di LUIGI SCARDIGLI
Paolo Maccari lo definisce «il miglior
interprete di se stesso»
PISTOIA. Ieri pomeriggio, alla presentazione della nuova e premiata
raccolta di poesie Sul finire di
Giacomo Trinci, raminese doc, avvenuta
nella sala da the Lo Spazio di via
dell’Ospizio, erano presenti anche Valerio Nardozzi e Paolo Maccari, che sono i
due soggetti del Premio Ciampi Valigie Rosse che hanno deciso di assegnare al
nostro poeta concittadino gli onori del primo premio di questa terza edizione.
Mi preme soffermarmi su quanto ha dichiarato Paolo Maccari, prefatore
dell’opera di Trinci, perché credo che sia terribilmente vero, interessante e drammatico e non perché la poetica di
Giacomo Trinci non meriti attenzioni, letture e dunque commenti recensivi, ma
perché in questa stagione di grandi
illusioni una delle più pericolose è quella coltivata proprio dalla poesia,
specie quando si autoalimenta e dunque si autodistrugge, fingendo, durante l’agonia,
di morire per non essere stata capita.
«È oltre mezzo secolo – ha affermato Paolo Maccari in un
contesto ricco di spunti tanto ovvi quanto interessanti – che la poesie e i
poeti si nutrono di loro stessi, scrivendo, pubblicando e decantando la propria
opera senza mai preoccuparsi di essere letti, capiti, condivisi, riprodotti. E
seppur il mondo poetico sia un cosmo di poveri sciagurati che riescono a stento
a racimolare qualche migliaio di euro in una vita di illuminazioni, questo
contesto trasuda, comunque, livore, settarismi, invidie, incomprensioni.
Abbiamo letto, condiviso e deciso di premiare Giacomo Trinci perché è un poeta
che conosco da oltre tre lustri, segnalatomi da persone di cui ho nutrito stima
smisurata e perché è uno dei pochi che oltre che riuscire a scarnificare l’anima
della conversazione senza per questo renderla avulsa e goffa, ma dandole anzi
ulteriore linfa espressiva, è il miglior interprete di se stesso: ve ne
accorgerete ora, quando leggerà alcuni suoi versi».
Dopo di che, Giacomo Trinci ha iniziato a leggere alcune sue
poesie e al termine della decantazione, la saletta della libreria Lo Spazio,
in via dell’Ospizio a Pistoia, che pullulava di ospiti che seguivano la lettura
con il piccolo abbecedario stretto tra le mani acquistato un attimo prima e
impreziosito dalla dedica che l’autore ha distribuito appassionatamente, si è
liberata in un applauso, convinto e soddisfatto.
Bene, Giacomo Trinci è bene che continui a scrivere poesie,
soprattutto se arrivano nell’unico punto dove una poesia può ma soprattutto
deve arrivare: altrove.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 13 gennaio 2013 - © Quarrata/news 2013]
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