venerdì 24 dicembre 2010

« UN TRENINO PER ME »


Caro Gesù bambino,
sotto l’ennesimo abete che preparo con cura e devozione ormai da una vita, stavolta, per questo Natale, fa’ che io trovi quello che ti chiedo da tanti anni, 27 per la precisione.
È oltre un quarto di secolo infatti che tutte le mattine, da Pistoia, dove vivo, vado a Firenze, dove lavoro.
Lo faccio prendendo il treno: risparmio, non inquino, ho il tempo di sfogliare il quotidiano che compro puntualmente prima di salire in carrozza e non metto a repentaglio la mia incolumità. Insomma, riesco, tutti i giorni, e anche contemporaneamente, a mettere in atto una serie di buoni propositi.
Cosa ti chiedo? Che gli amministratori di Pistoia, Prato e Firenze e le tanto amate Ferrovie dello Stato smettano di prendermi – e con me anche tutti i miei colleghi di sventura giornaliera – per il culo.
Sì, Gesù bambino, per il culo! Sono ventisette anni infatti che, in attesa del treno – che arriva quasi sempre in ritardo, tra l’altro – sento parlare e leggo che si sta costruendo l’area metropolitana Pistoia-Prato-Firenze, un progetto intercomunale che dovrebbe favorire e agevolare gli scambi e le comunicazioni tra queste importanti e fertili realtà urbane, architettura che comporterebbe, tra molte altre iniziative che continuano a non vedere la luce, anche quella della linea metropolitana.
Sento dire e leggo queste cose dal primo giorno, ventisette anni fa, che, con il treno, da Pistoia andai a Firenze: quel giorno, la fatiscente locomotiva con i suoi tre vagoni al seguito, impiegò, per coprire i nemmeno 30 chilometri di distanza, 50 minuti.
Ieri, ventisette anni dopo, quella fatiscente locomotiva non c’è più; i vagoni sono diventati cinque, anche sei, a due piani addirittura, per trasportare sempre più persone, ma il tempo per arrivare a Firenze è sempre lo stesso, 50 minuti.
Insomma, caro Gesù bambino, il regalo che ti chiedo quest’anno – pensandoci bene, però, non mi hai mai accontentato: ti avevo chiesto la pace, anni fa, poi la tolleranza, ricordo anche la solidarietà e come dimenticarmi il lavoro; nulla! – è che lunedì, quando andrò a lavorare, alla stazione possa davvero servirmi di una di quelle metropolitane di superficie delle quali sento parlare e leggo da ventisette anni e che per arrivare Firenze impieghi meno di mezz’ora.
Ah, già che ci sei, Gesù bambino, aggiusta anche le obliteratrici: le settimana scorsa, quando ha nevicato – un’apocalisse – per tre giorni non hanno funzionato.

Capitan Uncino

Con questa letterina, rivolta a amministratori e FS, inizia la collaborazione di un collega pistoiese che, al momento, preferisce firmare con uno pseudonimo.

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