Sul suo blog, stamattina, 4 dicembre, il sindaco piange perché il centrodestra non la prende in considerazione e non la segue sulla strada proselitistica della legalità.
È afflitta, la Sabrina, e attribuisce ai suoi oppositori l’incapacità di condividere certi valori in cui lei continuamente afferma di credere.
E con questa sua geremiade dimostra, una volta di più, per un verso di non capire o di non voler capire, per un altro di voler creare un fumo in cui comodamente nascondere la vera essenza del suo fallimentare governo della città.
Non è che il centrodestra non creda e non condivida il valore della legalità: esso non condivide il suo valore della legalità, il valore che la Sabrina dà a quella parola con un significato che si sostanzia – e lo si vede in termini percentualmente e contenutisticamente rilevanti – in un modo di dire di uso proverbiale: vizi privati e pubbliche virtù. In altri termini, il sindaco sta sempre a predicare la legalità, ma cavalca un cavallo che il più delle volte non segue la via di Damasco, quella giusta e che porta alla vera conversione.
Come credere a lei che alza lo scudo dinanzi a Magazzini e ai suoi pasticci alluvionali? A lei che offende Ciottoli e non sa chiedergli scusa? A lei che accusa il centrodestra di avere offeso una persona che non c’è più, ma non ne dice il nome incarnando il cliché della semireticenza minacciosa? A lei che lascia offendere, da un suo assessore, un consigliere comunale di chiara e provata onestà? A lei che dinanzi alle mille domande poste dal centrodestra non ha mai dato risposta? A lei che… e così via all’infinito. Si può seguire e condividere un tal comandante?
Così il sindaco o ci è o ci fa.
Scelga, invece. Si decida una buona volta da quale parte schierarsi. Sia difensore della legalità nelle cure meschine di ogni giorno, nell’assurda ripetizione dell’essere e non negli squilli di tromba e rulli di tamburo e basta.
La smetta di piangere e di dire di non essere capita, apprezzata e seguìta: e inizi dagli esempi concreti e dalle piccolezze, ma in primo luogo da casa sua, che è anche la casa di tutti, il comune. Accetti anche il contraddittorio aperto e pubblico; il faccia a faccia come quell’Amadori che lei seguiva quand’era ragazzina.
Si metta, insomma, davvero in gioco e in pericolo tutto il giorno tutti i giorni, come quel Cristo che ha sempre detto di seguire alla ricerca del volto del fratello, anziché nascondersi come un oggetto di culto nelle sue stanze penetrali, nel suo sancta sanctorum di via Vittorio Veneto. E allora, sì, vedrà quanta gente le andrà dietro. Compresa l’opposizione.
Finché non farà questo come regola indefettibile, come scelta di vita costante e chiara, accettandone anche la durezza e le difficoltà pratiche, il sindaco, in tutta la sua visibilità, apparirà sempre da un lato inattendibile e dell’altro patetica.
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È importate leggere questi commenti comparsi sotto il post di Andrea Balli in cui il Sindaco piange perché la Destra non apprezza la sua legalità…
RispondiEliminaAnonimo ha detto...
Vorrei chiedere al mio Sindaco se le sembra giusto che un suo Assessore mi abbia attaccato in quel-la maniera, accusandomi di qualcosa che non ho mai detto ne scritto (basta leggersi gli articoli sus-seguitisi sulla stampa, più precisamente il Tirreno). Facendomi passare per uno che fa i propri inte-ressi a discapito del "bene comune"! Se ritiene "legale" tutto ciò.
Alessandro Cialdi
04 dicembre 2010 18:05
Anonimo ha detto...
Proprio perché c'è un imperativo che riguarda il senso della responsabilità, soprattutto per chi opera in politica, le valutazioni si fanno non solo su quanto si dichiara, ma anche sulla coerenza che si rie-sce a sostenere...
L'attacco personale e gratuito da parte di un amministratore nei confronti di uno stimato consigliere comunale che ha legittimamente e doverosamente espresso il suo punto di vista, senza che da parte di chi lo ha nominato si senta il bisogno di prendere le distanze, depone a rimarcare che fra il dire e il fare ci sia di mezzo, purtroppo, un oceano di ipocrisia.
04 dicembre 2010 18:47
Anonimo ha detto...
Caro Alessandro,
credo di essere stato il primo (e non ne sono certo felice) a dire qualcosa dinanzi allo sconcio di cui sei stato vittima e che il sindaco, assolutamente colpevole, passa sotto silenzio pur piangendo, ora, come una pia donna perché si sente perseguitata e non capita dalla destra.
Il mio pensiero sul concetto di legalità in chiave-Sabrina l’ho ribadito due o tre volte, in questi ulti-mi tempi – e l’ho fatto anche stasera sul mio blog, facendo vedere nei fatti cosa intendo per rispetto della legalità: che è, in primo luogo, ricerca e affermazione della realtà nella sua reale concretezza, a prescindere da quello a cui puoi andare incontro o, peggio, subire da chi si conforma al sistema.
Quarrata ha problemi non grossi, enormi – direi – e insanabili.
Almeno finché avrà, a dirigere il traffico, gente con il rosario in mano, ma senza nessun rispetto dell’uomo, che considera solo un mezzo su cui mettere i piedi per andare avanti.
Sono e sarò sempre dalla tua parte e dalla parte di chi – pur nella diversità delle idee, dei punti di vista e dei sentimenti – è costantemente impegnato a non vendere il proprio cervello al primo che sale in sella e atteggia un sorriso.
Consapevole – come diceva Levi nella “Tregua” – che in questa direzione “Guerra è sempre”.
Edoardo Bianchini
(quello che, per certi filosabriniani “anonimi”, non ha il coraggio di farsi vedere e firmarsi)
04 dicembre 2010 20:18