di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Saloncino gremito, ieri pomeriggio, al teatro Manzoni per
il rituale incontro con gli artisti della sera precedente. E stavolta, a
chiedere di abbassare un po’ le luci, Luca De Filippo, mattatore, con una
compagnia particolarmente affiata, de La
Grande Magìa, il dramma esistenziale che suo padre scrisse nel 1949.
Inizio da chi ha fatto al fuoriclasse napoletano gli onori
di casa: Saverio Barsanti, l’intramontabile direttore artistico, e Emilio
Picariello, vice Presidente del Manzoni, con tanto di Presidente, Rodolfo Sacchettini,
in sala, tra il pubblico. Non so se sia una semplice coincidenza o se la
presenza di De Filippo abbia scardinato qualche ameno pregiudizio, ma questa
(ri)nata affezione da parte del new cours
manzoniano, a me, fa particolarmente piacere.
Luca De Filippo, a dirla tutta, non mi è sembrato così
smagliante come la mia sin troppo fertile immaginazione mi aveva indotto a
pensare di trovarlo. L’ho visto un po’ stanco e onestamente non proprio
entusiasta di quello che il convento
gli ha dato in pasto.
Mi auguro, davvero, che sia solo una sfortunata impressione
personale e che invece, oggi pomeriggio, nella replica, il figlio mai stato
prodigo del grande Eduardo dia ancora saggio di una bravura semplicemente
oceanica, animata e proposta con una disinvoltura che, se da una parte stride
con il dolore indispensabile alla
recitazione, dall’altra esalta una familiarità con il palcoscenico che è cosa
pertinente solo a pochi eletti.
Non vorrei che l’improvvisa morte dell’amica-collega
Mariangela Melato avesse indotto, nel pessimismo cosmico di Luca De Filippo,
trasfigurato, da sempre, per esigenze professionali, in un sardonico nonsenso, quella stilla di inesorabilità
che, a volte, può davvero giungere inaspettata e decretare una piega
irreversibile. Chiacchiere, non preoccupatevi, ma quando alla domanda di Emilio
Picariello su perché proporre proprio ora una delle meno conosciute opere
paterne, Luca De Filippo ha risposto: «Perché
ora, come non mai, forse, viviamo di illusioni».
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Nella foto, di Luigi Scardigli, Picariello, De Filippo e
Barsanti.
[Domenica 13 gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]
caro scardigli, al netto del fatto che mi chiamo Emidio e non Emilio, io tutto questo eccezionale pessimismo non l'ho visto. molto realismo, certo, un certo dolore, sì, ma per il resto ho visto un luca in grande spolvero. la commedia è più impegnativa di altre, certo, forse essa più pessimista, sì.
RispondiElimina(ps in new-course è affezionato al manzoni quanto il vecchio, stai tranquillo, e lo era anche prima che venisse de filippo)