzione Italiana.
Tutto questo nonostante le tante “assemblee” organizzate sul territorio dal Comitato per Il Comune Unico – soggetto composto da sedicenti privati – prima guidato dal geometra Roberto Orlandini, definito “l’uomo di Vincenzo Manes”, il noto imprenditore cui hanno fatto capo, tra l’altro, gli ormai abbandonati stabilimenti dell’ex Società Metallurgica Italiana) e, ora, presieduto dal geometra Giuliano Tonarelli. Questo perché per la sua stessa natura le informazioni date dai soci del Comitato (in primis Valerio Sichi ex sindaco Pd del Comune di Piteglio) non potevano e non possono che rientrare sotto il nome di “propaganda tesa a far prevalere il punto di vista del Comitato stesso”.
Comitato che – seppure includente ex presidenti ed assessori della sciagurata Comunità Montana, sindaci ed ex sindaci, assessori ed ex assessori dei Comuni di Cutigliano, Piteglio e San Marcello pistoiese – non può rappresentare la maggioranza degli abitanti dei soli Comuni tenuti ad dar vita all’Unione dei Comuni e/o a fondersi nel Comune Unico.
A giudizio di tanti, voler far entrare a forza in una operazione del genere un Comune come quello di San Marcello, non tenuto a fondersi, è considerato un atto puramente arbitrario richiesto da un gruppo di cittadini che incorpora a, titolo privato, amministratori pubblici, e che potrebbe far rilevare un latente conflitto di interessi.
In effetti – se si ripercorrono le varie fasi che hanno determinato la nascita del Comitato e le mosse che ne sono derivate – si potranno individuare alcuni passaggi che possono attestare come, quando e perché sia sbocciato sul nostro territorio il desiderio (o meglio la frenetica voglia) di dar vita alla fusione dei Comuni ancor prima di percorrere la strada dell’Unione dei Comuni nei modi previsti dall’art. 133 della Costituzione (La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni).
Da questo dettato chiaramente emerge che la titolarità delle iniziative riguardanti i processi di accorpamento e/o soppressione di Comuni preesistenti è
affidata alle Regioni sentite le popolazioni interessate. Da qui discende l’obbligatorietà del referendum consultivo per ogni progetto di fusione, operazione che ovviamente richiede ai Comuni prima di deliberare in Consiglio comunale di attivare forme di coinvolgimento e confronto con la popolazione.
Carluccio Ceccarelli
Sul nostro territorio invece si è seguita una strada diversa su percorsi attivati da solitarie decisioni di organismi ed organi e basate su atti adottati in aperta contraddizione delle norme generali. Un comportamento sul tipo di quello perseguito dalla Comunità Montana la cui Giunta in carica composta dai Sindaci dei Comuni di Abetone, Cutigliano, Piteglio, Sambuca e San Marcello) è stata messa in croce perché in occasione del notificato scioglimento della ex Comunità Montana (funestata da paurosi e furtivi ammanchi, diretta da dirigenti poi licenziati – non si sa con quali motivazioni – dalla Provincia che ad essa è subentrata e sottoposta ad indagini dell’Autorità Giudiziaria) decise di non seguire la strada dell’Unione dei Servizi. Decisione questa che, a nostro avviso, non spettava ad essa ma ai singoli Comuni.
Questo bailamme scoppiò – com’è noto – dopo la denuncia di alcune coraggiose dipendenti e sfociò nella autodichiarazione di colpevolezza dell’autore degli ammanchi, come risulta dall’inchiesta prima affidata e poi bloccata (per carenza di fondi fu detto) dal revisore esterno dott. Eller Vainicher.
Moreno Seghi
Nell’inchiesta “ dimezzata” emerse la pressoché totale assenza di controlli da parte degli amministratori politici e dei revisori dei conti, e portò alla luce i disinvolti comportamenti di un ex assessore ed ex presidente censurati dalla Corte dei Conti che li ha chiamati a rifondere il danno erariale (caso Gualtierotti-Giandonati n.d.r.). La scoperta di questi “pasticciacci brutti” provocò un movimento di disgusto e feroci critiche nei confronti delle formazioni politiche che per tanti anni avevano fornito alla Comunità presidenti ed assessori (vedi qui l’elenco).
Ovviamente ad essere chiamato in causa dalla vox populi fu il Pd che ne aveva espressi di più tanto che il Pd di San Marcello – in una riunione capeggiata da Gianfranco Venturi –decise, per superare accuse ed ostacoli, che il Partito stesso dovesse farsi promotore della costituzione di un Comune Unico sulla Montagna pistoiese. L’imput fu raccolto e ampiamente diffuso dal candidato a sindaco di San Marcello che l’inserì nel suo programma elettorale.
Ma, dopo l’avvenuto insediamento della Cormio, i dirigenti del Pd sanmarcellino, forse per ripensamento o per convenienza, in luogo di ergersi a promotori del Comune unico preferirono trasformarsi in soci fondatori del Comitato per il Comune Unico in cui figuravano Carluccio Ceccarelli, sindaco di Cutigliano ed ultimo presidente della Comunità Montana, affiancato dagli assessori Pistolozzi e Pieracci – tutti esponenti di una coalizione di centro destra, come Claudio Gaggini, sindaco di Piteglio – e con essi i dirigenti del Pd sanmarcellino Valerio Sichi e Carla Strufaldi, il primo ex sindaco di Piteglio e pluriassessore al Bilancio nella Comunità Montana, e la seconda ex sindaco di San Marcello. I fondatori (provenienti dalla politica o dalla società civile) affidarono il coordinamento del Comitato a Roberto Orlandini.
Ci fu chi definì “da Panzerdivisionen” l’entrata in carica di Roberto Orlandini che scelse come vice Giampaolo Merciai candidato a sindaco in pectore dal Pdl ma poi non presentato da questa formazione.
Valerio Sichi
I due programmarono immediatamente una serie di convocazioni su tutta la montagna in cui propagandarono – a volte aumentandone e magnificandone – i possibili benefici che potevano derivare alla montagna. Tra cui, quello assai risibile – ove rapportato al negativo passato – relativo ad un consistente aumento dell’importanza politica di cui la montagna avrebbe beneficiato.
La novità non otteneva però grandi risultati ma di contro faceva nascere nei diffidenti montanari molti interrogativi riguardanti: a che cosa miravano Orlandini e il suo mentore Manes e perché vi fossero tra i fondatori tanti politici che avevano dato così pessima prova nell’amministrare la Comunità Montana Appennino Pistoiese. Da qui, probabilmente, le dimissioni da coordinatore e vice di Orlandini e di Merciai, sostituiti nelle cariche societarie da Giuliano Tonarelli e Albarosa Nesti.
Vocine carbonare ci confermano che questo stato di cose ha portato dissensi tra il Pd sanmarcellino e gli amministratori comunali, sindaco Cormio in testa. La quale – oltre a non condividere la fretta dei dirigenti montani del suo partito – ha voluto ed ottenuto scontrandosi con chi (come Valerio Sichi) era di diverso avviso – che le popolazioni fossero informate dalle Istituzioni e non dal Comitato. Tanto che questi ultimi – non trovando neppure in Regione sufficienti sostenitori – furono indotti a far presentare l’allestito progetto di fusione tra i quattro Comuni, a Gambetta Vianna e Lazzeri, consiglieri del gruppo Più Toscana, che lo ha trasferirono in proposta di legge il cui esame approdato in Consiglio fu rimandato a dopo lo svolgimento della dovuta informazione istituzionale da parte dei Comuni.
Ora la non avvenuta informazione istituzionale ha fatto ulteriormente slittare la discussione provocando critiche e rimbrotti sfociati sulla stampa da parte del capogruppo di Più Toscana e dei dirigenti del cosiddetto Comitatone-Dynamone che hanno reagito con proteste, discese in Regione e mobilitando sindacati, Rsu, personale dei Comuni ed associazioni come la Cna.
Poi, fatto assai strano, le vocine carbonare accreditano che sia il geometra Roberto Orlandini che i due sindaci Carluccio Ceccarelli e Claudio Gaggini stiano ponendosi interrogativi se, per velocizzare il progetto di dar vita al Comune Unico, fosse stata (e sia tuttora) scelta migliore puntare sulla fusione dei tre comuni di Abetone, Cutigliano e Piteglio.

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[Lunedì 11 novembre 2013 | 10:16 - © Quarrata/news]

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