di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Qualcuno che era presente alla messa di Natale, ieri sera,
non c’era. Anche l’atrio della Stazione ferroviaria di Pistoia, dove l’Associazione
onlus Raggi di speranza alla stazione
ha voluto ricordare agli ultimi che
la Pasqua è arrivata anche per loro, era meno affollato della volta scorsa.
Stavolta ho mangiato con loro: un crostino toscano, una porzione di lasagne,
calde, buonissime e un bicchiere di macedonia, squisito. Ho mangiato con un
rumeno, arrabbiato perché quando i datori di lavoro in cerca di manodopera
sentono da quale Paese provenga, storcono la bocca; con un marocchino, che non
sa come fare con i suoi figli e ho sorriso a quanti popolavano l’atrio della
Stazione: tanti disperati, ma anche parecchi disposti a non farli sentire soli.
«Sì,
qualcosa si sta muovendo – dice con moderato ottimismo Maria Scarpellino Renzi,
la Presidente dell’associazione che tutte le sere provvede, con tutti i
volontari al seguito, a regalare dignità e speranza a chi non si è mai potuto
permettere il lusso di coltivarle –, ma c’è
ancora molto da lavorare. Però, la questione di questa gente abbandonata da
tutto e da tutti, meno che da Dio, è finalmente arrivata ad essere un problema
non più rimandabile e si inizia a studiarne le possibili soluzioni. Noi
continuiamo imperterriti e felici a lavorare. La cosa insomma non è più un caso
isolato che interessa, riguarda e coinvolge un nugolo di disperati tenuti in
vita da un manipolo di solidali a tutti i costi, ma occorre dare alle idee e ai
progetti corpo, sostanza e fondi, altrimenti questa gente si dovrà accontentare
solo e soltanto di noi e del nostro entusiasmo, dei nostri pasti caldi, dei
nostri abiti usati, che non potranno bastare per poter dare a loro la
possibilità di poter risorgere».
A
celebrar messa, ieri sera, con il parroco di Gello c’era anche quello di
Cutigliano. C’era un altro chitarrista e altra gente a fare da coro, ma la
stessa passione, lo stesso meraviglioso entusiasmo, la solita febbrile
partecipazione per far sì che lo straordinario garantito ogni sera da Maria e
da tutti quelli che vivono con lei questa meravigliosa esperienza – stare
insieme, partecipare, mangiare, bere e sorridersi – diventi ordinario.
Oltre
alle istituzioni poi, rammento con piacere la sensibilità di molti singoli
cittadini e anche quella dei colleghi de La
Nazione, che ieri sera, rappresentati da una giovane collaboratrice, oltre
alla compatta per scattare qualche immagine, un blocco per gli appunti e una
penna per prenderli, si sono presentati con tre bustoni pieni di indumenti, che
hanno raccolto in redazione, tra quanti ci lavorano. Lo hanno fatto per loro,
per i dimenticati della Stazione, dove la gente abitualmente parte e arriva.
Loro,
invece, restano. Aspettando Maria.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 7 aprile 2013 | 14:19 - © Quarrata/news]
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