domenica 10 novembre 2013

LE MANI DI MARIA: PICCOLA STORIA DI GRANDE DISPERAZIONE


di LUIGI SCARDIGLI

Vedova, senza lavoro e con due figli grandi: è allo stremo

PISTOIA. L’ho incontrata al Supermercato. Aveva gli occhi inumiditi dalle lacrime. Le ho chiesto che cosa fosse successo. «Tutto – mi ha risposto – non ce la faccio più». Ma invece che rovesciare la disperazione e delegare le lacrime a fare da interpreti, Maria (il nome è inventato, naturalmente), 47 anni, mi ha raccontato la sua storia, pregandomi però di non far capire, scrivendo, di chi si tratti. Il dolore è grande, la voglia di riscatto ancor di più, ma la dignità, messa a repentaglio quotidianamente, continua a rivendicare i suoi inalienabili diritti.
Riesce a sopravvivere, Maria, grazie alle poche decine di euro che il figlio più grande, ventenne, racimola svolgendo un lavoro notturno.

«Dorme in cucina – mi dice Maria stringendosi le mani – e fino a quando dorme, preferisco non fare rumore: se si svegliasse, la notte, sul lavoro, potrebbe commettere dei pasticci. Suo fratello invece, tre anni più piccolo, non riesce a darsi pace. A scuola non andava nemmeno male: frequentava il primo anno dell’istituto alberghiero, ma la morte del padre e tutti i casini che ne sono conseguiti lo hanno distratto troppo. E poi, i soldi per farlo studiare, chi me li dà? Non ci sono per mangiare, figuriamoci se ne trovo per comprare i libri».
Il marito di Maria è morto tre anni fa. Una convivenza difficile, violenta, pericolosa.
«Però, quando prima lavoravo, riuscivo a pensare a tutti: i miei figli mangiavano, studiavano e avevano anche un soldino per divertirsi il sabato sera; potevo addirittura permettermi di consentire a mio marito di vivere la sua vita dissoluta».
Dalle grinfie del consorte violento, Maria riesce a sottrarsi solo grazie ad un amico, che le consente di lasciare la casa. I figli sono con lei, naturalmente. L’amico diventa il compagno, proprio mentre il marito muore. Ma la sfortuna, che con Maria ha soggiorno obbligato, vuole che anche il secondo uomo della sua vita si imbatta con problemi di giustizia. Entra in carcere, storie di stupefacenti, piccoli e grandi spacci, intercettazioni.
«Vivevamo fuori Pistoia, in affitto. Dal giorno che l’hanno arrestato, la mia vita è ulteriormente peggiorata. I padroni di casa hanno iniziato a trattarmi male. Sono arrivati gli avvisi di sfratto e poi lo sfratto».
Le poche cose salvate sono state sufficienti per mandare avanti la baracca sbilenca per poco altro tempo ancora.
«Ora è tornato a casa, stiamo in un alloggio di emergenza, 40 metri quadrati di totale umidità, a Pontelungo: ha l’obbligo di dimora, una specie di detenzione domiciliare, ma può uscire quattro ore al giorno, due la mattina e due la sera. Lavoro, però, nulla: non ce n’è per quelli con la fedina penale immacolata, figuriamoci se qualcuno gli offre un’occupazione».
Ha venduto tutto quel poco che aveva, Maria, ma sono finiti anche quelli di soldi.
«La macchina, un macinino che riusciva a farmi girare senza prendere acqua, quel poco oro che avevo alle dita e le poche cose di poco valore che ero riuscita a conservare. Gli assistenti sociali, qualche mese, mi hanno dato cento euro. La spesa sono riuscita a farla per qualche giorno. Ora però, è finito tutto, non so più cosa pensare, prima di non saper cosa fare. La dignità mi impone di non fare sciocchezze: mi è rimasto lo sguardo fiero dei miei figli, a consolarmi, ma non tutti i giorni riesco a dar loro da mangiare e anche un paio di calzini nuovi, al mercato, spesso sono un lusso».
Gli assistenti sociali capiranno benissimo di chi si stia parlando.
Occorre fare qualcosa: la disperazione di Maria somiglia quella dei migranti di Sicilia.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Domenica 10 novembre 2013 | 12:00 - © Quarrata/news]

5 commenti:

  1. 90.000,00 (novantamila/00) euro per pochi giorni di lucine in centro, 400.000,00 (quattrocentomila/00) per ottocento metri di pista ciclabile da piazza opla: queste sono le priorità in città, ed i cittadini approvano.
    Che tristezza!

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    1. cosa c'entra, Alessandro?

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    2. Ciao Unkn-own se le risorse venissero gestite in modo più appropriato alla situazione, forse ci sarebbero più opportunità di lavoro per tutti, ed i casi come questo potrebbero trarne sollievo.
      ...Ma davvero non c'eri arrivato/a?

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    3. Sinceramente, a rigor di logica, quel che hai "citato" tu con il caso della signora non c'entra assolutamente niente, né dal punto di vista economico, né tanto meno da quello politico e istituzionale.
      I soldi per le luci di natale li hanno sborsati i commercianti per l'87,5% (70000 euro su 80000). Il comune ha sovvenzionato come tutti gli anni l'iniziativa, quest'anno con 10000 euro, nel 2012 con 8000.
      La pista ciclabile è un'infrastruttura necessaria (che ovviamente approvo, e anche a gran voce, come necessaria, utile e giusta è ad esempio l'ampliamento della zona ztl) per il miglioramento della qualità e mobilità urbana.
      In piccoli centri come Pistoia la bicicletta sarà il mezzo del futuro, è giusto potenziarne la viabilità dedicata.

      Tra l'altro il welfare è gestito in primis dallo stato centrale, non dal comune. E lo Stato centrale deve anche occuparsi di migliorare le infrastrutture di un paese che cade a pezzi, vecchio, quasi atavico nella sua rete di comunicazioni urbane, suburbane, nazionali.

      Insomma, si fa polemica sterile e populista senza informarsi, come sempre. Perifrasticamente (col massimo rispetto, e parafrasando il sommo poeta) hai dalla bocca fatto trombetta.

      Ciao
      Emilio (Unkn-own)

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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