di LORENZO CRISTOFANI
PISTOIA. Nel Palazzo Vescovile
nuovo, assorto nell’osservazione della natura prospicente e nell’ascolto di
ghiandaie e zigoli cinguettanti nel giardino, Napoleone Bonaparte, comandante dell’armée d’Italie, ripercorreva,
guardando le cime degli Appennini, la strada a picco sulla Lima che aveva percorso
a capo di 15 mila uomini.
Le
cronache riportano che in quel 1796 – inizio del periodo francese per Pistoia – l’esercito francese si
accampò fuori dalle mura, tra Porta San Marco e Porta Lucchese.
Gli
ufficiali trovarono accoglienza forzata nelle dimore della borghesia cittadina:
al generale era stato riservato, come il
più confortevole ed elegante, il palazzo episcopale, da poco ultimato.
Si
era trattato di un’operazione urbanistica voluta dal vescovo Scipione De’
Ricci, il giansenista che voleva riformare profondamente la chiesa pistoiese di
allora – e, anche per questo, cacciato nel 1790 a furor di popolo – eliminando privilegi e
inutili ricchezze e strutture della chiesa, recuperando lo spirito cristiano
delle origini. Il palazzo sorse lontano dal centro storico, a ridosso delle
mura, in perfetto stile neoclassico.
Oggi
due alti cedri coprono la facciata che guarda le mura – originariamente
concepita come quella principale – superando anche l’attico nobile.
Da
queste due piante di alto fusto è rimasto libero, fino a via delle Mura, un
terreno coltivato a vivaio fino a meno di due anni fa. Parlando il linguaggio
che sicuramente è proprio dell’ufficio per la città storica – da poco
costituitosi ma poco percepito agli occhi di molti – si potrebbe dire che
tale spazio rientra in quelle permanenze da mantenere inalterate, legate all’identità
e alla specificità culturale cittadina.
Infatti
gli orti monastici, come quello in questione, sono un invariante del fragile
tessuto urbanistico della città murata a partire dalla fine del Medioevo.
Pertanto
la destinazione di quest’area, da definire nei prossimi passaggi che impegneranno
il Consiglio Comunale, costituirà un importante banco di prova per la classe
dirigente pistoiese.
Un
uso rispettoso degli orti monastici dimostrerà autenticamente la nascita di
quella primavera pistoiese che il sindaco Bertinelli ha annunciato suscitando
molte speranze e apprezzamenti in quel vasto mondo di ambientalisti e non che
attende, ormai da anni, di vivere in una Pistoia europea, con una mobilità
dolce ed una nuova concezione del verde urbano, rispettosa dei luoghi storici e
del suolo vergine.
Una
Pistoia da vivere e cui far esprimere tutta la sua bellezza.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
[Lunedì 1° aprile 2013 | 10:23 - © Quarrata/news]
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