giovedì 30 dicembre 2010

UN AUDITORIUM STRACOLMO DI…


…iperbole, cioè di esagerazione.
Non si rende servizio all’informazione esagerando i fatti. Farlo significa semplicemente non essere più in grado di distinguere tra realtà e finzione.
E non si contenta neppure il lettore aumentandogli la razione del cibo, come se si volesse ingozzarlo.
Guardate bene la foto che è comparsa su La Nazione e rispondete a questa domanda: l’immagine rende conto di una presenza massiccia e scoordinata di persone che si ammassano l’una sull’altra indistintamente?
Dinanzi a questo significato ortodosso di stracolmo, l’avere usato quest’aggettivo, sia il corrispondente della Nazione che quello del Tirreno, ha portato a una evidente forzatura iperbolica, all’esagerazione.
In sala i posti a sedere non sono tutti occupati: e si vede.
I corridoi dell’auditorium sono liberi: e si vede.
Alle pareti sono addossate poche persone: e si vede.
Insomma: se non ci fosse stata la foto, l’immaginazione di chi legge sarebbe stata condotta a concepire un insieme di teste e di visi quasi indistinguibili, una sorta di bolgia dantesca. Cosa che non è.
Questo, purtroppo, testimonia il fatto che in primo luogo non si sa l’italiano e in secondo non si vuole rappresentare la realtà per quella che è.
D’altronde non è questo il tempo dei grandi fratelli e degli eventi mediatici a effetto?
Nel post-giornalistico (termine che abbiamo coniato appena due giorni fa chi scrive e una cara amica, molto in gamba, dinanzi a un caffè in un bar di Pistoia in via di Porta Carratica), destre e sinistre, centri eccentrici e poli opposti si riconoscono, unanimemente e perfettamente, quasi per sovrapposizione, nel così tanto odiato berlusconismo a oltranza.
Come il comunista (e oggi post) D’Alema si faceva le scarpe da 2 milioni di lire e la barca da milioni di euro alla faccia dell’anticonsumismo marxo-leninista di pochi anni prima, allo stesso modo i collaboratori di qualsiasi organo di stampa pensano e si esprimono sulla stessa-identica lunghezza d’onda: e un evento che registra una buona presenza, diventa imemdiatamente, per norma post-giornalistica, un auditorium gremito di gente.
Non c’è più spazio per credere ai politici perché non ci sono più politici. Né a chiunque altro, perché, nel post-tutto, tutto è stato stravolto e svuotato, come il guscio di una cicala.
È per questo che la gente si disaffeziona e parte per la tangente. Ma non fa bene.

Perché in pista finiscono per restare sempre e solo i peggio.

Cliccare sull’immagine per ingrandirla.

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