Abituato a gestire tutto alla maniera sua da sempre, fin da quando, negli anni 70, organizzava i cineforum nei piccoli centri della provincia, anche con l’Aias Luigi Bardelli non sembra essersi comportato diversamente, dato che gli esseri umani seguono costanti regole etologico-comportamentali archetipiche.
Come riconosce implicitamente con una risposta alla Nazione («È stata una batosta che ci ha colpito sia sul piano umano che su quello emotivo», vedi la didascalia di pagina 5), l’ex-presidente Aias di Pistoia ha inanellato una serie di inciampi sin dall’inizio: sin da quando sbatté la porta in faccia al commissario mandato da Roma.
Dunque la risposta di Bardelli a tutta la vicenda è stata, sin dall’inizio, eminentemente emotiva e perciò sbagliata. Si può comprendere, si può darne una motivazione, ma non si può né accettare in sé né tantomeno giustificare.
Sono mancate, a Bardelli e ai suoi, quell’umiltà e quella pacatezza che rendono forti i deboli in ogni situazione, e che, alla fine dei conti, avrebbero potuto conferire almeno una maggiore dignità agli attori in scena – che, al contrario, qui, hanno recitato in un teatrino costruito su un guazzabuglio di exploit, iniziative a effetto, esternazioni estemporanee oscillanti fra il biblico e il grottesco, allarmismi inutili, minacce di scioperi (che poi non ci sono stati), pianti e lamentazioni per temuti danni e apocalittiche conclusioni.
Sarebbe stato molto più adatto e conveniente – e lo abbiamo già detto anche altrove – un prudente silenzio, una fiduciosa attesa, una cauta riflessione che avrebbero potuto evitare colpi di scena, bocche amare e, ieri, l’inevitabile epilogo del… regalo di fine anno.
Ma chi conosce Bardelli fino dagli anni 70, sa bene che per lui non può essere così, perché l’ex (almeno per ora) presidente Aias è congegnato così: parte sempre dal presupposto di avere comunque ragione, quasi fosse misticamente ispirato. E continua ad andare avanti per la sua strada con l’aria di un profeta, senza vedere altre soluzioni che quelle da lui prospettate o a lui funzionali.
Questa vicenda Aias, di cui aspettiamo l’epilogo, alla fine, non ci meraviglia né ci sconvolge più di tanto. Ci riporta, se mai, a tempi antichi che i più giovani non possono ricordare: tempi in cui da Bardelli e dai suoi ci veniva insegnata la dottrina del come si fa tutto, del come ci si deve comportare, del come occorre agire per essere sia buoni cristiani che buoni cittadini in diretta.
Ed è un ritorno al passato che non ci fa affatto piacere, ma che, anzi, ci imbarazza ancora di più.
e.b. blogger
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