lunedì 22 aprile 2013

GABER BORGHESE ANARCHICO


di LUIGI SCARDIGLI

Successo al Francini di Casalguidi di Maria Laura Baccarini e Régis Huby

CASALGUIDI. Ce ne sono molte di canzoni, gaberiane, di Giorgio Gaber. Io e le cose, pensandoci bene, è forse una delle più sintomatiche della complessa semplicità intellettuale dell’artista milanese, del quale ricorre il decennale della scomparsa. E Maria Laura Baccarini, che è cantante, attrice, ballerina, in un ordine semplicemente rivoluzionabile e aritmeticamente impeccabile, è attorno a questa dolorosissima poesia che ha deciso di costruire – con la collaborazione di Elena Bono – il suo omonimo spettacolo, andato in scena ieri sera al teatro Francini di Casalguidi e che così ha chiuso il sipario su una stagione davvero interessante.

Certo, non era da sola e non sarebbe potuto esserlo, la cantante, che per condurre con sconvolgente naturalezza lo spettacolo ha chiesto aiuto al violista francese Régis Huby, che l’ha assecondata con meticolosa complicità, anticipando, d’un impercettibile batter d’occhio le stravaganze timbriche della protagonista, che non mi sorprenderebbe affatto vederla, prossimamente, nei panni di doppiatrice di un cartone animato della Walt Disney, dando voce e smorfia al piccolissimo Nemo sperduto in un acquario di Disney.
È sorprendente la sua camaleontica predisposizione al falsetto, con un uso delle mani e del corpo armonioso e fluttuante, reso ancor più nitido da un abbigliamento minimale che faceva un tutt’uno con lo scuro del dietro palco, scevro da qualsiasi orpello che potesse in un qualsiasi modo distogliere l’attenzione e la profondità dai testi di Gaber, rivisitati con un tasso armonioso impressionante, ma con il rispetto, quasi sacrale, che si porta, perché si deve, ad un’insostituibile scomparsa.
Anche il tasso sintonico tra i due protagonisti è risultato ingrediente preziosissimo per la felice e applauditissima performance, scandita dall’esibizione di parecchi brani del vasto repertorio dell’ideatore puntualmente premessi da brevissimi monologhi che trasformavano, con crescente puntualità, Maria Laura Baccarini in tutto quello che sarebbe risultato necessario nell’economia morale della canzone.
Un’artista poliedrica di rara predisposizione in tutto ciò in cui si cimenta, bellissima – sciocco non sottolinearlo – e impegnata, doveroso ricordarlo, in un’opera di indispensabile riesumazione di uno degli autori più borghesi e più anarchici del nostro tempo, Giorgio Gaber.

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Foto di Luigi Scardigli.
[Lunedì 22 aprile 2013 | 08:09 - © Quarrata/news]

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