di LUIGI SCARDIGLI
PISTOIA. Indispensabile, più che utile, la breve, ma precisa e ricca
lezione impartita ieri pomeriggio, al
Funaro, da Francesca Pedroni, documentarista specializzata in arti visive e
visionarie e che ha introdotto l’evento che si consumerà il prossimo 20 aprile
al Manzoni, La Commedia, di Emio
Greco e Pieter Scholten.
Sì, perché non ci si può accostare ad
un balletto così forbito e articolato ignorando cosa ci sia dietro quei
movimenti politicamente e ginnicamente corretti, ma volutamente e
rivoluzionariamente asimmetrici.
Dietro c’è un lavoro certosino, uno
studio asfissiante, una meticolosa scienza dell’impatto ambientale tra i
personaggi che popolano lo spazio e quest’ultimo, spettatore per nulla inerme,
men che mai inerte, della catastrofe.
Uno scenario apocalittico che la
collaudata coppia italo-tedesca ha deciso di capovolgere del tutto, confidando
nell’eternità dantesca e della sua Commedia, Divina, soprattutto per aver
squarciato, otto secoli fa, la piramide esistenziale, che Emio Greco e Pieter
Scholten hanno voluto riproporre in più tappe, rispettando la trilogia dell’autore,
che prima di questa summa riassuntiva e non credo finale, si sono cimentati nel
voler trasferire in scena, quasi mai su un palcoscenico, l’inferno, il
purgatorio e il paradiso.
Un’esposizione ricchissima,
approfondita, blasfema, continuamente
sulla linea di un confine immaginario che tiene al sicuro la scienza del ballo
impaurendola, talvolta, con qualcosa che fino a ieri non era contemplato, né
tanto meno contemplabile.
Cliccare sull’immagine per ingrandirla.
Foto di Luigi Scardigli.
[Venerdì 12 aprile 2013 | 14:57 - © Quarrata/news]
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