sabato 18 dicembre 2010

VIAGGIO NEL COMUNE DELLA LEGALITÀ


La legge è uguale per tutti - 8

Il sindaco, come potrete leggere sul suo blog nel post Un minuto di silenzio per l’affermazione della legalità, insieme ad altri comuni ha lanciato l’iniziativa di approvare una delibera per chiedere alla FIGC che sia osservato un minuto di silenzio prima della partita di campionato di serie A Catania-Palermo.
Scrive: «Lanciamo un appello ai Comuni toscani e alle scuole perché in tanti sostengano questa richiesta presso la FIGC, in memoria di Filippo Raciti e per ribadire i valori del tifo positivo, inteso come passione, rispetto dell’altro e divertimento sano, nel rispetto delle regole».
A questo proposito occorre però fare una riflessione sul concetto di legalità, così caro a Sabrina Sergio Gori – oggi
sindaco impreparato per l’emergenza neve…

Violenza esplicita
e violenza muta


Signor sindaco,
sono pienamente d’accordo con l’iniziativa da lei assunta e caldeggiata. Come cittadino e come giornalista da 43 anni parlo, scrivo e combatto in prima linea – e lei dovrebbe averlo capito.
La violenza negli stadi e intorno agli stadi è un dato che non ha bisogno di commento, perché sarebbe solo retorica.
Ma insieme a questa violenza, altre ne esistono, anch’esse gravi, pur se non esplicite; ben più pericolose, perché mute.
Le violenze mute richiamano sùbito alla mente quelle che si consumano in famiglia. Ma oltre ad esse, molte altre ve ne sono e non meno gravi: a iniziare dal mutismo in cui si arrocca spessissimo la pubblica amministrazione, che fa finta di non vedere e non sentire; quella stessa di cui, signor sindaco, il suo comune è un esempio sufficientemente significativo e probante.
E anche la sua giunta soffre della stessa patologia; e le dirò perché.
Con tutto l’estremo rispetto che provo per la signora Raciti e ciò che è accaduto al marito e alla sua famiglia; con l’elogiare e il sostenere, signor sindaco, la sua iniziativa di cui stiamo parlando; non riesco a vedere né da parte sua, né da parte della sua giunta, una minima forma di esternazione di condanna anche di altre violenze altrettanto esplicite: intendo quelle che si sono verificate a Roma e che hanno dato base, e turbativa al tempo stesso, alla trasmissione di Santoro, annozero del 16 dicembre scorso.
Come dicono i filologi, in un’opera di letteratura, in uno scritto, non si deve cercare a oltranza solo quello che c’è, ma molto più va indagato, rintracciato e scoperto quello che non c’è, che non appare, che non è detto: perché spesso in esso sta una verità più vera di quella dichiarata; più interessante di quella espressa; più significativa di quella ufficialmente esibita.
Vorrei, dunque, sapere da lei – e lo vorrebbero anche i lettori di questo blog, se non le spiace –, pubblicamente, cosa lei, con la sua giunta, pensa delle violenze di Roma. E gradirei anche che esprimesse, su quei fatti, il suo punto di vista circa la legalità e gli obblighi che verso essa hanno tutti, cittadini e non cittadini.
Nel frattempo mi consentirà di ricordarle che le ho scritto pubblicamente chiedendole ragione di certe sue affermazioni: e ancora non ho avuto risposta, come del resto, su altre materie, Daniele Manetti o chissà quanti altri elettori che – come gli studenti definiti incazzati da Santoro – chiedono, inascoltati, attenzione e considerazione da parte di un potere che, nell’èra del post-dipietro, tutto presenta fuorché il requisito del rispetto nei confronti del cittadino, considerato alla strega di un volgare suddito. E nemmeno risponde il suo comandante della polizia municipale che, chiamato a chiarire alcune sue posizioni, sembra essere improvvisamente diventato sordo e muto.
Tanto per rammentarle che anche il mutismo, il tacere sui propri doveri e sulle proprie responsabilità morali e pubbliche, è violenza non minore di qualsiasi altra forma di oppressione, autoritarismo e indegna coercizione.
Con ossequi.

Edoardo Bianchini

P.S. – La firma per esteso è in lode e gloria dellanonimato di quel suo sostenitore che, sul blog di Andrea Balli, tempo fa, mi tacciava di vile e di lotro.
Magari, in nome del rispetto delle norme e delle regole del vivere civile, consigli pubblicamente ai suoi sostenitori anonimi di mostrare il loro faccino da emoticon, ricordando che il loro anonimato è sinonimo di mafia e illegalità: e quindi in rotta di collisione con l’apologia della legalità che lei, signor sindaco, ci riafferma ogni giorno dal suo soglio…

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