sabato 20 aprile 2013

‘COMUNONI’ E PROPOSTE DI LEGGE A SOSTEGNO DELLA MONTAGNA: MA FORSE C’È UN PO’ POCA CHIAREZZA…

di FELICE DE MATTEIS

La proposta di legge Realacci-Bini non sembra consentire niente di buono ai Comuni che si fondono come il prospettato ‘Dynamone’ di Gambetta Vianna

SAN MARCELLO-MONTAGNA. A Roma i grandi elettori si stanno divertendo nei ludi cartacei per nominare il prossimo Presidente della Repubblica; il popolo, quello almeno più” sbracato”, sa benissimo che chiunque esso sia dovrà avere il preventivo placet dei vari Draghi, Bce, Fmi che in seguito provvederanno anche a nominare il futuro Presidente del Consiglio.
I peones, pomposamente chiamati grandi elettori (semplici), sono solo lì per dare apparenza, per lo più inconsapevolmente, a ciò che di fatto sono chiamati solo a ratificare.
Mentre questi signori si divertono, però, i problemi incombono e seguendo un naturale principio di gerarchia, scendendo verso il basso, o se preferite sui monti, e a noi è concesso dibattere di Comunone/Dynamone o Unione dei Comuni. E questo facciamo prendendo spunto dalla risposta di Caterina Bini ad un precedente post.
Nella risposta, l’Onorevole ci allega anche una proposta di legge relativa ai piccoli comuni da lei presentata assieme all’On. Relacci ed altri.
Proposta di Legge d’iniziativa del Deputato Ermete Realacci: “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a 5000 abitanti nonché dei comuni compresi nelle aree naturali protette”.
Ci scusiamo preventivamente della lungaggine dello scritto, ma ne vale la pena.
Mentre infatti, sempre su questo blog, leggiamo che una varia e composita umanità è stata ascoltata presso la Quarta Commissione Regionale sotto l’ala protettiva di Gambetta Vianna che prima di togliere il disturbo dal prossimo Consiglio Regionale ha scoperto la Montagna Pistoiese ed il Comune Unico, in contemporanea leggiamo pure la proposta di legge Relacci/Bini ed altri sui comuni montani. Qualcosa non torna, però: soprattutto in casa Pd.
Giustamente il duo Relacci-Bini, nel doveroso cappello alla proposta affermano:
“Secondo l’Indagine Piccoli Comuni 2012 di Legambiente e Anci realizzata da Ifel, i Piccoli Comuni sono custodi di gran parte dei tesori, delle identità e delle tradizioni italiche. In queste realtà sono attive quasi un milione di imprese (dato riferito al 2010), sono presenti circa il 16% dei musei, monumenti ed aree archeologiche di proprietà statale e si producono l’ampia parte dei nostri prodotti riconosciuti. Il 94% dei Piccoli Comuni, infatti, presenta almeno un prodotto Dop, e la maggior parte ne presenta più di uno”.
E proseguono: “L’armonica distribuzione della popolazione sul territorio è una ricchezza insediativa che rappresenta una peculiarità e una garanzia del nostro sistema sociale e culturale, una certezza nella manutenzione del territorio e un’opportunità di sviluppo economico. In Europa, Francia e Italia sono le nazioni dove la popolazione è maggiormente distribuita: nel nostro Paese quasi 6.000 comuni, pari a oltre il 70 per cento dei comuni italiani, hanno meno di 5.000 abitanti e complessivamente nei Piccoli Comuni risiede il 17,1% della popolazione italiana. Viviamo una ricchezza insediativa che il Cattaneo ha descritto come «l’opera di diffondere equabilmente la popolazione», «frutto di secoli» e di una «civiltà generale, piena e radicata» che ha favorito la distribuzione «generosamente su tutta la faccia del Paese».
Possiamo non convenire sulla necessità di salvaguardare le specificità e le peculiarità del nostro territorio e più in generale dell’Italia dei Comuni?
La proposta entra poi nel pratico e nei criteri di effettuabilità ed alla lettura completa rimandiamo il lettore paziente, soprattutto nel finale, quando si individuano i soggetti beneficiari che non sono i Comunoni, ma solo ed esclusivamente quelli scaturiti da una Unione dei Comuni. Ripeto: Unione dei Comuni e non altro. Infatti così riporta senza ombra di dubbio l’art. 13 della proposta di legge, che recita:

Art. 13 (Delega al governo in materia di armonizzazione normativa)
1 – Il governo è delegato ad adottare uno o più decreti legislativi per realizzare la riforma del sistema normativo di governo delle aree montane e rurali, secondo i principi e i criteri direttivi indicati nel presente e nei successivi commi.
In particolare, i decreti legislativi dovranno riordinare la governance di tali aree partendo dalle previsioni normative sull’obbligo delle gestioni associate delle funzioni fondamentali dei piccoli Comuni (art. 19 del decreto legge n. 95/2012, convertito nella legge n. 135/2012) e sull’individuazione in tale contesto delle Unioni dei Comuni e delle Unioni dei Comuni Montani come soggetti per la realizzazione dell’uniformità del modello associativo per l’esercizio delle funzioni fondamentali su tutto il territorio nazionale.
2 – Spettano alle Unioni dei Comuni Montani di cui all’art. 19 della legge 135/2012 tutte le funzioni di sviluppo, tutela, valorizzazione e promozione delle aree montane in applicazione dell’articolo 44, secondo comma, della Costituzione, e originariamente previste dalla legge 959/53, dalla legge 1102/71, dalla legge 97/94, dalla legge 394/91 in capo alle Comunità Montane e ai Consorzi di Bacino Imbrifero Montano.
3 – I comuni facenti parte di Unioni dei Comuni e Unioni dei Comuni Montani esercitano obbligatoriamente in forma associata attraverso tali istituti le funzioni connesse con la programmazione delle politiche di sviluppo socio‐economico, sulla scorta di una adeguata pianificazione, e di impiego delle risorse finanziarie ad esse connesse, con particolare riguardo ai fondi strutturali dell’Unione Europea.
4 Non è consentito il ricorso allo strumento della convenzione, né la creazione di nuovi soggetti, agenzie o strutture a qualunque titolo denominate per l’esercizio delle funzioni di cui ai commi 2 e 3 in alternativa alle Unioni, fatte salve le previsioni di adempimento alla disciplina comunitaria in materia di sviluppo delle aree montane e rurali”.

Qualcosa non torna, allora, soprattutto in casa Pd.
Mentre a Roma si propone una cosa (vantaggi ai piccoli Comuni sotto i 5000 abitanti), in Provincia e in Regione se ne persegue un’altra (il Comunone della Dynamo e di Gambetta).
Sono tutti impazziti? No, solamente dei Fregoli di basso livello.
Dicono che il Pd è in stato confusionale, ma questa ne è la riprova.
E i vari Carluccio dell’altra parte…?
Per chi crede nella Storia in un certo qual modo, questi ritagli prima o poi dovranno sparire.
Il problema è di essere pronti al momento giusto!

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[Sabato 20 aprile 2013 | 10:35 - © Quarrata/news]

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