giovedì 14 giugno 2012

SE A CROLLARE È IL BUON SENSO


di Laura Gulia (*)

Sempre più giovani di eccellenza decidono di lasciare l’Italia e di vivere all’estero

9 B. Cerco il mio posto lungo il corridoio, mi siedo e il ragazzo accanto al finestrino mi sorride.
È uno studente americano e approfitta del weekend per conoscere l’Europa, gli sembra così piccola. Quando mi chiede cosa faccio e gli rispondo I’m a PhD student sgrana gli occhi ed esclama Oh, you are a scientist!
A scientist, uno scienziato, è così che agli occhi del mondo appare un dottorando.
Un anno dopo la stessa domanda mi viene fatta su una cabinovia di San Vigilio da Günter, il maestro di sci. Non sono più uno studente, ora sono Doctor. Non appena capisce che non solo sono laureata, ma molto di più, comincia a darmi del lei e quando si aprono le porte mi toglie gli sci dalle mani e li carica cortesemente sulle sue spalle, mettendomi anche un po’ a disagio.

Quotidianamente mi rendo conto che pochi in Italia sanno cosa sia un dottore di ricerca, il Doctor of Philosophy; i titoli di studio sui moduli prestampati si fermano alla laurea e ricercatore non compare tra le professioni.
Questi due episodi mi sono tornati in mente nei giorni che hanno seguito il terremoto in Emilia; mi era già accaduto nella primavera del 2009, dopo il terremoto dell’Aquila: in Italia i titoli accademici sono diventati un insulto. Professore è infatti un’offesa da dare a chi, quando parla, sa di cosa parla mentre Presunto Scienziato è riservato, da piccoli e grandi giornalisti, a coloro che giorno dopo giorno cercano di capire come funzionano le leggi che governano la natura.
Grande spazio mediatico viene dato invece a presunti conoscitori di fisica e geologia, presunti (stavolta il termine è usato correttamente) perché del tutto privi di competenze e titoli, per lo più sgrammaticati e mossi da interessi economici; vengono messi sullo stesso piano pareri esperti e opinioni personali, riportate con un linguaggio comune e di facile appeal. Lo stesso meccanismo di quei politici che basano il proprio consenso sul motto Sono come voi. Altre volte invece, specie nei talk show televisivi, dopo aver sentito il parere esperto si chiede un commento alla soubrette ospite o al commentatore sportivo seduto una sedia più in là.
Lo scienziato parla un linguaggio differente dall’uomo comune e al tempo stesso ha una grande responsabilità: non può esternare intuizioni; un parere può essere interpretato come una previsione. Ha inoltre la responsabilità di rendersi conto che spesso l’interlocutore non ha i mezzi per comprendere: in un territorio a rischio sismico come l’Italia il cittadino comune fa ancora confusione tra intensità e magnitudo; non conosce la differenza tra previsione probabilistica e previsione deterministica. Capita quindi che nel nostro Paese, e solo nel nostro, il giorno dopo una scossa non si colpevolizzi chi ha costruito male ma chi non ha predetto l’evento. E che si butti del fango su chi invece rappresenta un vanto per l’intera comunità.
Così, se da un lato non si fa altro che scrivere e chiacchierare su merito e giovani, dall’altro ne viene offeso quotidianamente il lavoro, gettando discredito su impegno, risultati, modelli e ideali.
Da cosa credete che scappino via i cervelli in fuga?

(*) - Dottore di Ricerca in Scienze della Terra.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Giovedì 14 giugno 2012 - © Quarrata/news 2012]

Nessun commento:

Posta un commento

MODERAZIONE DEI COMMENTI

Per evitare l’inserimento di spam e improprie intromissioni, siamo costretti, da oggi 14 febbraio 2013, a introdurre la moderazione dei commenti.
Siamo dispiaciuti per i nostri lettori, ma tutto ciò che scriveranno sarà pubblicato solo dopo una verifica che escluda qualsiasi implicazione di carattere offensivo e penale nei loro interventi.
Grazie.