di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. È un po’ preoccupato, Alvaro Gaggioli, che guida, come
Presidente, dal 2002, l’Associazione onlus Agrabah,
struttura sociosanitaria che si occupa esclusivamente di autismo.
Sono andato a trovarlo a Gello, nel
primo pomeriggio, accompagnato da una cicerone
d’eccezione, Lucia Renzi, che è una delle sue più alacri operatrici.
«Dallo scorso gennaio – racconta Alvaro Gaggioli – di Agrabah
non se ne è più parlato, se non per ricevere complimenti da parte dell’Asl, che
ci incensa e ci elogia per il lavoro che svolgiamo, ma che ci taglia i viveri.
Per ora riusciamo ad andare avanti facendo leva sulle risorse interne, ma se la
situazione non dovesse sbloccarsi, questo patrimonio rischia seriamente il
collasso».
Il patrimonio è la struttura di Gello,
costruita grazie alla Fondazione della Caripit, due milioni di euro che sono
serviti a mettere in piedi un edificio particolarmente funzionante e
funzionale, due piani e una mansarda nella quale trovano posto 20 pazienti e
altrettanti operatori, un direttore sanitario, Marianna Innocenti, e un
direttore dei servizi operativi, Marta Venturi, due psichiatre, le dottoresse
Baldassarri e Nieri, dell’Asl, che assicurano dieci ore di assistenza
settimanali, alcuni dipendenti amministrativi, due musico-terapiste, Deborah
Parker e Tania Dondoli, un arte-terapista, Giovanni Maffucci, e un allenatore
sportivo, Simone Venturi, oltre due lunghi corridoi per piano che si affacciano
sulla mensa, sugli spogliatoi, sull’infermeria, la stanza riservata alla musico-terapia,
una palestra, la stanza découpage, quella della falegnameria, il salotto e
alcune stanze per la notte. Fuori, nello spazio retrostante, l’accesso alle
autovetture e ai pullmini, un giardino con alcuni olivi, due serre, un asino e
due capre.
«Siamo attivi dal 2002 – continua Gaggioli –. Qui a Gello ci siamo arrivati lo scorso 19 luglio,
edificio questo che si somma a quello già esistente a Santomato, dove i posti
sono 20 come in questa struttura, ma otto sono rimasti inspiegabilmente liberi,
nonostante che le domande di assistenza ci siano. Eccome. Siamo l’unica
struttura in Toscana e una delle poche in tutta Italia ad occuparsi,
esclusivamente, di soggetti autistici: alcuni lo sono in modo lieve, facilmente
controllabili; altri, almeno 4 casi specifici, in modo patologico e per questi
soggetti occorrerebbe un servizio di gran lunga più assiduo».
Agrabah apre la mattina alle 9 e chiude
il pomeriggio alle 17. C’è anche un servizio mensa, ma viene da fuori.
«Peccato, abbiamo una cucina perfettamente funzionante se
solo la si potesse usare. Per farlo, però, ci vuole un cuoco e con questo le
spese aumenterebbero e allora, diventa meno dispendioso farseli portare, i
pasti caldi».
Alvaro Gaggioli è soprattutto
preoccupato perché se dall’Asl, quanto prima, non dovessero arrivare segnali
incoraggianti, che vorrebbero dire rinnovo di convenzione e ulteriore
implementazione di stanziamenti, Agrabah rischierebbe davvero la chiusura.
«E i danni incalcolabili non ammonterebbero tanto alla
perdita, devastante, di questi tempi, del lavoro di alcuni operatori che
sopravvivono di questi stipendi, ma anche alla deriva dei nostri assistiti: chi
si occuperebbe di loro? Per taluni è già sconvolgente e drammatico il semplice
cambio di un operatore; se dovessimo chiudere, molte di queste famiglie
collasserebbero del tutto».
Già, le famiglie. Sull’autismo, anche
la medicina più avanzata e specializzata non è ancora riuscita a trovare la
formula che ne decreta la disabilità e le sue relative cure. I genitori degli
autistici invecchiano come e prima di tutti gli altri genitori e l’eventualità
che ai loro figli nessuno provveda come si deve, procura loro ulteriori stati
incontrollabili di preoccupazione ed ansia.
«Per questo, nei nostri intenti, c’è il progetto di aprile le
porte di Agrabah anche il sabato e la domenica e per tutto il giorno. Lo
sappiamo benissimo e siamo profondamente concordi che la nostra missione si
compia facendo in modo e maniera che i soggetti da noi assistiti stiano il più
a lungo possibile in compagnia delle loro rispettive famiglie. Ma saperci
attivi, operanti e presenti sul territorio in modo sistematico offre alle
famiglie dei nostri pazienti quel margine ulteriore di tranquillità che non può
che giovare tanto a loro quanto ai nostri ospiti».
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 7 aprile 2013 | 17:53 - © Quarrata/news]
Ti ringrazio per aver portato alla luce l'esistenza di questa struttura e delle numerose persone che svolgono il lavoro all'interno di essa.
RispondiEliminaLucia