di EDOARDO BIANCHINI
Una città in cui c’è chi può e fa e chi
non può neppure respirare senza chiedere il permesso – Il messaggio etico di una famosa scatobarzelletta
PISTOIA. Mi facevano notare, oggi, a pranzo, amici con cui stavamo
chiacchierando di questa pericolosa città, che la chiesa della Vergine, di
michelucciana fattura, presto sparirà dalla vista di chi abita lungo via Bonellina
ed era abituato, aprendo le finestre, a vedersela dritta davanti, nel sole e
nella pioggia, d’inverno e d’estate.
E questa vista sparirà perché la
Misericordia e il Presidentissimo della santa Fondazione Caripit hanno deciso –
ma ne parlavano già almeno 5 anni fa, come dichiara Ivano sulla Nazione,
e quindi ben prima dell’incendio – di costruire lì, dove prima c’era un
rimessaggio andato poi in fumo, palazzine da destinare agli anziani: ma a
gratis no, però, a quanto almeno si sente dire.
Personalmente non ho niente contro gli
anziani, visto che anch’io, se non sono ancora fra gli anziani come Ivano e il
Bruni, sono sicuramente all’ultimo chilometro prima di entrare in dirittura di
arrivo. Ma chi mi faceva notare questa ‘sparizione’ di paesaggio (la chiesa di
Michelucci, per i distratti), mi chiedeva anche: «Ma
non c’è una legge che vincola certe aree adiacenti a costruzioni di tipo
artistico?».
È vero. Ci sarebbe, pare. Ne avevamo
parlato anche da questo stesso blog nel post «La
gloria di colui che tutto muove» ovvero: nuove considerazioni e domande sul
pontificato di ‘prorogatio’ di Ivano I, e la legge sarebbe la 1089/39,
adesso modificata nel Decreto Legislativo 42/2004, che pone vincoli per opere
artistiche (e la Chiesa della Vergine di Michelucci lo è) con più di cinquanta
anni di età (e la Chiesa della Vergine è del 1956): ma nonostante questo,
sembra che per Pistoia sia davvero vera quella battuta che Giampaolo Pagliai
faceva dai banchi del Consiglio Comunale, quando non sapeva capacitarsi del
perché, in questa città, nessuno si accorgesse di nulla.
«A Pistoia – diceva Pagliai – chi deve vigilare o non sa
leggere o ha l’hobby del cuoco…» e intendeva sottolineare
che, nonostante le cose vengano chiaramente scritte sui giornali e perfino sui
muri, nessuno le vede e le prende in considerazione: mentre gli alfabetizzati o
gli acculturati, quelli che sanno bene leggere e scrivere e far di conto, non fanno
niente perché sono sempre indaffarati intorno ai fornelli a girare il sugo
della pastasciutta e non leggono.
Lo stesso vale per questa novità
straordinaria sciorinata in ben due paginate di Nazione, in parte delle
quali il presidentissimo Ivano parla di 5 milioni di euro destinati all’affare.
Paci non ha ancora risposto alla nostra
domanda se abbia o no l’agibilità
nel suo palazzo reale di via De’ Rossi – d’altra parte lui, ex umillimo figlio
del popolo, una volta cattedratico, seppur cattolico-evangelico, non degna di
attenzione la plebe che forse sa ancora di lezzo –,
non ha ancora risposto alla nostra domanda più che legittima, dicevo, che ha
bell’e preso la via di un’altra opera di Misericordia senza curarsi se essa
collida o meno con qualche norma di legge: perché a Pistoia c’è chi può (e
Ivano sottolinea con forza alla Nazione che è Bertinelli
e non lui) e chi non può (cioè il povero popolo comune e la gente della massa,
che ha solo il dovere di “non disturbare il manovratore”).
Se a voi, lettori di Pistoia, questa
sembra una città civile e libera, e figlia della legalità, la città del garante
e garantista Bertinelli, allora – va detto
– siete purtroppo caduti nello stesso equivoco della famosa
scatobarzelletta sulla differenza tra un piatto di cacca e uno di pasta al
sugo: per chi diceva di non saperla (ed era naturale rispondere così), la conclusione
era: «Mi’ òmo (e prendo a prestito un comune modo di esprimersi di
Giorgio Federighi, pistoiese doc e miracolato da Mastella), mi’ òmo, allora c’è
un po’ di onfusione nella tu àsa!».
Meditate, gente… Meditate.
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[Mercoledì 3 aprile 2013 | 20:05 - © Quarrata/news]
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